13 Agosto 2023, 04:55
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L’Estate rappresenta un periodo difficile per quanto riguarda la convivenza con il proprio corpo in tutti quei casi in cui si lotta già con un’immagine di esso non piacente.
Questo per via del fatto che diviene inevitabile mostrarsi più svestiti del solito e ciò, per chi non vive un rapporto sereno con il proprio corpo e lo sente quasi come un nemico, significa uscire dalla “zona di confort” rappresentata da un abbigliamento invernale coprente, e fare i conti con gli sguardi altrui, costantemente diretti a valutarne aspetto, forma e volume e percepiti, dunque, come fortemente giudicanti.
Si potrebbe affermare che chiudere i vestiti invernali in cassetti ed armadi significhi contemporaneamente rinunciare a certe sicurezze e a quella protezione che essi garantivano nei confronti di quanto appena detto.
C’è da dire però che accanto all’ansia del giudizio altrui, in questi casi è presente, a monte, una non accettazione di sé che nasce dal dover fare i conti con le proprie imperfezioni, in un confronto intimo e privato con la propria immagine allo specchio, fonte di disagio ed insicurezza.
É facile comprendere come durante la stagione estiva la situazione diventi ancora piú complicata in quanto certi complessi estetici non possono piú rimanere nascosti, ma diviene inevitabile mostrarli agli altri.
A rendere cosí insicuri e critici verso sé stessi influiscono stereotipi e canoni estetici, tipici di questa nostra società definibile “dell’immagine”, in cui l’aspetto fisico riveste un”importanza fondamentale.
Sono infatti proprio i modelli culturali a partecipare al processo di costruzione dell’immagine corporea, attraverso processi di “identificazione” e di “imitazione”, e a causare un confronto quasi sempre fallimentare tra la propria immagine corporea e le immagini da essi proposti o, per meglio dire, imposti.
Gli ideali estetici veicolati oggi da mass media a social network possono certamente definirsi difficilmente raggiungibili, se non addirittura impossibili; motivo per cui l’insoddisfazione per il proprio aspetto fisico può ormai essere considerata un “aspetto normativo” dell’attuale contesto socio-culturale.
Accanto a tutto ciò bisogna peró dire che non sempre la percezione che si ha della propria immagine corporea è obiettiva e realistica, ma puó risultare non corrispondente al reale e quindi “distorta ed alterata”, a causa anche di certe esperienze passate, riguardanti soprattutto l’ambito familiare, ma anche il piú generale ambito sociale:
esperienze evolutive avverse come l’influsso di umiliazioni subite per il proprio aspetto fisico, o un’infanzia caratterizzata da eccessivi apprezzamenti sulle proprie fattezze, influenzerebbero la costruzione della propria immagine corporea, facendo prevalere i condizionamenti mentali sul dato di realtà.
Questo per dire che “non sempre ci si percepisce per come in realtà si è”, e ció alimenta tutta una serie di comportamenti collegati a “dinamiche dispercettive“, frutto di un’immagine riflessa allo specchio non fedele ma distorta dalla mente, che finisce per compromettere le relazioni sociali e la serenità della vita quotidiana.
Da qui il bisogno di voler coprire e nascondere certe parti del proprio corpo ritenute non all’altezza o, nei casi piú gravi, di praticare un isolamento che tenga al riparo dai contatti sociali.
E’ evidente dunque come il rapporto con il proprio aspetto esteriore sia una questione abbastanza complessa, che si complica ancora di piú nel periodo estivo quando vengono a mancare le “funzioni protettive” di certi abiti e, contemporaneamente, aumentano le occasioni di socialità.
Sebbene affinché poter modificare la percezione della propria immagine corporea (quando distorta) ma, soprattutto, le cognizioni ed i modelli mentali appresi che la influenzano, ci voglia un lavoro abbastanza profondo ed impegnativo, alcune “riflessioni e consigli pratici” potrebbero certamente aiutare a gestire l’ansia, la preoccupazione ed il senso di malessere collegati a quanto finora esposto.
A questo proposito bisogna innanzitutto far riferimento alla stretta connessione delle questioni appena descritte con l’“autostima”:
quando la concezione che si ha di sé tende a concentrarsi in maniera sbilanciata solo su un aspetto (in questo caso quello fisico) si risulta maggiormente vulnerabili poichè ci si valuta e giudica solo in base ad esso, e si perdono di vista tutta una serie di altri elementi probabilmente molto piú importanti, come ad esempio il proprio modo di essere..
Bisognerebbe quindi considerare il proprio corpo “non come unico componente che ci identifica, ma come uno dei tanti che ci racconta”, lasciando il giusto spazio all’“essere” piuttosto che fare prevalere l’apparire.
Appare consequenziale e altrettanto indispensabile una “riappacificazione con la propria immagine”, ottenibile solo mettendo in atto una necessaria modifica della visione di un “corpo che tradisce” (poichè non consente di incarnare i canoni estetici ideali, e non risulta dunque all’altezza dello sguardo dell’altro), verso una visione di un “corpo degno di essere quel che è”, in quanto rappresentante della particolaritá e dell’unicità di un determinato soggetto.
Ciò faciliterebbe il riappropriarsi della “libertà di apparire per come si è”,riducendo il senso di inadeguatezza se solo si riuscisse a riflettere concretamente sul fatto che “la perfezione non esiste!”, ma è soltanto frutto di tutta una serie di artifici estetici, azioni di chirurgia, diete drastiche, allenamenti fisici estremi, filtri … che provocano un’omologazione mortifera a discapito del diritto di espressione di ogni forma di soggettività.
Il “corpo ideale”, inteso come luogo da abitare e nel quale stare bene, non può mai essere frutto di una moda o di un’imposizione, nè di una manipolazione artificiosa di inestetismi e di naturali processi di invecchiamento, quanto di un’autentica ricerca personale e soggettiva, che dia spazio anche e soprattutto alla componente piú psichica e spirituale;
…”esso è già dentro ognuno di noi, e quel che basterebbe sarebbe solo liberarlo da preconcetti e condizionamenti!”
[Pamela Cantarella è una Psicologa Clinica iscritta all’Ordine Regione Sicilia (n.11259-A), in formazione presso Scuola di Psicoterapia ad orientamento Sistemico-Relazionale]
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13 Agosto 2023, 04:55