30 Dicembre 2014, 12:30
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CASTELLAMMARE DEL GOLFO (TRAPANI) – Da oltre sessanta mesi, cinque anni e più, attendono gli stipendi. Sono i 12 dipendenti dell’ex Ipab Opera Pia Istituto Regina Elena e Vittorio Emanuele II di Castellammare del Golfo. Ufficialmente non dovrebbe più esistere e invece resiste. Oggi l’ente, affidato alla gestione della cooperativa Letizia, si occupa di immigrati dopo essersi occupato nel tempo di ragazze madri, di soggetti indigenti.
Ad oggi ci sono 12 dipendenti, sette donne e 2 uomini assunti a tempo indeterminato, e tre articoliste, personale cioè assunto con contratto a tempo determinato che in corso dicono “non sappiamo che fine faremo”. Le più arrabbiate sono le donne: Vincenza, Rosa, Liboria, Agata, Santina, Angela, Daniela, patrizia e Francesca, che da cinque anni, quando sono libere dal lavoro, fanno il giro di tutti gli uffici per sapere, raccontano, “di che morte dobbiamo morire”.
E nessuno dà loro risposte. Sul tavolo sindacale c’è un accordo che prevede il transito per qualcuno al Comune per altri ad una cooperativa. Ma nessuno scioglie l’ente definitivamente. Pochi giorni addietro, vigilia di Natale, le “solite donne”, quelle più incaponite, sono andate all’assessorato regionale alla Famiglia, dal quale le Ipab dipendono. Cercavano l’assessore, Bruno Caruso hanno trovato solo il capo di gabinetto, Salvatore Lanzetta. La risposta ricevuta non è diversa dalle altre fornite da altri dirigenti e funzionari della Regione Sicilia, “fatemi vedere e vi dirò”. “Sappiamo già che non ci verrà detto nulla” dicono le interessate che intanto ogni giorno vanno al lavoro. Senza la prospettiva di prendere nemmeno uno solo dei tanti stipendi arretrati. Anzi una di loro ha scoperto che alcune sono prive di coperture previdenziale. Né stipendio né pensione in futuro quando arriverà il pensionamento. Quello che la cooperativa intanto paga, anche a titolo stipendi, finisce nelle casse della banca che cura la tesoreria e che a sua volta utilizza le entrate per coprire un disavanzo di 1 milione 225 mila 360,16 euro. “Noi attendiamo ma l’attesa è vana – dicono ancora le lavoratrici – pensiamo che tutto questo accade perché per tempo abbiamo denunciato comportamenti fuorilegge dei commissari mandati dalla Regione”.
Hanno puntato il dito per esempio sulla vendita di un immobile per 300 mila euro, qualche anno fa, durante una delle tante fasi commissariali. Hanno messo sotto accusa progetti ed iniziative come alcune ristrutturazioni, che a loro dire non sono servite a nulla. Hanno contestato consulenze ed incarichi formalizzati durante le varie gestioni dell’ente. In attesa di risposta è anche l’on. Valentina Palmeri, deputato regionale del movimento 5 Stelle che ha presentato una interpellanza a Governo regionale.
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30 Dicembre 2014, 12:30