25 Marzo 2017, 15:33
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PALERMO – La questione adesso è al vaglio dei garanti nazionali del Partito democratico. È esploso il caso di “Riparte Sicilia”, il movimento del presidente della Regione Rosario Crocetta. “Si decida: o sta nel Pd o nella sua nuova creatura politica”, la denuncia di un dirigente renziano, Angelo Argento, che ha già scritto ai garanti. Un nuovo “caso Megafono”. Già il vecchio movimento di Crocetta infatti scatenò un pandemonio, nella prima parte di questa legislatura. Lo stesso governatore fu obbligato a lasciare quel gruppo all’Ars e ad approdare in quello del Pd. Alla fine, anche il Megafono, a Sala d’Ercole, si è sciolto come neve al sole.
Ma Crocetta ha rilanciato, presentando la sua nuova creatura, nel corso di una conferenza stampa organizzata in un venerdì 17, lo scorso febbraio. E già in quell’occasione non erano mancati i dubbi sulla “compatibilità” tra questo movimento e il Pd. Ai quali il governatore aveva risposto con la consueta esuberanza: “Voi credete – disse – che il Pd può pensare di essere maggioritario con le percentuali che ha oggi in Sicilia? Il Pd vince solo se ragiona all’interno di una coalizione. Nessuno ha eccepito nulla – ha insistito poi – sull’autocandidatura del sottosegretario (Faraone, ndr). Quando sento dire che dobbiamo fare qualcosa perché lo decida Roma, dobbiamo ribellarci. Non vogliamo proconsoli in Sicilia. E più si dice che è voluto da Roma, più noi ci opporremo”. E ancora, Crocetta, proiettandosi alle prossime elezioni ha ricordato che “il Megafono in passato ha agito autonomamente in Sicilia e molti sindaci del Pd sono stati eletti grazie ai voti del Megafono”.
Crocetta aveva anche apertamente lanciato una sfida al Pd: “Nell’ultima direzione fatta, – l’affondo del governatore – si era detto: occupiamoci delle elezioni una per volta. Poco dopo un esponente autorevole del Pd nazionale (sempre Faraone, ndr) ha aperto una sua sede a Palermo, violando quanto ci siamo detti. C’è un presidente della Regione uscente che ha aperto un nuovo movimento e non deve chiedere il permesso a nessuno”.
E il movimento è stato aperto. Ai fedelissimi, soprattutto. Nomi che il governatore ha, nel corso degli anni, piazzato con pazienza certosina a capo di questo o quell’ente regionale, o dentro il proprio ufficio di gabinetto. A guardarlo così, Riparte Sicilia è il movimento del sottogoverno. Con i militanti di spicco stipendiati dalla Regione, grazie al legame col governatore.
E in qualche caso, il “fedelissimo” ha portato in dote qualche polemica e qualche guaio per il presidente. È il caso di Sami Ben-Abdelaali, tra i più vicini a Crocetta, anche nell’ottica del movimento politico, e la cui nomina a capo dell’Ircac è diventato un vero e proprio caso politico. Ma nel frattempo, il governatore aveva “blindato” altri due amministratori che hanno animato le kermesse di Riparte Sicilia. Uno di questi è Antonio Ingroia, leader comunque di un suo movimento: “Azione civile”. Riparte Sicilia, infatti, punta anche a “confederare” associazioni e forze politiche sparse sul territorio. L’ex pm, ad esempio, era alla convention del 25 febbraio. Tre giorni dopo sarebbe stato confermato per tre anni alla guida di Sicilia e-servizi, il cui nome è stato mutato in “Sicilia digitale”.
Pochi giorni prima, invece, era toccato a un animatore di Riparte Sicilia nell’Agrigentino: Gaetano Montalbano è stato nominato amministratore unico della Seus, la società che gestisce il servizio del 118. A capo dell’Ast, invece, siede da tempo il messinese Massimo Finocchiaro: lui era già un militante ai tempi del Megafono e oggi è uno degli amministratori dalle frequentazioni più assidue col governatore. Il revisore dei conti gelese Sergio Tufano, che Crocetta ha posto alla guida di un’altra delle società regionali più “popolose”, la Servizi ausiliari Sicilia, è un altro dei componenti, così come Sonia Alfano, che negli ultimi anni ha ricoperto ruoli di sottogoverno per volere di Crocetta, nel campo dei rifiuti dove è stata nominato commissario di alcuni Ato. E tra i nomi che rimandano all’universo dell’antimafia, anche quello di Valeria Grasso, imprenditrice antiracket, che fu nominata da Crocetta anche Sovrintendente alla Fondazione orchestra sinfonica siciliana. E come detto, tra i militanti presenti alle convention, anche diversi componenti degli uffici di gabinetto e consulenti personali. Tra questi, l’ex assessore Salvatore Callari e i componenti degli uffici di staff del presidente: Enrico Vella, Giancarlo Costa e Alessandro Balsamo. Ma c’è anche Maria Grazia Brandara, non solo segretaria particolare della vicepresidente Mariella Lo Bello, ma anche commissario straordinario dell’Irsap, con alle spalle importanti esperienze sia politiche che nel mondo dell’associazionismo.
Crocetta e Lo Bello, in effetti, rappresentano due delle tre gambe su cui si regge “Riparte Sicilia”. A completare il triangolo è infatti, ovviamente, il senatore Beppe Lumia. Ma qui le cose si complicano un po’. Perché certamente vicino al politico termitano è Francesco Calanna, presente in occasione delle kermesse del movimento e anche lui “stipendiato” dalla Regione in qualità di commissario dell’Esa. Ma un altro amministratore assai vicino a Lumia, cioè Giuseppe Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi, ha già ufficializzato, con lo stesso Lumia, il sostegno, in vista del congresso Pd a Michele Emiliano. Ma adesso, Riparte Sicilia è all’attenzione proprio dei garanti del Pd. Una contraddizione scottante, visto che le elezioni si avvicinano.
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25 Marzo 2017, 15:33