03 Dicembre 2017, 09:25
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CATANIA – La Cattedrale resta chiusa, ma fuori si prega. Le famiglie che hanno occupato il Sagrato della chiesa nel tardo pomeriggio di ieri hanno pregato insieme alle persone venute a trovarle: qualcuno ha portato generi di sussistenza, qualcun altro una parola di conforto, qualcun altro ancora è qui solo per guardare. “Ribadiamo che non è venuto nessuno a parlare con noi, nessuno per sentire i nostri appelli, nessuno – ribadiscono in coro le donne e gli uomini che ormai da quattro giorni occupano il Sagrato del Duomo – hanno proposto un incontro in Prefettura a patto di abbandonare la chiesa, perché? Non abbiamo fatto nulla, nessuna protesta eclatante, solo silenzio rotto ogni tanto dalle grida dei bimbi che giocano e oggi preghiamo, tanto dentro o fuori è lo stesso”. “Tra di noi ci sono ragazze con bambini piccoli che non hanno nulla, famiglie disperate senza tetto e chiediamo soltanto una soluzione, non sappiamo dove andare e non abbiamo visto, a parte gli uomini del 118, della Digos e della Polizia, nessun altro. Hanno addirittura chiuso la chiesa per non farci stare dentro e siamo rimasti fuori sotto la pioggia e al freddo con i nostri bambini e se non fosse per l’aiuto della gente comune non avremmo nemmeno tanto cibo: aspettiamo ancora una parola, un gesto da parte dell’amministrazione comunale”, dicono.
Dentro la Cattedrale c’è soltanto una donna. Si chiama Aurora e resiste lì da sola su una panca della chiesa vuota. “Non vedo nessuno, non parlo con nessuno, ogni tanto vengono a suonare l’organo e fanno le pulizie – racconta Aurora raggiunta telefonicamente – non mi sono mossa da qui perché credo che la nostra battaglia sia giusta, non si possono abbandonare così le persone, non si può e io resto qua dentro sola, ma con la speranza che tutto questo serva a far capire che solidarietà e accoglienza valgono per tutti”. La Cattedrale resta chiusa, ma i vertici ecclesiastici dicono la loro. “La Basilica Cattedrale di Catania continua, anche in questa situazione straordinaria, ad avere cura delle persone in difficoltà così come avviene quotidianamente. Sin dall’inizio il parroco Barbaro Scionti ha ascoltato le esigenze degli occupanti e si è mosso, perché arrivassero all’Amministrazione e agli assessori competenti, soprattutto per aprire un canale di dialogo diretto. Non si può che essere solidali con chi vive nel disagio e senza un tetto, consapevoli che ciascuno deve fare il proprio dovere e rispondere di persona e pubblicamente. E’ questo il coraggio che si cerca dalle Istituzioni civili ed insieme risposte concrete che diano serenità alle famiglie”.
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03 Dicembre 2017, 09:25