L’estorsore in bicicletta | Condannato a due anni

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17 Febbraio 2016, 18:00

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PALERMO – Umberto Mustacchia andava in giro in bicicletta. Tra una passeggiata e l’altra, sostiene l’accusa, trovò tempo e modo per chiedere il pizzo ad un imprenditore che stava ristrutturando la facciata di un palazzo in via Gorizia. Il giudice per l’udienza preliminare Lorenzo Iannelli lo ha condannato a due anni. La richiesta era molto più pesante – sei anni – ma il Gup ha riconosciuto all’imputato, difeso dall’avvocato Roberto Cannata, le attenuanti come prevalenti sulle aggravanti. Bisognerà aspettare le motivazioni della sentenza, ma è ipotizzabile che Mustacchia, pregiudicato per reati contro il patrimonio, sia stato considerato un estorsore solitario e non un picciotto inviato dai boss come lui stesso si qualificava. Insomma, anche se il reato sarebbe stato commesso con il metodo mafioso, Cosa nostra non c’entra.

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Sull’importo totale dei lavori per 60 mila euro Mustacchia avrebbe preteso una messa a posto di mille e 500 euro. Solo che la vittima, parte civile al processo, non ebbe esitazione alcuna a rivolgersi ai carabinieri. Risultato: Mustacchia è stato prima arrestato e ora condannato. Le frasi che avrebbe rivolto al costruttore erano piuttosto chiare e tipiche del modo di agire degli uomini del racket mafioso. Presentandosi come emissario della cosca di Porta Nuova diceva che “qua dobbiamo mangiare perché abbiamo i carcerati e dobbiamo mantenere le famiglie… i cristiani devono campare là dentro”. Dopo la denuncia, alle successive visite in cantiere, c’erano i militari a fotografare la scena.

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17 Febbraio 2016, 18:00

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