Estorsione all’architetto Rizzacasa | Destini opposti per due capimafia

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11 Settembre 2017, 16:30

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PALERMO – Destini diversi per due capimafia: assolto Nino Rotolo e condannato Pietro Di Napoli. Per il primo cade l’accusa di estorsione ai danni del costruttore Vincenzo Rizzacasa, che invece regge per il secondo. E così per Rotolo è caduta la condanna a 8 anni inflitta in appello, mentre è stata confermata per Di Napoli anche se è stata cumulata con precedenti condanne.

Nel caso di Rotolo, capomafia ergastolano di Pagliarelli, gli avvocati Michele Giovinco e Giorgio Vianello, avevano sostenuto che non potesse bastare la sola denuncia di Rizzacasa per arrivare a un giudizio di colpevolezza. E così, secondo la Corte d’appello presieduta da Mario Fontana, sarebbe stato il solo Di Napoli, storico boss del rione Noce, a imporre il pizzo a Rizzacasa, costretto dalle intimidazioni mafiose a non partecipare alla gara d’appalto relativa alla ristrutturazione dell’ex deposito della manifattura tabacchi a Palermo.

L’imprenditore, tra il 2005 e il 2006, avrebbe versato a Cosa nostra 150 mila euro per “mettersi a posto” nel cantiere di via Generale di Maria. L’architetto Rizzacasa, titolare dell’Aedilia Venusta, nei mesi scorsi è stato assolto definitivamente e si è costituito parte civile in questo processo. Le denunce di Rizzacasa contro gli uomini del racket non furono ritenute attendibili. Finì addirittura sotto processo per intestazione fittizia di beni. Per alcuni anni fu considerato prestanome dei costruttori Sbeglia. Arrivarono l’incriminazione e i processi dove si è sempre difeso con l’assistenza dell’avvocato Giuseppe Oddo. La Cassazione lo assolse dopo che lui stesso aveva rinunciato alla prescrizione. Voleva essere scagionato nel merito. E gli sono pure stati dissequestrati i beni.

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11 Settembre 2017, 16:30

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