Ex Province soffocate dallo Stato | A Roma risorse per 277 milioni - Live Sicilia

Ex Province soffocate dallo Stato | A Roma risorse per 277 milioni

Il prelievo forzoso grava sugli enti e i bilanci di previsione non si approvano

PALERMO – Le ex province stanno collassando strangolate dal contributo di finanza pubblica: 277 milioni annuali di prelievo forzoso operato dallo Stato. Un ‘salasso’ che rappresenta il 42% delle uscite degli enti d’area vasta. Spese che hanno un valore assoluto di 651 milioni di euro.

Senza il prelievo i nove enti sarebbero, nella maggior parte dei casi, addirittura in avanzo: per raggiungere il pareggio di bilancio occorrerebbero al momento 155 milioni di euro: un disequilibrio che porta all’impossibilità di approvare i bilanci. Un esempio viene offerto da Gioacchino Guarrera, ragioniere generale dell’ex provincia ennese. “Nel libero consorzio di Enna – denuncia – lo Stato chiede una riduzione della spesa corrente di dieci milioni rispetto alle uscite correnti del 2014 che ammontavano a 18 milioni. Questi soldi dovrebbero derivare dalla diminuzione delle competenze provinciali e il risparmio ottenuto dovrebbe, quindi, servire per versare allo Stato il contributo di finanza pubblica. Ma – continua – mentre nel resto d’Italia con la legge Delrio le Province hanno perso delle competenze, così non è accaduto in Sicilia dove le risorse per gli oneri di finanza pubblica si sono sommati alle spese già esistenti”.

I dati sono diversi provincia per provincia (clicca qui per leggerli) ma la situazione non cambia. Il Libero consorzio di Agrigento, ad esempio, ha entrate pari a 44 milioni e uscite totali pari a 48 milioni, di cui 19 sono di prelievo forzoso dello Stato senza il quale l’ex Provincia avrebbe il bilancio in attivo di 15 milioni. La Città metropolitana di Palermo, invece, ha spese totali per 136 milioni di euro ed entrate per 121 ma il prelievo forzoso in questo caso è di 61 milioni così, senza il contributo di finanza pubblica, l’ente provinciale avrebbe un avanzo di circa 46 milioni di euro. Situazione nera a Siracusa, dove la ex Provincia è andata in dissesto e ha visto l’arrivo dei commissari ministeriali: i debiti hanno raggiunto quota 160 milioni. A conti fatti, però, a fronte di una voce spese in bilancio pari a 86 milioni di euro e di entrate pari a 51, il contributo di finanza pubblica grava per 30 milioni. Senza il prelievo forzoso da parte di Roma il passivo annuo si ridurrebbe a cinque milioni, piuttosto che 35.

Roma toglie alle ex Province tutti i fondi delle entrate tributarie e lascia gli enti senza le risorse per pagare le spese minime e obbligatorie come il personale, le borse di studio, la manutenzione delle scuole e delle strade. La Regione non ha le risorse per salvare gli enti e mentre tira fuori le tasche per dimostrare che sono vuote non smette di cercare una soluzione alla crisi. L’assessore regionale alle Autonomie locali Bernadette Grasso e il collega titolare dell’Economia Gaetano Armao tengono aperta su più fronti l’interlocuzione con i ministeri studiando una soluzione che arrivi prima della fine dell’anno e che forse è più vicina di quanto si creda. All’orizzonte l’ipotesi di una operazione finanziaria che consenta il salvataggio degli enti. “Negli incontri romani – afferma Armao – abbiamo ribadito le ragioni per cui abbiamo impugnato il bilancio dello Stato: il governo centrale ha applicato negli ultimi anni un prelievo senza precedenti nella storia togliendo agli enti di area vasta oltre 600 milioni di euro. Abbiamo chiesto al ministro Tria – prosegue – di eliminare il contributo di finanza pubblica per le ex province siciliane, nella prossima legge di Stabilità”.

Il prelievo forzoso, tuttavia, non è l’unico ostacolo a un cammino sereno per le ex Province. Lo Stato, che nel resto d’Italia toglie risorse con una mano e restituisce con l’altra, in Sicilia toglie solamente. “La situazione paradossale – evidenzia ancora Guarrera – è avvenuta dopo che lo Stato ha iniziato a dare un contributo agli enti di area vasta del resto d’Italia per neutralizzare i danni che il prelievo forzoso causava agli enti. Infatti, a seguito dell’accordo fra Stato e Regione Siciliana avvenuto con il passato governo regionale, Roma ha liquidato delle risorse alla Sicilia a patto che il finanziamento delle ex Province rimanesse di competenza regionale. Adesso quindi– conclude –  agli enti di area vasta il contributo per attutire il prelievo forzoso non spetta mentre lo Stato continua a togliere risorse ai Liberi consorzi e alle Città metropolitane”.

E, in questi giorni, forse già oggi, l’Assemblea regionale siciliana scriverà la parola fine sull’annosa vicenda delle ex Province: a Sala d’Ercole, infatti, è in discussione il ddl che mette una pezza al pasticcio degli enti di area vasta e istituisce come nel resto d’Italia l’elezione di secondo livello. Gli esiti potrebbero essere paradossali. Dopo anni di lotta con lo Stato, la Sicilia si adeguerà alla legge Delrio e i Liberi consorzi e le Città metropolitane avranno una elezione che non chiamerà in causa direttamente i cittadini. Ma a febbraio, mese in cui dovrebbero celebrarsi le elezioni, gli enti potrebbero già essere falliti qualora non riuscissero ad approvare i bilanci preventivi 2018. L’epilogo del lungo tira e molla fra Palermo e Roma sulla governance degli enti provinciali forse si concluderà, ma resterà aperto e tutto da scrivere il capitolo risorse.

I danni non finirebbero qui, come evidenzia il ragioniere generale della Città metropolitana di Palermo Massimo Bonomo: “La beffa – sottolinea – è che adesso che si sono resi conto dell’abbandono in cui hanno lasciato le Province e dei danni che la mancanza di risorse ha prodotto al territorio, stanno arrivando degli investimenti per le infrastrutture. Le Città metropolitane e i Liberi consorzi dovrebbero gestire queste risorse su scuole e strade ma – si chiede Bonomo – come possono farlo se non hanno i bilanci approvati?”.


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