01 Maggio 2024, 05:02
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MUSSOMELI (CALTANISSETTA) – Erika Moscatello, la pronipote di Ernesto Che Guevara, da tre anni vive nel cuore della Sicilia, dove ha iniziato una rivoluzione “sanitaria”. Con la sua associazione di consulenza “Agenda 2030” ha creato un ponte con l’Argentina e ha già consentito a 100 medici di arrivare in Sicilia per lavorare. L’intervista.
Come siete arrivati in Sicilia?
“Sono arrivata nel 2021, eravamo in Toscana e siamo arrivati a Mussomeli per la pandemia. Cercavamo di lavorare in libertà con il bambino all’aperto. In Toscana la gente si spaventava soltanto guardandoci per strada, in Sicilia ci hanno abbracciati e baciati e ci siamo trovati subito bene”.
Perché Mussomeli?
“Il motivo è perché eravamo in contatto col Comune e dopo ci hanno presentato la sede di Confapi. Ho l’onore di essere ambasciatrice di Confapi Sicilia per l’Argentina. Quello che facevamo prima era gestire l’attrattività degli investitori italiani all’estero”.
Come ha iniziato col settore sanitario?
“Quando siamo arrivati a Mussomeli abbiamo acquistato una casa, ci eravamo informati su un pediatra per nostro figlio e mi dissero che non c’erano pediatri e che l’ospedale stava per chiudere. Immediatamente mi sono attivata per contattare dei medici, rischiavamo di andarcene da Mussomeli. C’erano molti anziani, la sanità si basava sulle ambulanze che trasportavano i malati a Caltanissetta”.
Cosa ha fatto?
Ho chiamato i nostri amici nelle università argentine, ho chiesto se i medici potevano essere interessati a venire in Italia. Da un giorno all’altro abbiamo creato una comunicazione e si sono presentati 5 mila medici. Gli avvocati hanno esaminato come risolvere i vari problemi. Ci hanno spiegato i requisiti e sono arrivati un sacco di medici in Sicilia”.
Cosa sa di Ernesto Che Guevara?
“La parentela è da parte di mia nonna, è un onore per noi. Mio padre si chiamava Ernesto, mio figlio si chiama Fidel, siamo orgogliosi. Noi abbiamo nell’albero genealogico anche altri esponenti importanti”.
Chi sarebbe oggi il ‘Che’?
“Sarebbe un uomo di pace. Noi crediamo in una rivoluzione di pace, abbiamo lo stesso approccio nella realtà a noi ci preoccupano i vulnerabili, abbiamo la responsabilità di dare una mano alla nostra comunità”.
Perché scarseggiano i medici in Sicilia e in Italia?
“La mia ipotesi è che la crisi sanitaria parta dalla crisi demografica. Non è solo il numero chiuso, io penso che la crisi demografica non dipenda solo da fattori interni, serve un impulso esterno e noi pensiamo che i medici stranieri siano la soluzione di questa crisi”.
Cosa ne pensa della Sicilia?
“In Sicilia abbiamo una crisi infrastrutturale, una anzianità rilevante e penso che la Sicilia sia una delle regioni più vulnerabili d’Italia. Merita un’attenzione speciale dei nostri governanti
“In questo momento abbiamo 100 medici. Ne stiamo facendo colloquiare circa 12 a settimana. Possiamo dire che stanno riempiendo ospedale per ospedale di tutta la Sicilia. Medici argentini ne abbiamo, pensa che sono più di 180 mila i medici. Abbiamo 4 mila laureati all’anno che possono aiutare gli italiani”.
Dal punto di vista della preparazione com’è la loro laurea?
“La laurea dei medici è uguale in tutto il mondo. Non possono esserci pregiudizi. La Spagna sta riconoscendo il titolo di medico in modo automatico. Dobbiamo fare in modo che i medici stranieri possano avere il riconoscimento del titolo in Italia sempre”.
Loro si laureano e specializzano in Argentina?
“Sì, abbiamo medici di altissima qualità, è la patria dei premi Nobel. Abbiamo in tutto il mondo i primi in ematologia, negli ospedali italiani gli italo-argentini lavorano molto bene. Non sono medici che vengono in Italia ad apprendere, hanno la scuola americana di formazione, si formano nella pratica. Loro toccano il paziente con mano. Ci sono casi in cui i medici argentini hanno salvato vite”.
Parliamo di tutte le specializzazioni?
“Sì, sono medici nucleari, fisiatri, ginecologi, pediatri, urologi, cardiologi. I medici argentini sono veramente preparati. É una rivoluzione culturale e sanitaria”.
I medici argentini possono arrivare in tutta Italia?
“Sì, possono risolvere la crisi sanitaria italiana. Emigrano famiglie intere di medici, non solo in Sicilia. Sono tutti primari, formano altri medici e ci permettono di far fare un salto di qualità alla sanità italiana. È come nel calcio”2.
La Sicilia è quindi una sorta di laboratorio per la sanità italiana?
“Sì, è partito tutto da Mussomeli, qui ne abbiamo 9 in servizio. A Cefalù ce ne sono 20, e poi Messina, Caltanissetta, Trapani. Arrivano con le loro famiglie, spesso anche le mogli dei dottori sono medici. Sono italiani, figli di italiani emigrati in Argentina che rientrano in Italia, che hanno genitori palermitani o trapanesi. E parlano bene l’italiano. Questo non è il futuro ma il presente”.
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01 Maggio 2024, 05:02