15 Aprile 2024, 11:32
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PALERMO – Quando si è risvegliata era per terra, seminuda, e in stato di shock. Nella camera c’erano i cocci di vetro di un bicchiere rotto, dei preservativi usati e altri ancora nella confezione. La turista canadese ha subito avvertito il fidanzato che si trovava ricoverato per un incidente stradale al Policlinico di Palermo. Ha rimesso a posto i ricordi, tassello dopo tassello, e si è arrivati all’arresto, nei primi giorni dello scorso marzo, dei due uomini che l’avrebbero violentata lo scorso novembre.
Il primo che la ragazza ha incrociato a Palermo è stato l’uomo gentile “in tuta blu” che lo aveva accolto in ospedale e le aveva indicato il reparto dove c’era il fidanzato. Agostino Romano lavora per una cooperativa che gestisce l’appalto delle pulizie nell’ospedale universitario. Lei non parla italiano, ma si erano scambiati il profilo Instagram. Finito il turno di lavoro, lui si era offerto di riaccompagnarla nel B&B nella zona della stazione centrale. Sono saliti un attimo in camera per andare in bagno e sono scesi. Hanno mangiato del pollo e bevuto una birra. Tutto filava liscio, nessuna preoccupazione tanto che la turista ha accettato l’invito a fare un giro in moto.
Per strada hanno incontrato Giuseppe Romano, cugino di Agostino. Insieme sono tornati in camera. “Abbiamo bevuto un’altra Sambuca – ha messo a verbale – non ne ho bevuta tanto. Agostino cercava di afferrarmi e baciarmi. Io mi mettevo a ridere gli dicevo no, che non era possibile fare altro. Questo è l’ultimo ricordo che ho con precisione, eravamo sul divano”.
Poi il blackout della memoria: “Non ricordo più nulla quando mi sono svegliata avevo addosso solo la mia felpa che era bagnata, i miei capelli erano ricci quando prima di scendere avevo fatto i capelli lisci. Per questo penso che qualcuno mi abbia messa in doccia. Il body che indossavo era accanto alla lavatrice completamente bagnato”.
Sottoposta ad una visita i medici hanno riscontrato graffi e abrasioni. Nel sangue della ragazza tracce di alcol e cannabis (lei era certa di avere fumato sigarette normali), ma non di altre sostanze come il Ghb meglio conosciuto come droga dello stupro. I periti, però, hanno sottolineato che a distanza di ore dall’ingerimento le tracce possono svanire. Resta comunque agli atti la negatività del test.
Il primo ad essere identificato è stato Agostino Romano attraverso il profilo Instagram che aveva indicato alla ragazza che, quando si è svegliata, gli ha mandato un messaggio in inglese: “Perché mi hai fatto questo?”. Romano ha risposto: “… siamo stati bene ci siamo divertiti tutto qua, tu hai acconsentito. Io te l’ho chiesto e tu hai detto va bene forse abbiamo bevuto un po’ troppo. Io sono stato male tutta la notte comunque sei una persona speciale”.
Nessun riferimento alla presenza del cugino Giuseppe, alla cui identificazione i carabinieri della compagnia di piazza Verdi sono giunti partendo da un’intercettazione in cui si faceva riferimento a “Fragolina”. Un soprannome noto alle forze dell’ordine per via dei precedenti penali per rapina di Giuseppe Romano.
Quando gli hanno mostrato la foto la ragazza canadese è scoppiata in lacrime. Nel telefonino di Agostino sono state trovate le fotografie del passaporto della donna. Mentre non c’è traccia di messaggi con il cugino. Secondo gli investigatori, è “altamente probabile che sia avvenuta una pulizia degli indagati nella loro chat”.
Il giorno che sono stati convocati in caserma le microspie erano accese: “Io sono tranquillo perché non c’è stata nessuna violenza… è stata una serata di sesso naturalissimo senza nessuna cosa violenta, io non ho niente da nascondere”; “Non abbiamo fatto niente… il piacere e piacere noi abbiamo provato piacere come lei ha provato piacere”. Dunque, ed è la loro difesa, il rapporto sarebbe stato consensuale. Ora sono entrambi in carcere per violenza sessuale di gruppo.
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15 Aprile 2024, 11:32