Estorsione a due costruttori| Cadono le accuse, tre assolti

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31 Maggio 2016, 19:26

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PALERMO – Tutti assolti. Cadono in appello le accuse di estorsione nei confronti di Francesco Franconfonti, Tommaso Lo Presti e Giovan Battista Marino. Le denunce delle vittime, i costruttori Sanfratello, non sono bastate per condannarli.

Sul processo si era pronunciata la Cassazione a sezioni unite che aveva annullato con rinvio le condanne inflitte ai tre presunti estorsori della famiglia mafiosa di Palermo-centro, di cui Lo Presti sarebbe stato anche il reggente. Uno dei Sanfratello inizialmente aveva negato di avere cercato una mediazione per non pagare il pizzo. Lo ammise solo alla fine del processo. Ecco perché era stato necessario l’intervento delle Sezioni Unite che aveva detto di valutare l’utilizzabilità o meno delle sue dichiarazioni.

Gli imputati erano difesi dagli avvocati Antonio Turrisi, Raffaele Bonsignore, Angelo Barone, e Tommaso De Lisi. Il processo ruotava attorno all’estorsione subita per dieci anni – dal 2000 al 2010 – dai costruttori, le cui dichiarazioni, però, alla luce della decisione della Suprema Corte, non erano state considerate riscontrate da altri elementi, tenuto conto che degli imputati non parlavano i collaboratori di giustizia Maurizio Spataro e Antonino Nuccio né i loro nomi emergevano dai pizzini. In primo grado Franconfonti era stato condannati a quattro anni. Più pesanti – 8 anni ciascuno – le pene inflitte agli altri due imputati. La ditta di Sanfratello, secondo l’accusa, sarebbe stata costretta a versare, tra il 2000 e il 2008 circa 45 milioni di lire prima e poi altri 45 mila euro. 

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Le stesse dichiarazioni di Sanfratello, però, fecero scattare in appello, ribaltando la sentenza di primo grado, la condanna a nove anni inflitta a Domenico Lo Iacono.

 

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31 Maggio 2016, 19:26

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