Fallimento rosanero?

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03 Aprile 2011, 19:31

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(rp) Il cuore ha messo di suo pugno il punto interrogativo. E poi c’è la Coppa Italia per raddrizzare la barca sfondata e ricucire lo spirito strappato degli aficionados. Ma la parola “fallimento” – suono duro, scabroso e sgradevole – si è affezionata alla tastiera e non vuole uscire dalla pagina virtuale. C’è una storia del Palermo che racconta, giustamente, trionfi e sorrisi. Una squadra dal domani incerto fu sollevata dal friuliano conducator Zamparini verso mete celestiali e non immaginabili. La serie A, l’Europa. E chi l’avrebbe mai detto, quando ci incartavamo di sogni per la quaterna di Musella al Casarano? Quando Rumignani era il profeta? Quando la scelta in attacco era fra Mark Dittgen e Ronnie Hoop? Se guardiamo onestamente quello che eravamo, solo lodi scaturiranno dalle labbra per Zamparini Maurizio, il Messia. E attenti, appassionati rosanero, nessun passato è talmente brutto da non potere essere rivissuto. Nessuna città è tanto grande da allontanare per sempre lo spauracchio di una squadra troppo piccola. Zamparini, con i suoi torti e con le sue ragioni, è una polizza assicurativa cui sarebbe folle rinunciare a occhi chiusi. Altro che si stava meglio, quando si stava peggio…

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Eppure, la scostumata parola “fallimento” torna al petto, nonostante i pussa via con cui vorremmo scacciarla. Il Palermo gioioso è anche una occasione mancata, un colossale spreco, un rimpianto. Un continuo e snervante “Ricomincio da nulla”, senza una giustificazione plausibile. Con più pazienza, con maggiore attenzione, con un più assennato decoro manageriale, con timonieri più saldi, chissà… La storia recente rosanero è costellata di “se” malignazzi. Un se immenso accompagna i bravi allenatori andati via con la bile in pezzi, per le pressioni di un patron passionale quanto eccessivo. Se fosse rimasto il rimpianto Guidolin? Se, se, se… Perché non concedere a Delio Rossi la calma e la pazienza dovute all’agricoltore che cura con amore la sua verde piantina (tornerà Delio, ma dovrà ricostruire sulle macerie)? E se il Palermo non avesse venduto i suoi pezzi pregiati a ogni schiocco del battitore d’asta? Ecco perché “fallimento” – termine perfino ingrato, secondo qualcuno – incrudelisce e scava nell’ora di una cocente quaterna subita a Catania. Abbiamo l’impressione di un cortocirciuto infinito. Guardi il Napoli di Cavani e pensi: anche loro vengono dai bassifondi, nonostante epiche gloriose che non contano più. Perché non siamo al loro posto? Presidente, croce e delizia delle domeniche, perché?

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03 Aprile 2011, 19:31

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