Debito da 73mila euro con Equitalia| ‘Pagato con i soldi dell’Università’

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21 Aprile 2017, 17:47

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PALERMO – Pagò dodici cartelle esattoriali di Equitalia con i soldi dell’Università di Ragusa. Regge l’impianto accusatorio dei pm contabili. La Corte dei Conti ha condannato l’ex direttore generale del Consorzio Universitario di Ragusa, Augusto Alberto Dejak, a restituire 73 mila euro.

Nel 2015 la guardia di finanza si accorse della vicenda che risaliva al 2007. In particolare, era emerso che il Consorzio universitario aveva liquidato un debito esattoriale di 73.567 euro contratto da Dejak con Polis Equitalia, agente della riscossione dell’Agenzia delle entrate per la provincia di Venezia. La spesa sarebbe stata fatta rientrare fra quelle necessarie per il funzionamento dell’ente. Dopo la battaglia sulla prescrizione – in un primo momento era stata accolta la tesi di Dejak – adesso è arrivato il giudizio nel merito. La condanna è comunque di primo grado e può essere appellata.

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“Va premesso che la difesa non ha efficacemente confutato le contestazioni mosse dalla Procura – si legge nella motivazione del collegio presieduto da Giuseppa Cernigliaro – essendosi sostanzialmente limitata a negare la circostanza della falsificazione della firma del vicepresidente, Migliore Lorenzo, ed avendo genericamente affermato la concorrente responsabilità, nella produzione del danno, di altri soggetti preposti ai controlli interni dell’ente”. In pratica, la difesa sosteneva che bisognava considerare anche le responsabilità di chi non avrebbe controllato.

I giudici contabili, accogliendo la ricostruzione di Gianluca Albo, appena nominato procuratore regionale della Corte dei Conti, sottolineano che “Migliore, vicepresidente del Consorzio nonché presidente facente funzioni (a seguito delle dimissioni del presidente) ha negato di avere apposto la propria firma”. Ed ancora: “La funzionaria contabile collaboratrice di Dejak, Adriana Antoci, sentita dai militari ha dichiarato di avere predisposto il mandato su richiesta del convenuto e di avere visto Dejak apporre una sigla sul mandato al posto del Migliore ‘imitandone la firma’”. In ogni caso, conclude il collegio: “In considerazione della palese natura dolosa della condotta di Dejak, non può trovare accoglimento la richiesta formulata dalla difesa volta alla graduazione della responsabilità del convenuto, in relazione alle affermate carenze di controllo imputabili tanto agli organi del Consorzio quanto al tesoriere”.

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21 Aprile 2017, 17:47

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