27 Marzo 2017, 18:37
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PALERMO – Sentenza ribaltata in appello. Nino Madonia è stato condannato al’ergastolo. Sarebbe stato lui il mandante dell’omicidio di Sebastiano Bosio. Il medico fu assassinato il 6 novembre del 1981.
Supera il vaglio della Corte di assise d’appello la ricostruzione della Procura secondo cui, “Madonia, nella sua qualità di reggente del mandamento di Resuttana, ha non solo eseguito l’omicidio ma lo ha anche organizzato e pianificato”. Tanti i collaboratori e i dichiaranti che lo accusavano. L’ergastolo era stato chiesto dal pg Domenico Gozzo.
“Tutta la mafia della zona – aveva spiegato nel processo di primo grado Massimo Ciancimino – che sarebbe venuto a conoscenza del movente del delitto dal padre Vito – era interessata agli appalti sia per l’edilizia sia per la fornitura di macchinari e strumenti medici. Bosio si era opposto ad alcune segnalazioni dell’onorevole Salvo Lima per gli appalti”.
Per Francesco Marino Mannoia, “Pietro Fascella, uomo d’onore della mia famiglia (Santa Maria di Gesù, ndr) ferito a un piede, era stato curato grossolanamente dal Bosio. Il piede andò in cancrena”; anche “Vittorio Mangano era stato operato da Bosio alle gambe per problemi circolatori e si lamentava per le cure ricevute”.
Ecco la versione di Francesco Di Carlo: “Bosio si era accanito a operare un certo Pietro o Pino Fascella che era stato colpito da un proiettile a un piede, e gli fu amputato. Secondo i mafiosi non c’era bisogno di amputarglielo, il dottore lo avrebbe fatto perché era contro Cosa nostra”. Francesco Onorato aggiunse sostanzialmente che “Bosio non era un medico a disposizione di Cosa nostra”. A me lo disse Salvatore Micalizzi, al bar Singapore – aveva detto -. A ucciderlo fu Nino Madonia. Infatti Micalizzi mi disse: u dutture si futtio u dutture (il dottore ha ucciso il dottore). Perché Nino Madonia veniva chiamato il dottore per la sua cultura”. Durante l’interrogatorio il collaboratore di giustizia Giovanni Brusca, di recente, aveva riferito di un intervento chirurgico non eseguito dal medico su un uomo d’onore.
Il processo a Madonia era iniziato nel 2011 e la prova principale era la perizia dei carabinieri del Ris sui proiettili utilizzati dai sicari. L’arma che fu usata per uccidere Bosio, una calibro 38, era la stessa che sette mesi dopo, il 5 giugno 1982, fu utilizzata dal killer per uccidere due meccanici della borgata palermitana Passo di Rigano, Francesco Chiazzese e Giuseppe Dominici. Per quel duplice omicidio, Madonia è stato condannato. In primo grado, però, era arrivata l’assoluzione. Ora il verdetto è stato ribaltato.
La moglie e le figlie di Bosio si erano costituiti parte civile con l’assistenza degli avvocati Roberta Pezzano, Fausto Amato e Carmelo Miceli. Hanno ottenuto una provvisionale complessiva di 400 mila euro. Parte civile anche l’ordine dei medici, rappresentato dall’avvocato Mauro Torti, che ha ottenuto dieci mila euro.
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27 Marzo 2017, 18:37