“Era l’anno della Fiat…”

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13 Giugno 2010, 00:01

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Tempo di mondiali e di rivendicazione di appartenenza al Paese. Almeno, una volta era così. “Mi ricordo che fino al 1982, quando iniziavano i mondiali succedeva di tutto, le strade tappezzate di bandiere tricolore, i mondiali di calcio erano un evento sentito dalla gente”. Parola di Roberto Mastrosimone, segretario della Fiom Cgil di Termini Imerese. Lui, più di tutti, ha seguito le lotte contro la chiusura dello stabilimento Fiat, l’azienda che più di tutte rappresenta il Paese. In tempo di mondiali, il rappresentante degli operai siciliani messi alla porta, commenta il distacco che si è creato tra l’Isola e il resto del Paese, alla vigilia dell’esordio della nazionale alla competizione in Sud Africa.

Roberto Mastrosimone, lei ricordava il clima dei mondiali del 1982. Adesso pare che ci sia un distacco diverso, non trova
“Assolutamente sì, pure io lo percepisco. Lunedì ci sarà la prima partita dell’Italia e anche io, lo ammetto, se capiterà la vedrò, altrimenti non mi strapperò i capelli. Si respira proprio un clima diverso. Credo sia un sentore generale, in tutto il Paese, ma soprattutto in Sicilia… ricordo che prima i siciliani vivevamo i mondiali di calcio con una partecipazione e un trasporto diverso”.

A proposito di Sicilia, crede che quello che sta succedendo nel panorama politico nazionale abbia contribuito a creare questo distacco.
“La Sicilia è sempre più emarginata, sia a livello politico, che sociale, che istituzionale. E questo sicuramente non aiuta a sentirsi parte integrante del resto del Paese. E certamente il distacco tra la politica, le istituzioni e il territorio influenza molto il coinvolgimento rispetto ai mondiali di calcio. Non è un caso che durante il campionato al bar, il lunedì mattina, non si parli d’altro se non di Palermo, Juve, Inter, Milan. È segno che non è un disinteresse nei confronti dello sport, ma della nazionale, per quello che rappresenta”.

A Termini Imerese, dove tra poco più di un anno chiuderà lo stabilimento dell’azienda che più di tutte rappresenta il Paese, questo sentore è più amplificato che altrove?
“Sì. Ma in generale Termini oggi sta vivendo uno spaesamento e un distacco dal resto dell’Isola, oltre che del Paese. I lavoratori campano con due settimane di cassa integrazione al mese, non arrivano a portare a casa neanche 1000 euro nell’arco dei trenta giorni… con l’aggravante della beffa della speranza, perché di fatto non ci sono prospettive future. Bisogna prendere atto del fatto che la politica non è riuscita ad essere determinante rispetto alle decisioni assunte dalla Fiat. E nessuno si è davvero indignato”.

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A cosa si riferisce?
“Allo stabilimento di Pomigliano dove, quasi per una beffa, l’azienda ha deciso di investire, aumentando la produttività, mentre altrove chiude i battenti”.

Tornando all’emarginazione della Sicilia di cui parlava prima, l’avete percepita anche all’interno del sindacato?
“Se si parla della Fiom Cgil, sinceramente non mi posso lamentare, il sindacato ci è stato accanto nella nostra battaglia. Diciamo che quello che è mancato è stata una risposta corale da parte dei sindacati, ma soprattutto da parte della politica e delle istituzioni”.

Questo distacco tra Italia e Sicilia si appianerà?
“Dipende dai siciliani. Io credo che si debba organizzare una crescita delle coscienze, altrimenti la crisi emarginerà ancora di più la Sicilia, soprattutto quei territori in cui davvero la gente non arriva alla fine del mese. Vede, il sentore è che tutto quello che abbiamo guadagnato negli ultimi 40 anni di lotte, ce lo stanno strappando dalle mani di nuovo”.

Roberto Mastrosimone seguirà la nazionale ai mondiali?
“Lunedì sarò a Roma, a un incontro in cui si discuterà proprio dello stabilimento di Pomigliano. Se capiterà, guarderò la partita. Diciamo che se non arrivassi a vederla, non sarebbe un dramma, ecco tutto”.

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13 Giugno 2010, 00:01

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