16 Marzo 2016, 14:39
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PALERMO – Mariano Marchese è stato uno degli uomini più rappresentativi dell’intero scacchiere della mafia palermitana. Leader indiscusso dello storico mandamento di Santa Maria di Gesù, forte della sua storia personale e criminale, è diventato un punto di riferimento anche per gli altri mandamenti.
Le indagini ci consegnano i suoi contatti con Corleone, Pagliarelli, San Giuseppe Jato, Altofonte, Monreale, Piana degli Albanesi e Belmonte Mezzagno. È a lui che Gregorio Agrigento si è accreditato per prendere il potere a San Giuseppe Jato. Per prima cosa Agrigento ha ristrutturato la famiglia di Altofonte, priva ormai del suo capo Giuseppe Marfia, finito in manette.
Solidi erano stati i rapporti fra Marchese e Marfia, assicurati da Enrico Segreto, deceduto alcuni mesi fa per morte naturale. Quando fu arrestato Marfia, il suo imprenditore di riferimento – così viene citato dagli investigatori – e cioè Giovan Battista Inchiappa si è avvicinato a Marchese pur facendo parte di un altro mandamento.
A gestire i contatti fra Agrigento e Marchese era invece Giuseppe Riolo, considerato il capo della famiglia di Piana degli Albanesi. L’influenza di Marchese arrivava fino a Monreale grazie ai suoi rapporti con Carmelo La Ciura e Domenico Billeci, entrambi arrestati nel 2013.
Le indagini ci consegnano ripetuti contatti con Atanasio Leonforte, reggente della famiglia di Ficarazzi, Giuseppe Perrone, uomo forte nel mandamento di Pagliarelli. Rosario Lo Bue, capomafia di Corleone, e Filippo Bisconti, considerato uomo d’onore della famiglia di Belmonte Mezzagno, seppure scarcerato di recente.
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16 Marzo 2016, 14:39