16 Giugno 2024, 06:50
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Lidia Tilotta, giornalista RAI, candidata alle Europee, con il Pd: soddisfatta del risultato?
“Come potrei non esserlo? Parliamo di 37 mila 807 persone che sono andate al seggio scrivendo il mio nome sulla scheda elettorale. Da Palermo ad Aquisgrana. Ma il punto è che non è il mio risultato, ma il nostro. Perché in poco più di un mese e mezzo si è messa in moto una straordinaria comunità fatta di persone diverse e di mondi diversi che hanno visto nella mia candidatura un progetto politico e lo hanno condiviso. Ho sentito attorno a me un affetto, una complicità e una condivisione incredibili ribaditi con forza anche dopo la mia non elezione”.
Lei era una candidata indipendente. Come è stata stata percepita?
“Il Pd è un partito complesso. I vecchi compagni e le vecchie compagne, che venivano dalla storia del Partito comunista e con cui ho condiviso la militanza quando ero una giovanissima dirigente della Federazione giovanile comunista, mi hanno subito accolta come la picciridda che tornava. Altro è stato il rapporto con chi proveniva da una storia diversa e mi conosceva perché giornalista, cronista politica, volto noto della televisione o anche scrittrice di temi sociali. E’ stato interessante fare scoprire il lato politico della Tilotta. Ma è stato ancora più bello svelarlo alle tantissime persone che sono venute a partecipare alle iniziative e ad ascoltare i comizi in giro per la Sicilia”.
Il rovescio della medaglia?
“Direi che meno interessante è stato assistere ad alcune dinamiche interne al Pd molto spiacevoli che però ho lasciato sullo sfondo. E così hanno fatto anche altri dirigenti e militanti democratici che mi hanno sostenuta sin dall’inizio, proprio per non rovinare la bellezza di quanto stava accadendo”.
Come si spiega la differenza di risultato tra il Pd nazionale e quello siciliano, a svantaggio del secondo? Quali errori sono stati commessi secondo lei?
“Probabilmente la spinta propulsiva impressa al partito dalla segretaria nazionale Elly Schlein è arrivata con minore forza in una Sicilia che, ricordiamolo, alla Regione, così come a Palermo e Catania, è governata dal centrodestra”.
Solo questo?
“Credo anche che ci sia un problema profondo di cultura politica che va affrontato. Da troppo tempo ormai ci hanno abituati a vivere nella logica dei favori e delle clientele e non dei diritti e dei doveri. Si deve chiedere un favore per prenotare una visita medica, se la lista d’attesa è lunga, così come se c’è un problema burocratico da risolvere. Da noi avere gli asili nido, il tempo pieno, le mense scolastiche è una rarità. E vale per moltissime altre cose”.
Che Sicilia ha incontrato?
“Quella che conoscevo. Abbiamo una fascia di popolazione che vive in condizioni di quasi indigenza, alla quale non solo non riusciamo a dare risposte ma con la quale nemmeno riusciamo a parlare. Il degrado delle periferie e di pezzi dei centri storici delle nostre città e dei nostri paesi è crescente. Lo spopolamento dei piccoli centri cresce e cresce l’emorragia di giovani. C’è chi si arrende a queste logiche ma c’è chi invece combatte con comitati spontanei e con tutte le forme possibili di reazione”.
Soprattutto desolazione? Questa è l’immagine della nostra terra?
“Non solo, come dicevo, girando per i territori in questa bellissima campagna elettorale, ho incontrato decine e decine di realtà associative e produttive che fanno da sole si organizzano e vanno avanti ma senza una sponda. Non c’è capacità di ascolto nei loro confronti. C’è moltissima autoreferenzialità in chi ricopre posti di potere e non necessariamente sta al governo”.
C’entra un simile distacco con l’astensione?
“Certo, questo si ripercuote sul voto e soprattutto sul non voto. Quando la distanza tra la politica e i soggetti che dovrebbe rappresentare diventa così ampia, è chiaro che non si percepisce più l’importanza di andare a votare, di scegliere con il proprio voto chi poi andrà a decidere per noi e quindi influirà comunque sulle nostre vite”.
Cosa pensa degli equilibri interni al Pd siciliano?
“Non sono una iscritta ed è importante ricordare che mi è stato chiesto di candidarmi nella logica dell’allargamento del partito a mondi che operano al di fuori. E’ chiaro che le dinamiche interne sono emerse anche in questa campagna elettorale. Ma, come ho già detto, non ci sono voluta entrare. Certamente c’è un popolo del Pd che, nei luoghi anche più remoti, chiede una svolta, vuole un partito che ascolti i bisogni e li trasformi in azione politica”.
L’asse con il Movimento Cinque Stelle resta fondamentale nonostante le incomprensioni?
“Penso che per il Pd lo sia così come lo è il rapporto con Avs. La buona politica deve partire dai bisogni, dall’attenzione, dalla capacità di offrire risposte. Le alleanze si costruiscono su questo, non su accordi elettorali”.
Pensa a un suo impegno strutturato? Si ricandiderà?
“La parentesi della candidatura alle Europee è stata bella ed entusiasmante. Adesso mi aspetta il mio lavoro, che amo, la seconda edizione della scuola di scrittura creativa che dirigo e che si terrà ad agosto nello splendido borgo di San Teodoro sui Nebrodi e l’uscita del mio terzo libro. Però…”.
Però?
“Però di una cosa sono più che convinta. Quel patrimonio che ha portato quasi 38 mila persone a darmi fiducia non va disperso. Non va disperso l’entusiasmo che ha portato tante persone e tanti pezzi che lavorano in quest’Isola così densa di contraddizioni a condividere un progetto politico ben definito, con me e con chi mi ha sostenuta sin dall’inizio in questo percorso. E troveremo il modo, non solo di non disperderlo, ma di consolidarlo e farlo crescere. E questo a prescindere da eventuali future candidature”.
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16 Giugno 2024, 06:50