14 Gennaio 2011, 19:22
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Abbiamo lanciato le nostre consultazioni. Vi abbiamo chiesto – ogni giorno – un parere su questo o quel candidato a sindaco di Palermo. Era un trucco, una marachella da giornalisti. Non ci interessa troppo il responso delle urne virtuali, perché conta nulla o quasi. Abbiamo più a cuore i cittadini che bazzicano qui. Sapevamo che la domanda era una porta, uno stratagemma. Ci avrebbe condotto, dritti, nelle anime dei palermitani, nel circuito dei loro sogni e delle loro delusioni. Dal viaggio, senza muoverci dalla sedia, avremmo ricavato un profilo. Ora possiamo raccontare un volto. Ed è un viso che non ci piace, anche se gli vogliamo bene, perché partecipiamo degli stessi sentimenti e della stessa disperata voglia di reagire.
Ma le vostre risposte, i vostri commenti, narrano la trama inconcludente della rabbia. Un’ira cieca, pronta a demolire tutto e tutti. E dove soffia la rabbia, con un tornando tanto legittimamente feroce quanto inutilmente impetuoso, non può crescere il filo d’erba della speranza. Va bene lo sdegno, quando passa per per il rasoio della passione civile e diventa e un’arma pacifica in mano a coloro che intendono cambiare davvero. Va male l’urlo che nessuno ascolta. Va peggio la testata come strumento per abbattere un muro…
E poi l’idea sbagliata che sia necessario un salvatore, un Grande Mazinga, un Superman. Insomma, un sindaco calato dal cielo che riesca a sanare il costato martoriato di una città in fondo al barile dell’indifferenza, con il suo abracadabra. Costui, l’Obama palermitano, è già destinato al fallimento per presenza soverchiante di aspettative impossibili. Non conterà sulla bacchetta magica, né sui superpoteri, il prossimo primo cittadino di Palermo infelicissima. Anzi. Prevarrà, nella sua porzione di impegno, se avrà accanto almeno la parte sana della città. Altrimenti…
Ma questa parte sana non si vede, si intuisce appena sotto la superficie dei vostri commenti. E’ informe, parcellizzata, non ha il coraggio di unirsi e ripartire. Ha rabbia, rabbia, rabbia. Ed è tristemente priva di futuro. C’è speranza di salvezza? Esiste una fiche da puntare? Abbiamo un lumicino? Oggi diciamo di no e siamo pessimisti della ragione, mentre restiamo ottimisti della riscossa. Così non ci rassegniamo e non alziamo ancora bandiera bianca. Sappiamo che gli uomini, se ci credono, sono miracolosi. E – come scrisse Shakespeare che sarebbe stato un ottimo sindaco di Palermo – riescono a compiere cose talmente fantastiche al cospetto dell’alto cielo, che gli angeli piangono.
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14 Gennaio 2011, 19:22