Euro falsi, così l’indagine |incrociò il mercato del sesso

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12 Dicembre 2014, 12:06

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PALERMO – Dal mercato del sesso a quello delle monete false. Tutto è cominciato con alcune monete con le quali un cliente straniero aveva pagato un ragazzino che si vendeva per pochi spiccioli. Nella notte del Teatro del Sole, una zona abbandonata della borgata palermitana, Acqua dei Corsari, si consumavano rapporti clandestini. Una fetta di città dove lo squallore raggiunge il picco. Una fetta di città dove Massimo Pandolfo, un imprenditore palermitano, trovò la morte. Una morte cruenta. Lo massacrarono a coltellate con una violenza inaudita e sfigurarono il suo volto a colpi di pietra. È in questo contesto investigativo che si muovevano i carabinieri per rintracciare, come poi sarebbe avvenuto, i presunti autori dell’efferato omicidio. Il resto lo ha fatto l’intuizione militari e dei pubblici ministeri Calogero Ferrara e Claudio Camilleri, coordinati dall’aggiunto Dino Petralia. Non era facile scoprire la falsità delle monete, del tutto simile a quelle coniate dalla zecca. I cinesi riproducevano le matrici a mano. E che fossero monete riprodotte alla perfezione lo confermo un gesto tanto semplice quanto emblematico. Un investigatore infilò una moneta da un euro nella macchinetta del caffè. E il caffè venne servito.

Dietro lo smercio – avvenuto con certezza a Palermo, Napoli, Torre del Greco, Como, Modena e Malta – c’era una banda specializzata composta da cinesi, ghanesi e campani. Con un solo sequestro si è raggiunto il doppio dei pezzi falsi scovati in tutta Europa in tutto il 2013.

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A Palermo due ghanesi spacciavano le monete nel loro piccolo market di via Maqueda. E sempre a Palermo agivano Gaetano Di Maria e Giovan Battista Filippone. Il secondo è uno dei tanti ambulanti del mercatini rionali. È stato fin troppo facile smerciare gli spiccioli dando il resto alle centinaia di persone che fanno le spesa tra le bancarelle.

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12 Dicembre 2014, 12:06

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