Far West a Cruillas e Borgo Nuovo | Una giornata di sangue e follia

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27 Giugno 2016, 06:03

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PALERMO – Dalle parole grosse alla violenza è stato un attimo. Un uomo è rientrato a casa per prendere una pistola e fare fuoco, altri sei invece impugnavano martelli e coltelli. Nelle periferie palermitane ci si arma per farsi giustizia, per ribadire chi è il più forte. E la tendenza più volte confermata dalle forze dell’ordine, che negli ultimi mesi hanno sequestrato grosse quantità di armi procurate e detenute illegalmente, si rivela ancora una volta preoccupante.

Che siano i panni stesi o un regolamento di conti, la soluzione per risolvere i problemi, anche i più futili, sembra soltanto una: colpire per uccidere. E il risultato di una giornata di follia e sangue come quella di sabato è di due omicidi avvenuti nel giro di poche ore e a breve distanza l’uno dall’altro. Borgo Nuovo e Cruillas hanno fatto da scenario a due delitti avvenuti davanti agli occhi di decine di persone. Uno in pieno giorno tra le palazzine popolari, l’altro nel bel mezzo di un sabato sera che ha visto la zona di via Trabucco sprofondare nell’inferno: le sirene delle auto dei carabinieri, quelle delle ambulanze, le urla e la disperazione di chi ha visto morire un ragazzo di 27 anni, hanno squarciato il silenzio del quartiere.

Il terrore si è ripresentato per la seconda volta nell’arco della stessa giornata. Ed ha seminato panico, morte, impotenza. Di nuovo. Vincenzo Barbagallo e Roberto Frisco, 68 e 27 anni, sono morti sul colpo dopo essere stati raggiunti, rispettivamente, da uno sparo e da una coltellata. Quell’escalation di violenza non ha lasciato scampo alle due vittime di un sabato fuori da ogni controllo, durante il quale gli interventi dei carabinieri si sono rivelati molto complessi. I familiari di Francesco Lo Monaco, il 49enne arrestato per l’omicidio di Borgo Nuovo, si sono coalizzati mentre l’uomo tentava di fuggire e liberarsi dell’arma. Hanno tentato di impedire ai militari di raggiungerlo nell’appartamento in cui si era barricato. Dopo la maxi rissa finita a coltellate a Cruillas, invece, forti tensioni coi parenti dei feriti si sono registrate nell’ospedale dove sono stati ricoverati.

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La folla, ancora una volta, ha provato a proteggere i suoi figli. È successo a Pallavicino, allo Zen, al Cep, a Brancaccio. Ma anche in zone altrettanto popolari, ma più centrali, come alla Kalsa, dove un rapinatore alcuni mesi fa è stato aiutato dai residenti della zona a fuggire. Dinamiche collaudate come quella che arma le mani di chi annuncia vendetta e si trasforma in assassino dopo una lite condominiale, uno screzio in strada o vecchi rancori mai sopiti. Sarebbe il contesto in cui è maturato sabato l’omicidio in largo Pozzillo, così come quello di aprile a Villagrazia. Anche in questo caso gli investigatori hanno scavato a fondo tra le viscere della periferia palermitana, ma l’ipotesi ancora in piedi si basa su una lite senza fine tra vicini di casa.

Alla fine dello scorso anno, tra i padiglioni dello Zen, un episodio simile, ma senza vittime. In via Rocky Marciano sono stati esplosi dei colpi di pistola: un uomo doveva “vendicare” il figlio, poco prima rimproverato dai vicini di casa mentre giocava al pallone con dei coetanei. Ma, senza andare troppo lontano nel tempo, basta ricordare la vicenda che lo scorso maggio ha coinvolto padre e figlio, nello stesso quartiere: erano affacciati al balcone quando è scoppiata una rissa. Anche in questo caso i due gruppi rivali erano armati, c’era di mezzo un fucile. Durante la colluttazione sono partiti dei colpi che hanno raggiunto i due uomini, poi trasportati in ospedale. Liti degenerate, reazioni violente immediate e sangue. Contrasti seguiti troppo spesso da una furia pagata a caro prezzo.

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27 Giugno 2016, 06:03

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