06 Febbraio 2014, 07:05
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GELA (CALTANISSETTA) – Un intero nucleo familiare, padre e due figli, ed altri due pregiudicati sono finiti in manette questa notte nell’ambito dell’operazione “Affari di famiglia”,condotta dagli agenti del commissariato di polizia a Gela. Le accuse, per tutti, a vario titolo, sono di tentata estorsione, rapina, ricettazione, danneggiamento seguito da incendio e spaccio di sostanza stupefacente. Le manette sono scattate ai polsi di Giovanni e Klisman Rinzivillo, di 20 e 25 anni, figli di Salvatore Morello, 50 (il cognome è diverso perché i due hanno acquisito quello della madre), anche lui finito nella trappola degli inquirenti, di Fabio Mirisola, 20 anni, e Alessandro Di Fede, 22.
Le indagini, coordinate dal procuratore capo Lucia Lotti, hanno preso il via da una perquisizione in casa di Fabio Mirisola. All’interno del suo garage gli agenti hanno rivenuto un motorino di cui il ventenne non ha saputo fornire informazioni circa la provenienza. Accertato che il mezzo, poco dopo bruciato e abbandonato nei pressi del commissariato di via Venezia, fosse di proprietà di un giovane, quest’ultimo è stato identificato e rintracciato. Agli inquirenti, dopo non pochi tentativi, la vittima ha confessato di essere stata costretta a consegnarlo alla banda poiché doveva saldare un vecchio debito di circa 800 euro contratto dopo avere acquistato marijuanaù
Fondamentale la testimonianza resa alla polizia dalla vittima, intimorita e minacciata più volte dai componenti della bandache in diverse occasioni hanno detto al giovane che sarebbe morto se avesse parlato con la polizia. Gli agenti hanno accertato che la vittima è stata pestata a sangue in un appartamento del Bronx, in contrada Scavone.
Le ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state emesse dal Gip presso il Tribunale di Gela Fabrizio Molinari, su richiesta del sostituto procuratore Lara Seccacini. Questa mattina gli inquirenti in conferenza stampa hanno parlato di una “banda unita che assumeva atteggiamenti spavaldi per vantarsi con la consorteria criminale locale di cui vuole scalare i vertici”. Parole di Giuseppe Pontecorvo, dirigente della sezione giudiziaria. “Gli episodi ricostruiti – ha detto il procuratore Lotti – fanno emergere la pericolosità della banda che operava con disinvoltura e prepotenza. Si guardi a come il gruppo non ha avuto alcun timore nel bruciare il ciclomotore che si è fatto consegnare e nell’abbandonarlo nei pressi del commissariato”. Tutti gli arrestati sono stati trasferiti nel carcere di contrada Balate in attesa degli interrogatori.
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06 Febbraio 2014, 07:05