Cronaca

Faida tra Mirabile ed Ercolano: si va in Appello per due omicidi

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30 Luglio 2023, 13:49

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CATANIA – Tornano in aula due delle pagine di mafia che hanno insanguinato le cronache degli ultimi anni a Catania. La storia è quella della faida che vide contrapposti nella primavera del 2004 gli uomini del gruppo di Alfio Mirabile – legati a doppio filo con “Nino u pazzu”: al secolo Nino Santapaola, fratello di Nitto – e gli Ercolano.

Diciannove anni dopo, approda in Appello il processo per gli omicidi di Salvatore Di Pasquale e Michele Costanzo. Di Pasquale fu ucciso all’una e mezza del mattino del 29 aprile 2004 in piazza Ustica, davanti a una rivendita di panini. L’omicidio per il gup fu commesso da un commando di killer di Cosa Nostra.

Gli assassini usarono una pistola calibro 9×21 e una calibro 380 automatica. In primo grado sono stati condannati a 30 anni per questo delitto i catanesi Luigi Ferrini, Angelo Pappalardo, Marco Strano e Pietro Privitera, ritenuti vicini allora al gruppo di Alfio Mirabile.

I pentiti: “Si era vantato dell’attentato ad Alfio Mirabile”

Secondo il pentito Giuseppe Mirabile, l’omicidio di Di Pasquale, soprannominato “Giorgio Armani”, sarebbe una risposta al tentato omicidio di suo zio Alfio Mirabile, avvenuto qualche giorno prima, e che sarebbe stato ordinato da componenti della famiglia Ercolano per contrastare lo strapotere di Nino Santapaola, vicinissimo, come detto, a Mirabile.

“Era chiaro – ha dichiarato il collaboratore di giustizia – che colpire lui equivaleva a contrastare Santapaola Antonino stesso. Sicché solo i più importanti esponenti della famiglia potevano aver deciso l’attentato”. Scattò la ritorsione. E Di Pasquale, sempre secondo il pentito, sarebbe stato individuato come colui con cui vendicarsi perché si sarebbe vantato “con allusioni di essere stato l’autore dell’attentato”.

L’altro nipote di Mirabile, Paolo, ha aggiunto di aver saputo che l’obiettivo era una persona, individuandola in Di Pasquale, che aveva festeggiato per l’attentato ai danni di suo zio e a cui bisognava dare un insegnamento.

La testimonianza dell’assassino reo confesso di Di Pasquale

Dal canto suo Dario Caruana, pentito reo confesso (sarebbe stato il sicario), ha raccontato “l’indagine mafiosa” per capire chi avesse attentato alla vita di Mirabile. Raccolsero una testimonianza: una parente di Mirabile disse di aver visto Di Pasquale uscire dalla strada dell’attentato.

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L’indomani i mafiosi avrebbero cercato di farlo salire in una macchina con la scusa di interrogarlo, ma Di Pasquale non ci cascò. All’uomo che avrebbe dovuto convincerlo, però, raccontò di essere contento dell’agguato a Mirabile, lasciando intuire di aver avuto un ruolo. Sarebbe stata la sua condanna a morte.

Il delitto Costanzo: affari in contrasto nella zona industriale

L’omicidio di Michele Costanzo avvenne pochi giorni dopo l’uccisione Di Pasquale, nel pomeriggio del 3 maggio 2004, lungo la ventitreesima strada della zona industriale. La vittima pure in quel caso fu colpita con armi semiautomatiche.

Per l’uccisione di Costanzo sono stati condannati in primo grado i catanesi Arnaldo Santoro e Maurizio Zuccaro, ritenuti più semplicemente appartenenti al clan Santapaola-Ercolano. Tutti e sei i condannati del processo, difesi dagli avvocati Francesco Antille, Salvatore Pace, Fabio Presenti, Gabriele Celesti, Lucia D’Anna, Giuseppe Ragazzo, Salvatore Centorbi e Giuseppe Rapisarda, dovranno presentarsi il prossimo 11 settembre dinanzi ai giudici della Corte d’assise d’Appello di Catania. Quel giorno è in programma la requisitoria.

L’omicidio e gli affari: Zuccaro “agguerrito avversario dei Mirabile”

La sentenza emessa dal Gup si fonda pure in questo caso soprattutto sulle deposizioni dei pentiti. Sarebbero “reciprocamente autonome e convergenti” e porterebbero a ritenere l’omicidio un delitto per motivi “di business”.

Affari in contrasto tra gli Ercolano, da una parte, e Mirabile, a cui Costanzo sarebbe stato vicinissimo. “Agguerrito avversario dei Mirabile – scrive il gup – pur sempre in seno a Cosa Nostra catanese, era anche Zuccaro Maurizio”.

A commettere l’omicidio sarebbe stato tale Lorenzo Saitta detto “Salvuccio u scheletro”, processato a parte, che sarebbe stato agli ordini di Maurizio Zuccaro. Santoro, invece, avrebbe preso parte in veste di “ulteriore esecutore materiale”. Ora dunque si va in Appello.

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30 Luglio 2023, 13:49

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