12 Giugno 2017, 12:11
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CATANIA – Se Antonio Pulvirenti (46,5%), giustamente, ride; c’è chi si sta mangiando le mani in zona Etna. Se l’area che ha sostenuto i dieci anni di Antonio Borzì fosse rimasta compatta su di uno solo nome, probabilmente, la partita avrebbe avuto un esito differente. L’ex vicepresidente del consiglio provinciale per il Pd, Antonio Rizzo (26,2%), e soprattutto Marisa Mazzaglia (27, 3%), qualche riflessione avrebbero da farla in tal senso, magari rileggendo il testo della riforma del sistema elettorale. Per quest’ultima resta tuttavia la consolazione della presidenza del Parco dell’Etna e l’ingresso in consiglio comunale come seconda piazzata. Che non è poco. Sarà, infatti, nelle competenze di questa consiliatura rinnovare il contratto di gestione degli accessi sommitali del Vulcano entro il quinquennio, e rimodulare il cosiddetto monopolio del gruppo Russo-Morosoli sollevato dall’Agcm.
Sant’Agata lì Battiati. Non può che esultare Marco Rubino (53,8 %), che vince e manda in soffitta i fantasmi del ballottaggio di cinque anni fa. Vittoria chiara su Otello Floresta (46,17). Il delfino di Galati alla fine non ce la fa. Anche se al di là del dato percentuale, la forbice tra i due non è delle più clamorose: in termini assoluti il distacco è di 374 voti, un gap non grandissimo anche nella piccola Battiati. La vera differenza la fanno invece le liste: lì lo scarto è di 577 preferenze, ovvero quasi 12% punti percentuali.
Aci Bonaccorsi. Nella Svizzera dell’Etna vince l’usato sicuro. Vito Di Mauro (53,17%) stacca il biglietto per il quater. La novità, soprattutto in termini anagrafici, di Salvo Tomarchio non riesce a spuntarla, nonostante l’appoggio del sindaco uscente Mario Alì. In termini assoluti, sono 195 i voti di distacco.
Aci Catena. È un testa a testa d’altri tempi quello che ha visto vincere Nello Oliveri nella città del limone verdello. Anche in questo caso abbiamo a che fare con un risultato amarcord, essendo eletto per la seconda volta. Se la storia conosce cicli e ricicli, ogni volta che ad Aci Catena il primo cittadino è estromesso dalla guida del Comune per motivi extrapolitici, è Oliveri a subentrare. Così è successo quando Pippo Nicotra fu allontanato dalla Prefettura per aver protestato contro il divieto di esequie a un mafioso; succede, oggi, con Ascenzio Maesano coinvolto in un giro di tangenti. Ma la partita di Aci Catena ha anche un risvolto politico da sottolineare: è l’unica piazza dove la presenza di centrodestra, centrosinistra, cinque stelle e sinistra, è stata chiara. Quozienti alti, in fine: se l’ex esponente di An ha vinto con il 46%, Francesco Petralia ha raccolto il 41%. Insomma, se la legge elettorale non fosse mutata, sarebbe stato assai interessante disputare il ballottaggio. Così, per capire cosa avrebbe fatto l’elettorato grillista.
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12 Giugno 2017, 12:11