24 Maggio 2017, 16:58
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PALERMO – La corte d’appello di Palermo ha condannato l’ex sindaco di Montelepre Giacomo Tinervia a sette anni di reclusione per concorso in estorsione aggravata e induzione indebita a dare o promettere utilità. Tinervia era stato assolto in primo grado nel processo “Nuovo mandamento” che vedeva alla sbarra numerosi esponenti della mafia nel territorio compreso tra San Giuseppe Jato e Partinico. La sua pozione era stata stralciata e oggi era l’unico imputato. In primo grado era stato assolto. Ora regge l’accusa dei pm Sergio Demontis, Francesco Del Bene e Daniele Paci.
Avrebbe intascato una mazzetta da un imprenditore per conto del quale, successivamente, avrebbe pure mediato il pagamento del pizzo. Prima si sarebbe messo in tasca sette mila euro e poi avrebbe fatto da tramite fra il presunto capomafia del paese, Giuseppe Lombardo, e lo stesso imprenditore costretto a versare 20 mila euro nelle casse di Cosa nostra per la cosiddetta messa a posto. L’imprenditore, nel frattempo deceduto, assistito dall’avvocato Andrea Dell’Aira, aveva raccontato le presunte pressioni subite.
Eletto nel 2009 con una lista civica, Tinervia aveva ottenuto 2360 voti raggiungendo il 55,65% delle preferenze. Un anno dopo, a poche ore dalla nascita Partito Popolare del Sud, il sindaco di Montelepre dava vita ad un gruppo politico cittadino. Alle ultime elezioni regionali aveva tentato, senza successo, il salto di qualità. Si era infatti candidato con Fli, Futuro e Libertà per l’Italia Nuovo polo per la Sicilia. Riuscì a racimolare 452 voti in una lista che fece flop.
I carabinieri seguivano il capomafia Lombardo. E lo intercettarono mentre ricordava ai suoi di avere scoperto che Tinervia avrebbe intascato una tangente e di averlo richiamato all’ordine: “Giacomino quanto ti sei fottuto… Giuse’ dice che in tutto il lavoro mi puoi dare settemila euro… lo hai messo a posto tu?”.
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24 Maggio 2017, 16:58