04 Luglio 2018, 11:52
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PALERMO – La norma che prevede l’assunzione degli ex Pip alla Resais è già a rischio bocciatura. Nei prossimi giorni potrebbe essere impugnata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il “pericolo” della cancellazione dell’articolo è infatti tutto nella nota di 14 pagine con cui il Ragioniere dello Stato ha sollevato decine di rilievi all’ultima legge di stabilità regionale. È uno dei passi che precede, poi, l’effettiva impugnativa (o la scelta di non impugnare la legge) del governo nazionale.
La norma con cui il provvedimento “salva Pip” finirebbe in contrasto è un decreto legislativo del 2016 che dispone “che fino al 30 giugno 2018, le società sottoposte a controllo pubblico – scrive il Mef – non possono procedere a nuove assunzioni a tempo indeterminato se non attingendo agli elenchi di cui ai commi 2 e 3 del medesimo articolo (gli elenchi dei ‘precari’ di enti locali e Regione, ndr) . Successivamente al regime transitorio, le medesime società sono assoggettate agli articoli 19 e 20 dello stesso decreto, concernenti rispettivamente la gestione del personale e la razionalizzazione periodica delle partecipazioni pubbliche”.
Precari e stabilizzazioni
E in realtà, la norma sui precari palermitani è in buona compagnia. Sono diversi infatti i dubbi espressi dal Ministero dell’Economia nella lettera inviata al governo. Se viene chiesta una precisazione all’articolo 7 che prevede nuovi e più stretti controlli alle società partecipate in sede soprattutto di approvazione dei bilanci (si chiede si specificare il riferimento al decreto legislativo sulla ‘nuova’ contabilità pubblica), maggiori sono i dubbi sull’articolo che sopprime la “tesoreria unica” della Regione e che rischia di determinare una “deficienza di risorse da trasferire agli enti che ne rivendicano il diritto – il cui onere non sarebbe più coperto con le risorse riversate all’entrata nel 2018- che potrebbe comportare il mancato rispetto dell’obbligo di pareggio di bilancio”.
Pensioni e pre-pensioni
Dal Ministero, stop anche a i nuovi prepensionamenti alla Regione e negli enti controllati: secondo il Mef, infatti, la norma è a forte rischio di incostituzionalità perché “comporta maggiori oneri pensionistici e maggiori oneri per la finanza pubblica non quantificati né coperti con disposizione asistematica mediante riapertura termini, in contrasto con l’articolo 81, terzo comma, della Costituzione”. Lo stesso vale per la norma che prevedeva un anticipo nella liquidazione della buonuscita e per quella, molto importante, che “sposta” al 2019 la proroga dei contratti dei precari degli enti locali in attesa di stabilizzazione: non sarebbe chiara la copertura finanziaria. Alt del Ministero anche alla norma che prevede un trattamento integrativo per i pensionati ex Eas: non si conoscerebbe l’impatto economico del provvedimento.
Il “braccio di ferro” con lo Stato
Altra norma in bilico è quella che dà “mandato” al Ragioniere generale della Regione di intervenire sulla base dell’esito del “negoziato” aperto dal governo con lo Stato. E qui, ecco anche un pizzico di mistero: “Al riguardo, si ritiene opportuno premettere – scrive il Mef – che non si è a conoscenza di alcun negoziato aperto finalizzato alla revisione degli accordi finanziari per gli anni pregressi. In ogni caso non si comprende la portata della norma e si evidenzia che i provvedimenti adottati dal Ragioniere Generale della Regione non possono che essere coerenti con la normativa nazionale”. Stessi dubbi di incostituzionalità sono quelli espressi dal Ministero nei confronti della norma che prevede la “restituzione” delle accise che il governo Musumeci e in particolare l’assessore all’Economia Armao ritiene siano diritto della Sicilia: circa 600 milioni di euro che dovevano arrivare, stando all’esecutivo regionale, insieme all’aumento della compartecipazione sanitaria. Per il Mef questa norma rischia di essere incostituzionale: la ‘retrocessione’ delle accise, infatti, potrebbe avvenire, secondo lo Stato, solo con un ulteriore aumento della compartecipazione della Regione alla spesa sanitaria e la somma non potrebbe comunque essere utilizzata al di fuori del settore della Sanità (la norma in Finanziaria prevede, in subordine, l’utilizzo dei fondi nel bilancio regionale).
In bilico anche la norma che prevede la stabilizzazione dei medici nelle strutture carcerarie: norma che andrebbe in contrasto con le disposizioni nazionali e che rischiano di avere ricadute anche dal punto di vista finanziario.
Reddito di inserimento
Nella norma che estende la platea dei destinatari del Reddito di inserimento (Rei), secondo il Ministero c’è un problema: mentre la norma non indica un limite temporale, la copertura finanziaria è prevista solo per il 2018. Il Mef chiede alla Regione di precisare che questa misura è valida solo per quest’anno.
Sport, giornalisti e antiracket
Dubbi sono espressi sulla effettiva copertura finanziaria delle norme relative a “Interventi per la tutela e lo sviluppo dello sport” e “Misure in favore dei giornalisti vittime delle azioni della criminalità”. Di “dubbia legittimità” sarebbe anche la norma che aumenta il budget per le strutture sanitarie private vittime di richieste estorsive: la norma infatti per la destinazione di questi fondi fa riferimento a un criterio estraneo a quello relativo alla “verifica dei fabbisogni sanitari”.
Stop ai contributi a pioggia
E il Ministero alza paletta rossa su una lunga sfilza di contributi a pioggia voluti da diversi deputati dell’Ars: il vizio in questo caso? La copertura prevista, quella del Piano di azione e coesione farebbe riferimento a fondi già vincolati per altri progetti. E così, rischiano di essere cassati, tra gli altri, i finanziamenti per: l’emergenza idrica di Messina e la ‘valorizzazione’ dell’area ex Sanderson sempre nel capoluogo sullo Stretto, l’abbattimento delle barriere architettoniche, i fondi per le strutture ospedaliere in aree a rischio, i fondi per i ‘rifugi sanitari’ nei Comuni, quelli per il recupero degli impianti sportivi, valorizzazione dei siti riconosciuti dall’Unesco. Dubbi anche sui contributi finanziari col Fondo di sviluppo e coesione: si tratta, tra gli altri, dei fondi destinati ai Comuni per la redazione dei Piani regolatori generali e dei Piani di utilizzo del demanio marittimo (Pudm), i 50 milioni per opere in “enti di culto”, i 500 mila euro destinato al recupero del complesso monumentale della Fornace “Penna”. Adesso la Regione ha una decina di giorni per rispondere a questi rilievi. Anzi, meno. Entro una settimana la Presidenza del consiglio dei ministri dovrà decidere quali norme impugnare.
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04 Luglio 2018, 11:52