17 Maggio 2024, 07:08
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PALERMO – “Ricordo a tutti che esiste un tema totalmente trascurato: quello dei diritti umani dei carcerati”. Rita Bernardini, capolista di Stati Uniti d’Europa nel collegio Isole per le elezioni europee, è in sciopero della fame.
Durante il suo tour elettorale in Sicilia batte il tasto che da sempre fa parte del suo impegno politico. “Cuffaro? Per me il suo sostegno alla luce del sole non sarebbe stato un problema, ha pagato i suoi errori”, dice.
Una campagna elettorale basata sulla battaglia principe dei radicali.
“Le Europee per me sono un modo per accendere i riflettori sulle condizioni di chi vive nelle carceri. Su questo tema non si interviene da anni, e intanto crescono sovraffollamento e suicidi in cella. Nei penitenziari mancano personale e servizi, e la sanità è allo sbando. Siamo all’anno zero”.
Un tema difficile da far passare mediaticamente.
“Con Roberto Giachetti siamo riusciti a far calendarizzare la proposta di legge sulla liberazione anticipata speciale per chi è vicino al fine pena e si è comportato bene in carcere, ma tutto è stato rimandato a dopo le Europe. La politica non si azzarda ad adottare provvedimenti poco redditizi dal punto di vista elettorale, ma uno Stato serio dovrebbe assumersi la responsabilità rispetto a violazioni di diritti fondamentali Mi rendo conto che questi non sono temi facili”.
Sta girando Sicilia e Sardegna, che aria trova?
“Ho la sensazione che qui non si respiri aria di elezioni. Sembra che tutti stiano lavorando sottobanco. Nel 2019 le due isole fecero registrare il 35% di affluenza, c’è il rischio che a mobilitarsi anche questa volta siano solo gli apparati di partito e non il voto di opinione come quello che caratterizza la nostra lista Stati Uniti d’Europa. C’è una sorta di silenzio e anche nelle carceri i detenuti non sanno della mia candidatura. In tv, poi, si vedono sempre gli stessi”.
Il primo obiettivo di Rita Bernardini in questa battaglia elettorale?
“Pur con i pochi mezzi a disposizione, cercherò di invitare la gente ad andare a votare. Mi rendo conto del grado di scoraggiamento, ma bisogna recarsi alle urne altrimenti, ripeto, vinceranno gli apparati di partito che movimentano il voto strutturato. Partiti che candidano leader nonostante questi non andranno mai a Bruxelles. Queste elezioni rischiano di essere un sondaggio truccato”.
In Sicilia la sua lista ha dialogato fino all’ultimo con la Dc di Cuffaro, ma alla fine il matrimonio non si è celebrato.
“Ho seguito e, come ho già avuto modo di dire, in caso di sostegno aperto e libero da parte di Cuffaro da parte mia non ci sarebbe stato alcun problema. Mi piacciono le cose fatte alla luce del sole e con trasparenza”.
Qui in Sicilia c’è stata una polemica al giorno sull’impegno politico dell’ex governatore.
“Cuffaro ha scontato la sua pena in carcere fino all’ultimo giorno ed è stato riabilitato. Può anche candidarsi in prima persona, certi soloni del ‘non stato di diritto’, se credono in quello che dicono, dovrebbero cambiare la legge e con essa anche l’articolo 27 della Costituzione che punta alla rieducazione del condannato. La verità è che qui si parla di Cuffaro ma non dei deliri che ho sentito al congresso Anm, né di certa legislazione antimafia che rischiamo di esportare in Europa”.
A cosa si riferisce?
“Noi abbiamo stabilizzato il 41bis, che da misura eccezionale per un determinato periodo storico è diventato perenne. Rischiamo di esportare questo nostro modello in altri paesi europei, in Albania è già accaduto”.
Le ricordo che qui la mafia ha provocato stragi e dolori senza fine, molti vedono legittimamente questa ‘esportazione’ non come un rischio ma come una buona opportunità.
“Mi rendo conto della storia ma proprio per questo dico che sarebbe giusto ascoltare chi ha perso la vita nella lotta alla mafia. Prenda Falcone, per esempio: era a favore della separazione delle carriere dei magistrati. Ascoltava i pentiti ma poi andava a cercare i riscontri alle loro dichiarazioni. Qui invece si fanno partire sequestri e si interviene nell’economia e nella vita delle persone senza alcuna tutela per chi subisce certi provvedimenti. E voi, qui in Sicilia, avete vissuto certi ‘esempi’ non certo onorevoli per quanto riguarda il settore delle misure di prevenzione. Di tutto questo non si parla mai”.
Quale sarebbe il rischio?
“Marco Pannella diceva che ‘la peste italiana rischia di andare in Europa’. L’Italia ha esportato il fascismo e noi ora rischiamo di esportare in Europa una legislazione totalmente fuori dalle regole della democrazia”.
Ripeto, la Sicilia ha vissuto dei drammi a causa della mafia.
“Ma la mafia non ha il confine geografico della Sicilia. Un conto è il rispetto delle regole fondamentali e delle leggi costituzionali, che noi difendiamo sempre, un altro è potere determinare la vita delle persone. Si vuole combattere davvero la mafia? Si inizi dalla legalizzazione delle droghe leggere, si toglierebbe ai clan un bel po’ di terreno sotto ai piedi”.
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17 Maggio 2024, 07:08