24 Novembre 2024, 15:02
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“Quanto è lungo un giorno in carcere? È infinito”. Inizia così la lunga intervista rilasciata da Fabrizio Miccoli ai microfoni del Corriere della Sera. L’ex capitano del Palermo si è raccontato a 360 gradi dopo alcune settimane dalla sua visita nel capoluogo siciliano.
“Ho messo un punto, una pietra su quello che ho vissuto. Sto cercando di riprendermi la vita. Cerco di non pensarci più, di allontanare il ricordo che comunque riaffiora. Difficile, ma ci provo. Se guardo indietro cosa vedo? Un grande errore commesso, la forza di reagire e affrontare il peggio con dignità, serietà e a testa alta – aggiunge Miccoli -. Vedo una parentesi amara che finalmente si è chiusa. Oggi faccio fatica a parlarne, vorrei mettermela definitivamente alle spalle. Sono un uomo libero, ed è una sensazione meravigliosa”.
Il 2 novembre, il giorno prima di Palermo-Cittadella, Miccoli è tornato in Sicilia ed è stato accolto da Maria Falcone alla Fondazione Falcone: “Non c’è stato bisogno di tantissime parole, ho incontrato una donna straordinaria che mi ha accolto con il sorriso. Ero emozionato e anche un po’ intimidito, ma vederla era un desiderio forte per spiegarle ancora una volta il significato di quelle parole. Dirle quanto mi fossi pentito”.
“Quella vicenda ha fatto male a me ma soprattutto ai miei genitori, che ci sono sempre stati – ha ammesso l’ex calciatore -. Per tanto tempo ho provato un grande senso di colpa nei loro confronti. Vergogna, quasi. Se ne sono uscito è grazie a loro, a mia moglie Flaviana e ai nostri figli Diego e Swami. Il loro sostegno è stato vitale. Questo ho raccontato alla dottoressa Falcone, lei ha compreso il mio dolore. Non smetterò mai di ringraziarla”.
Poi il “Romario del Salento” ha raccontato alcuni aneddoti del suo periodo in rosanero durante l’intervista: “Ero il Maradona del Palermo, giusto? Quella città è stata tutto per me: casa, famiglia, amici. Vita. Mi hanno adorato e io li ho amati: tifosi, compagni di squadra, allenatori, presidenti. Sono stati veramente una famiglia. Con la mia vicenda non c’entra niente il calcio e non c’entra niente Palermo. Ho fatto io un errore enorme”.
“Quale? Dire sempre di sì a tutti. Sono stato molto ingenuo, troppo disponibile, ma questo è il mio carattere che sto cercando di modificare. Ho sbagliato, ho pagato, ho chiesto scusa e ho messo un punto definitivo incontrando Maria Falcone con la quale faremo anche iniziative di solidarietà insieme per Palermo. Se mi faccio un esame di coscienza mi dico che ero e resto una brava persona”.
“La porta di casa mia era sempre aperta. A tutti quelli che bussavano perché avevano bisogno di aiuto. Pagavo le bollette a chi non aveva soldi, facevo la spesa a chi non riusciva a mettere il piatto a tavola. Dio solo sa quante aste di beneficenza ho organizzato per i bisognosi, per comprare attrezzature da donare all’ospedale pediatrico. Cose che mi hanno riempito la vita, anche oggi faccio aste”.
“Ho voluto bene a tanti, quasi a tutti. Ed ero ricambiato – racconta Miccoli -. Portavo gioia nello spogliatoio. Una volta a Palermo avevo fatto shopping in un negozio di “Dolce&Gabbana”: comprai abbigliamento per circa 20 mila euro. Portai tutte le buste con i vestiti al campo, ci fu un assalto e regalai a ciascuno una cosa. Chi prese una maglia, chi una cintura. Insomma era stato uno shopping per tutti».
“Se ho guadagnato molto? Sì, abbastanza. Ma ho speso anche tantissimo. Ne ho fatte di stronz…. Macchine e orologi principalmente, non si contano. E poi vestiti, sempre cose all’ultima moda”, ha ammesso l’ex capitano del Palermo.
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