23 Maggio 2018, 08:18
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PALERMO – Con l’inno di Mameli cantato da alcuni bambini ha preso il via, all’interno dell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo, la giornata dedicata al ricordo di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e dei tre agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Nell’aula che segnò uno dei passaggi fondamentali della lotta alla mafia, con la celebrazione del maxi processo istruito dal pool antimafia, sono arrivati anche i mille studenti provenienti da tutta Italia sbarcati questa mattina nel capoluogo dalla Nave della Legalità, che era partita ieri da Civitavecchia. “Gli insegnanti ci permettono di far camminare le idee di Giovanni sulle gambe di tanti giovani e ci danno la speranza che ce la possiamo fare. Non abbiamo ancora vinto le mafie”, sono state le parole di Maria Falcone, presidente della fondazione Falcone. “E le notizie degli ultimi giorni ci danno la consapevolezza che esiste una mafia silente. Vogliamo continuare a coltivare la speranza”.
Da Roma arriva il messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ieri ha salutato gli studenti in partenza da Civitavecchia: “La mafia verrà sconfitta”, afferma. Un’occasione anche per esprimere vicinanza e solidarietà ai familiari delle vittime e “a tutti i cittadini che oggi si riuniranno per consolidare, nel ricordo, il proprio impegno civile”. “La memoria del loro impegno e il loro sacrificio sono divenuti parte della coscienza civile e democratica del Paese, e costituiscono un riferimento prezioso per la comunità nazionale – scrive il capo dello Stato in un messaggio – Con mezzi disumani la mafia ha perseguito, e ancora persegue, finalità eversive. Falcone ci ha dimostrato che la civiltà, la legalità, la Costituzione, possono prevalere su chi le minaccia e vuole destabilizzarle”. Citando anche l’esempio del collega e amico di Falcone, Paolo Borsellino, ucciso dalla mafia due mesi dopo, Mattarella continua: “Falcone e Borsellino ebbero l’intelligenza e il coraggio di colpire l’organizzazione mafiosa come prima non si era fatto. Il maxi processo, da loro istruito, mostrò la mafia come fenomeno unitario, dotato di gerarchia interna, di tentacoli, complicità e collusioni, e consentì in tribunale condanne importanti. Dal lavoro di Falcone e Borsellino scaturirono anche metodi di indagine più moderni, oltre che proposte organizzative e legislative che hanno consentito azioni di contrasto più efficaci”. Da qui la conclusione: “La forza della legalità non si fermerà davanti alle nuove strategie mafiose. La mafia verrà sconfitta. Il testimone che i due magistrati ci hanno consegnato camminerà ‘sulle gambe di altri uomini’, come ebbe a dire lo stesso Giovanni Falcone”. Nell’aula bunker la parola al ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, che ha viaggiato sulla Nave della Legalità: “Fare questo viaggio con la Nave della Legalità è anche motivo di confronto per gli studenti con dei testimoni dell’epoca, con chi ha vissuto quella fase, a partire dai familiari e dai magistrati. Memoria attiva significa costruire tutti gli anticorpi che poi rimangono nella vita di tutti i giorni. Educare al rispetto della legalità, questo è il concetto: la mafia infatti distrugge la vita e la dignità. Stiamo facendo un lavoro importante”. Così la ministra del Miur, Valeria Fedeli, prendendo la parola dal palco dell’Aula Bunker di Palermo dove è iniziata da pochi minuti la cerimonia per il 26mo anniversario delle stragi di via Capaci e di via D’Amelio.
E dal palco dell’aula bunker le parole del ministro dell’Interno Marco Minniti: “Se non combattiamo il rapporto tra mafia e politica non combatteremo mai fino in fondo le mafie e sciogliere i consigli comunali è il primo anello per farlo – le sue parole -. Abbiamo sciolto 37 consigli comunali in 16 mesi per infiltrazioni, nel 2016 ne erano stati sciolti 8. Quando si fa non è una festa per la democrazia eppure sono strumenti doverosi e necessari”.
A margine della cerimonia nell’aula bunker, il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha risposto ai cronisti all’arresto dell’ex responsabile della legalità di Confindustria Antonello Montante: “È un dovere istituzionale e civico ricordare chi è caduto per il nostro Paese, dunque non è una passerella quella di oggi – ha affermato -. Ci sono state tante passerelle da parte di chi con i galloni antimafia ha fatti i propri interessi personali”. L’argomento è sfiorato anche dal presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci: “Quando arriva la magistratura prima della politica vuol dire che il danno è già fatto”, dice il governatore il quale esprime la preoccupazione che “la bandiera dell’antimafia possa essere ammainata, e sarebbe una grande delusione”. “Sono – aggiunge – per vocazione garantista, è quindi per una valutazione complessiva bisogna aspettare che la giustizia faccia il suo corso. A noi compete però il dovere di vivere ogni giorno la tensione del 23 maggio. L’antimafia va testimoniata e interpretata in ogni occasione. E questo vale per tutti ma per chi ha ruoli pubblici in modo particolare. Solo così si possono ricordare uomini come Falcone, Borsellino e tutti quelli che hanno portato il loro impegno per la legalità fino al sacrificio della vita”.
