Politica

Europee, Messina (FdI) detta la linea: “Metteremo in campo i migliori”

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10 Marzo 2024, 05:01

5 min di lettura

CATANIA – Manlio Messina, capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, nel corso dell’intervista non si distrae nemmeno per un istante. Arrivano anche un paio di telefonate (“Richiamo dopo, tanto non è urgente”) e pure la sigaretta elettronica fa da contorno senza mai essere davvero respirata: “Allora, che vuole sapere?”.

Partiamo dalle imminenti Europee. Pare che in campo ci sia un bel drappello di nomi, chi saranno i candidati?

“In un partito che cresce e dove ci sono ovviamente tanti esponenti che vogliono dare il proprio contributo, è normale che sia così. Qualche anno fa c’era uno scenario inimmaginabile, avevamo addirittura difficoltà a trovare i candidati. Oggi abbiamo la difficoltà opposta. E sceglieremo tra nomi importanti e che rappresenteranno il meglio per il momento storico che stiamo vivendo”.

Temete un calo di consensi?

“Io sono convinto che, alla fine, le Europee ci daranno grandi soddisfazioni”

Non mi ha fatto nomi di candidati, però.

“Milazzo è l’unico certo di essere candidato: è l’uscente e ha dato la sua disponibilità. Sui nomi, ribadisco: c’è gente preparata ma dovremo trovare una sintesi territoriale. I collegi sono tanti, quello della Sicilia assieme a quello della Sardegna vedrà due candidati sardi, un uomo e una donna. Dopo le elezioni in Abruzzo si darà, inevitabilmente, un’accelerata”.

Dicono che all’interno di Fratelli d’Italia passi tutto da Manlio Messina.

“Ma quando mai. Io faccio la mia parte, sono un soldato. Le dico la cosa più scontata del mondo: lavoro e lavoriamo per fare cose che servono al nostro territorio. Il mio ruolo a Roma è quello di cercare di far arrivare più soldi possibile in Sicilia”.

E ci sta riuscendo?

“Lo stiamo facendo e stiamo ottenendo grandi risultati e posso portarle anche degli esempi”.

Prego.

“Penso alla Zes (le zone economiche speciali, ndr); la Sicilia avrà i Fondi di coesione, gli Fsc, con gli importi più importanti; i grandi investimenti per le infrastrutture; il Ponte sullo Stretto. E penso anche agli investimenti fatti su Catania con la più grossa azienda d’Europa sul fronte dei pannelli fotovoltaici. E altri investimenti che da qui a breve verranno annunciati: vale per la Sicilia e per Catania. Forse si sottovaluta che è solo da poco più di un anno che siamo al Governo”.

È un anno e mezzo di lavoro anche per il governo regionale. Che giudizio ne dà, da azionista di maggioranza qual è FdI?

“C’è tanto lavoro messo in campo. Qualche frutto lo si sta raccogliendo anche dai precedenti cinque anni del governo Musumeci. Dobbiamo essere soddisfatti della determinazione messa in campo dall’attuale governo: si deve fare certamente di più ma questo lo dico soprattutto a me stesso”.

Cosa c’è di diverso tra i due governi, entrambi di centrodestra, Musumeci e Schifani?

“Non so se ci siano delle differenze. È chiaro che c’è un passo diverso determinato dal fatto che è cambiato anche l’approccio. Ma quello che conta sono i risultati che credo di poter dire siano ottimi così come lo sono stati quelli del governo Musumeci”.

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Governo Musumeci del quale lei è stato assessore al Turismo: ci sono due vicende, quelle legate a Cannes e SeeSicily, che l’hanno chiamata in causa. Cosa può dire a distanza di qualche tempo?

“Che rimane un grande sorriso da parte mia. E il grande rammarico in alcuni casi, da classico Nemo propheta in patria, che si sia provato ad insabbiare il grande lavoro che abbiamo fatto in assessorato al Turismo”.

Suvvia, è stato davvero il voler insabbiare il lavoro svolto?

“Guardi, forse qualcuno voleva ricevere da noi il pizzo di stampa cominciando ad attaccarci su temi attraverso i quali chissà quale vaso di Pandora si volesse scoprire. Noi abbiamo portato avanti un’azione di legalità e in quell’assessorato abbiamo anche fatto arrestare persone: e pure quando c’è stato proposto di finanziare progetti che sono sotto indagine della Procura di Palermo, vedi l’Università finta della quale vi state occupando anche voi (è il caso dell’inchiesta sul Dipartimento di studi europei “Jean Monnet”, ndr), noi ci siamo rifiutati. Ma va bene, c’è stata un’azione denigratoria nei nostri confronti, vuol dire che abbiamo bisogno anche di questo”.

Le do un assist a porta vuota: come sta lavorando Enrico Trantino?

“Sta facendo un lavoro di grande caparbietà. Enrico è entrato pienamente nel ruolo e credo che la gente stia apprezzando la sua sobrietà ed il suo equilibrio. Noi avevamo la convinzione che fosse la persona giusta e ci sta confermando quello che pensavamo”.

A suo tempo raccontammo che, nel pieno di una situazione di stallo, le venne chiesta la disponibilità per Palazzo degli elefanti.

“Ma sì. Ci fu un momento in cui venni tirato in ballo”. 

Disse di no?

“Io dissi subito che ero a disposizione ma se ce ne fosse stata l’esigenza. E se il presidente Meloni e la coalizione me l’avessero chiesto. Perché la mia preferenza era quella di rimanere a Roma: ero stato eletto da appena sei mesi e sarebbe stato irrispettoso nei confronti degli elettori andare a ricoprire un altro ruolo”.

Senta, ma come convivono e si misurano all’interno di Fratelli d’Italia le diverse e battagliere correnti?

“Io le dico che all’interno del nostro partito non ci sono correnti. Abbiamo un unico riferimento politico che si chiama Giorgia Meloni, dopodiché tutto il resto sono invenzioni di bottega o è, magari, l’auspicio di qualcuno. Poi è chiaro che al nostro interno abbiamo anime diverse che si confrontano anche nei momenti elettorali”.

All’interno del partito la pensano tutti così?

“Guardi, noi non rincorriamo le correnti perché le correnti sono state la causa del fallimento di Alleanza Nazionale prima e del Pdl poi. Abbiamo fatto tesoro di questa storia. Non per nulla noi continuiamo nella direzione opposta che è quella di riconoscere l’unica corrente che è quella della Meloni”.

In Sicilia che destino intravede per l’attuale coalizione di centrodestra? 

“Dal punto di vista personale credo di poter dire di avere ottimi rapporti con tutti. Con Raffaele Lombardo, con Luca Sammartino, con il presidente Schifani e con Totò Cuffaro. Ma anche all’interno del partito viviamo in coalizione con la convinzione che essere il primo partito ci dà solo più responsabilità. E che gli alleati sono determinanti per poter vincere le elezioni. Lo è anche il partito più piccolo”.

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10 Marzo 2024, 05:01

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