Entrate, ritardi e società partecipate | La Corte dei Conti boccia il governo - Live Sicilia

Entrate, ritardi e società partecipate | La Corte dei Conti boccia il governo

Dura relazione dei magistrati contabili sul Documento di programmazione economico-finanziaria.

L'audizione all'Ars
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PALERMO – Per l’assessore Baccei si tratta solo di “rilievi formali”. Ma il documento col quale la Corte dei conti ha analizzato l’ultimo Documento economico-finanziario della Regione, suona come una vera e propria “bocciatura” del governo regionale.

Perché se è vero che le Sezioni riunite presieduta da Maurizio Graffeo, ascoltate ieri in Commissione bilancio, hanno messo in luce alcune lacune relative alla forma del testo fondamentale in vista della predisposizione del bilancio, è anche vero che i magistrati contabili sono entrati nel merito del documento, sottolineando contraddizioni ed errori, ritardi e promesse non mantenute. E la parole usate, seppur dentro un perimetro istituzionale, sono in qualche caso molto dure.

A cominciare dalla “tempistica” seguita alle manovre finanziarie e alla redazione del Def: una “notazione negativa va effettuata, – scrive la Corte – in ordine al mancato rispetto della nuova tempistica che governa l’elaborazione e l’adozione del Defr alla luce delle regole della contabilità armonizzata”. Regole che fissano una serie di paletti temporali. “I predetti termini, previsti per l’approvazione del rendiconto e per la legge di assestamento, non risultano rispettati”.

Un problema di forma? Sì, ma fino a un certo punto, spiegano i giudici contabili: “Non si tratta – precisano infatti – di un inadempimento di carattere meramente formale, in quanto la programmazione posta alla base del Defr dovrebbe necessariamente essere costruita sulla scorta degli elementi contabili e finanziari fissati con la legge di assestamento; peraltro, – aggiungono i giudici contabili – quest’ultima, poiché deve dare atto del permanere degli equilibri di bilancio alla data della sua approvazione, costituisce l’indispensabile punto di partenza per la costruzione della manovra per il triennio successivo”. E ancora, “il mancato rispetto di questi stessi termini ha avuto riflessi negativi sul Defr, che, ancorché approvato tardivamente, non ha potuto tener conto degli effetti dell’assestamento del bilancio dell’esercizio 2016”. Cioè dei tanti interventi approvati dalla manovrina, compreso il nuovo mutuo da 65 milioni per i Comuni.

Non solo forma, quindi. Anzi. Nel merito le bacchettate sono diverse. A cominciare dalla previsione delle entrate per il prossimo triennio: “Il Defr e la relativa nota di aggiornamento – scrive la Corte – si presentano alquanto lacunosi in ordine agli aspetti di politica delle entrate che la Regione intende perseguire nel triennio 2017-2019, specialmente in relazione agli effetti sul gettito fiscale dell’andamento del Pil e all’andamento dei tributi propri”. Mentre, pur considerando positivo un Accordo che si basi su un “patto” tra Stato e Regione, i magistrati contabili attenuano la portata “epocale” (così l’aveva definita Crocetta) dell’intesa sulla revisione dello Statuto. Per farla breve, mentre lo Stato assicurava, con l’accordo, entrate certe alla Regione, aumentava la richiesta alla Sicilia di compartecipazione alla spesa pubblica: “L’attribuzione di risorse ulteriori rispetto a quelle riconosciute alla Regione siciliana nell’esercizio 2015, stimate dai 1,4 milioni di euro per gli anni 2016 e 2017 ai 1,6 milioni per il 2018 ed anni successivi, tuttavia, interviene solamente a mitigare – scrivono i giudici contabili – i pesanti effetti recati dalle disposizioni relative alla compartecipazione della Regione al risanamento della finanza pubblica, che ammontano, per gli esercizi 2017-2019, rispettivamente a 1,445 – 1,510 – 1,206 milioni di euro”.

E sempre sulle entrate, il quadro non è così positivo, anche in seguito alla ridefinizione delle stime del Pil a livello nazionale: scendono, insomma, rispetto alla previsioni, le entrate relative all’Irpef e all’Ires, oltre a quelle sugli interessi e redditi di capitale, alle tasse automobilistiche e al bollo auto. E il futuro non sembra roseo: “I dati che, in via generale, dovrebbero seguire il medesimo andamento delle entrate statali, riflettono la contrazione di gettito registrata nella nota di aggiornamento al DEF dello Stato e non lasciano percepire, per il triennio 2017-2019, un’inversione di tendenza sintomatica di una effettiva ripresa dall’attuale situazione di crisi economico-finanziaria che nel territorio regionale, nel corso degli ultimi anni, ha evidenziato effetti difficilmente neutralizzabili con interventi di politica economica limitati, quasi esclusivamente, al mantenimento dei livelli minimi di servizi e funzioni”. Nessuna svolta, quindi. Nessun cambio di marcia.

Le luci? Ce n’è qualcuna, per fortuna. Ed è da ricercare nell’analisi dei risparmi ottenuti grazie ai prepensionamenti alla Regione. Per il resto, però, c’è molta confusione: “Per le rimanenti misure di razionalizzazione e contenimento, – si legge nella relazioen – nonché di allineamento alla normativa statale non sono fornite notizie, elaborazioni o elementi tesi alla quantificazione dei risparmi”. E lo stesso vale per uno dei settori che doveva rappresentare uno dei tanti “monumenti dello spreco” da abbattere, almeno secondo Crocetta, fin dal suo insediamento: “Per il settore delle partecipazioni societarie, pure assai sensibile in termini di costi indiretti a carico del bilancio regionale (non solo come impatto delle spese di personale), il Documento in esame non sembra riservare un adeguato approfondimento”. Ma la legislatura, nel frattempo, è quasi finita.


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