Davanti all’aula bunker anche il presidente della Camera Roberto Fico, che ha parlato delle inchieste sulle stragi: “L’abitudine all’insabbiamento è qualcosa che dobbiamo definitivamente interrompere – ha affermato -. Deve esserci una verità definitiva. Ogni nuova legislatura non può prescindere dal parlare di mafia e dall’avere una legislazione aggiornata in materia. Così come non può fare a meno di investimenti strutturali in scuole per la formazione. Senza tutto questo un governo non va da nessuna parte”. Poco prima, accogliendo i ragazzi sbarcati dalla Nave della Legalità, Fico aveva ricordato: “Questa mattina la sensazione è incredibile. Mi ricordo quel pomeriggio di tanti anni fa, avevo quasi 18 anni. Ero a casa e mi arrivò la notizia dell’uccisione di Falcone di tutta la scorta. Fu un momento che scosse l’Italia e mi ricordo che rimasi molto colpito. Il fatto che io sia in politica come terza carica dello Stato deriva anche da quella sensazione. Ogni Governo e ogni Parlamento devono avere come priorità la lotta alla mafia”. Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato, ha scritto un messaggio a Maria Falcone: “E’ indispensabile continuare a collaborare per diffondere la conoscenza di chi, per senso dello Stato, di giustizia e di libertà ha sacrificato la propria vita. Trasmettere ai giovani l’insegnamento morale di Giovanni, Paolo e Francesca, ed il sacrificio di Rocco, Antonio, Vito, Agostino, Walter Eddie, Vincenzo, Emanuela e Claudio è un dovere che le Istituzioni, a partire da quella che ho l’onore di presiedere, devono assolvere con massimo impegno, nell’interesse delle future generazioni, perché è soprattutto a loro che Giovanni Falcone guardava nella sua costante azione di contrasto alla mafia e alla criminalità organizzata”. Nel messaggio Casellati esprime anche “il senso della mia personale gratitudine per l’organizzazione di tutte le iniziative che vedranno, nella giornata di oggi, la conclusione di progetti educativi dall’altissimo ed insostituibile valore morale. Per me, per l’intero Paese, il progetto della Fondazione Falcone “Angeli custodi: l’esempio del coraggio, il valore della memoria” deve tradursi quotidianamente in impegni concreti, ispirazione, forza interiore”.
DISEGNI E COLORI ALL’AULA BUNKER – FOTOGALLERY
A Palermo anche il procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho, che al suo arrivo all’aula bunker ha affermato: “La certezza è che fino ad oggi, anche nelle campagne elettorali, non si è tenuto in alcun conto della priorità della mafia. E’ un tema che non deve essere richiamato solo quando c’è una commemorazione come questa. E’ un tema su cui occorre la massima sensibilità da parte di tutti, innanzitutto della politica, che possa stare al fianco di tutti coloro che svolgono una attività diretta di contrasto”.
I ragazzi provenienti da Civitavecchia sono giunti in mattinata sulle note de ‘I cento passi’, sono stati accolti dal presidente della Camera Roberto Fico, dalla presidente della Fondazione Falcone, Maria Falcone, dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando e dal vicepresidente del Csm Giuseppe Legnini il quale ha ricordato che sulle stragi “un altro pezzo di strada va fatto e va fatto fino in fondo”.
L’ARRIVO DELLA NAVE SULLE NOTE DE ‘I CENTO PASSI’ – VIDEO
“E’ importante la testimonianza che state portando oggi e per la giornata di domani: ricordiamo con riconoscenza Giovanni Falcone e Francesca Morvillo e con loro Paolo Borsellino: tra il 23 maggio e il 19 luglio passano poche settimane, una stagione tragica per il nostro paese da non dimenticare per fare motivo continuo di impegno”, sono state ieri le parole del Capo dello Stato. A bordo della nave anche l’ex presidente del Senato Pietro Grasso, che è stato capo della Procura di Palermo: “Ci sono ancora tante cose che dobbiamo accertare, tanti misteri intorno alle stragi. La storia dei nemici della mafia uccisi solo dalla mafia ha bisogno di altre importati acquisizioni”, ha detto Grasso nel corso degli incontri che si sono svolti sulla nave. “E’ una verità che va cercata, lo abbiamo giurato davanti a quelle tombe che non ci saremmo fermati fino a quando non avremmo trovato i responsabili”, ha concluso.
LA NAVE DELLA LEGALITA’ A PALERMO – FOTOGALLERY
I giovani saranno anche protagonisti del corteo che si concluderà nel pomeriggio in via Notarbartolo, davanti all’albero Falcone, dove si trovava l’abitazione del magistrato. Una manifestazione in cui verrà ricordata anche la strage di via D’Amelio, che il 19 luglio del 1992 uccise Paolo Borsellino e le donne e gli uomini della scorta Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina.
E nella giornata di Falcone arriva anche l’appello del questore di Palermo Renato Cortese, che dopo il blitz antimafia nel quartiere Noce invita i commercianti a ribellarsi al racket. Un appello raccolto da Confesercenti Palermo: “Per i commercianti e gli imprenditori palermitani è arrivato il momento di ribellarsi definitivamente al pizzo -ha afferma to il presidente dell’associazione Mario Attinasi -. Ha ragione il questore Renato Cortese nel dire che oggi non è più tollerabile piegarsi al racket mafioso, un messaggio che diventa ancor più significativo in un giorno come il 23 maggio che ci ricorda il sacrificio di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e degli agenti della scorta nella lotta alla mafia. La nostra associazione è sempre stata in prima linea sul fronte della legalità – aggiunge Attinasi – e per questo è pronta a raccogliere l’appello del questore, facendolo proprio: saremo accanto a chi denuncia, facendo fronte comune con le istituzioni e le associazioni di categoria”.
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23 Maggio 2018, 08:18