Estorsore riconosciuto in aula |”E’ lui che mi ha chiesto il pizzo”

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09 Luglio 2012, 15:46

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Non ha avuto esitazioni. Il titolare di una pasticceria del Villaggio Santa Rosalia in aula ha puntato il dito contro il suo estorsore. “E’ lui”, ha detto indicando Domenico Marchese: “E’ venuto da me dopo la prima richiesta di pizzo che mi era stata fatta da Davide Schillaci. Mi ha detto che ci potevamo accordare per 1.500 euro a Natale e Pasqua più 500 euro al mese. Ho pagato dal 2008 al 2009”.

Al pasticciere fu imposta anche un’insolita forma di pizzo: “I picciotti passavano e si prendevano le cassate”. Dolci per tutti gli affiliati. I capoccia del clan di Pagliarelli si presentavano in negozio durante le festività pasquali e si facevano rilasciare buoni per settecentocinquanta euro di merce che venivano poi distribuiti ai picciotti. Un cadeau di Pasqua smascherato dai carabiniere del Nucleo investigativo. Il pasticciere alla fine ha scelto di rivolgersi ad Addiopizzo e da allora una pattuglia vigila sulla sua sicurezza per evitare eventuali ritorsioni.

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Il blitz in cui nel febbraio scorso è finito in manette Marchese, assieme ad Antonino Bertolino, Giovanni Adamo, Davide Schillaci e Carmelo Bongiorno, è la prosecuzione di una indagine coordinata dal procuratore aggiunto Ignazio de Francisci e dai sostituti Caterina Malagoli e Francesco Grassi, nata nel corso della ricerca del boss Gianni Nicchi. Dall’indagine è emersa anche un’altra forma di estorsione. Ai commercianti della zona di Pagliarelli ogni settimana viene imposto l’acquisto di tagliandi della lotteria al prezzo di novanta euro a blocchetto. In questo modo la cosca nasconde l’imposizione del pizzo dietro un’attività clandestina ma comunque molto popolare nelle borgate palermitane.

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09 Luglio 2012, 15:46

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