22 Gennaio 2014, 17:55
3 min di lettura
CATANIA. Si sono alternati nel ruolo di testimoni dell’accusa per raccontare, trascorsi quattro anni, cosa avvenne il 30 ottobre 2009 quando all’alba intervennero per sgomberare, su ordine dell’autorità giudiziaria, il centro di aggregazione sociale “Experia” di Catania. Dalla controversa vicenda è infatti nato un processo che ha portato alla sbarra otto imputati, tutti ex attivisti del centro in via Plebiscito, accusati a vario titolo di resistenza a pubblico ufficiale, istigazione a delinquere e travisamento dei volti.
“Quando arrivammo – racconta alla Corte Marilina Giaquinta (Direttore Divisione P.A.S.I.) – c’erano dei cassonetti capovolti come una barriera in mezzo alla strada oltre a una rete di transenne sistemate a forma di “L” legate tra loro con delle catene dei motorini e dei picchetti”. Il dirigente della Polizia Amministrativa tuttavia non prese parte all’ingresso all’interno del centro sociale, ricordando però alcuni aspetti di quella calda mattinata. Dalle “giovani ragazze forse minorenni” con cui si cercò “di interagire” fino alla “presenza dell’avvocato Pierpaolo Montalto”. Allora nelle vesti di legale rappresentante del centro di aggregazione e oggi in aula agguerrito difensore di numerosi imputati.
Il racconto della “fase di spinta”, e cioè il contatto tra forze dell’ordine e attivisti, è stato invece affidato a Agatino Todaro, Sovraintendente della Squadra Mobile. “Erano circa un centinaio – spiega al Presidente del collegio Carmen La Rosa – molti di loro a viso coperto con dei caschi. C’erano gli imputati e uno di loro, Scalia, reggendo un megafono tenne un comizio. Ci furono – prosegue il testimone – cori contro le forze dell’ordine”. L’accesso, che all’interno dell’immobile avvenne dopo attimi di forti tensioni in cui i reparti antisommossa utilizzarono i manganelli, consentì anche di rilevare il materiale che il centro d’aggregazione custodiva. Dentro, c’era “un ring” utilizzato per una delle attività ricreative, oltre agli strumenti per “riparare le biciclette”. Nessun ricordo, secondo il teste, di “strumenti didattici”. All’interno dell’Experia tuttavia una delle attività principale era quella del cosiddetto doposcuola popolare, organizzato per gli abitanti di una delle vie più difficili di Catania.
A procedere all’identificazione grazie ai video girati dalla Polizia Scientifica fu invece l’Ispettore Capo Francesco Mulinello. “Gli imputati – sottolinea il testimone indicandoli singolarmente grazie ad alcuni frame – si tenevano per mano per non farsi spostare. Cacia indossava un casco quasi integrale mentre Emanuele Feltri in prima fila andava in contatto con i colleghi in divisa”.
A sostenere l’accusa in aula c’è il Sostituto Alessia Minicò, che di fatto ha preso il posto della collega Alessandra Tasciotti presente nell’udienza dello scorso ottobre ma anche protagonista di un altro filone processuale legato all’Experia. Davanti il gip di Catania c’è infatti una querela nei confronti dei poliziotti per “uso illegittimo della forza” su cui la Procura tramite i magistrati Serpotta e Toscano ha avanzato richiesta d’archiviazione. Istanza su cui però è stata chiesta la revoca sia dal Procuratore aggiunto Carmelo Zuccaro che dalla stessa Tasciotti. Entrambi hanno infatti sposato la richiesta dei denuncianti di procedere all’identificazione degli uomini in divisa. L’ultima decisione spetterà al giudice Alessandro Ricciardolo. Il processo proseguirà nella prossima udienza con l’esame dell’ex vice Questore Alfredo Anzalone (attualmente in servizio come Questore a Cosenza) e con quello dei vice Questori aggiunti Orazio Marini e Alessandro Beretta oltre all’agente scelto Salvo Spanò.
Pubblicato il
22 Gennaio 2014, 17:55