15 Aprile 2011, 16:04
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(rp) Faraone, ci risentiamo. Ci sintetizzi la sua posizione.
“Siamo al teatro dell’assurdo. Lei ricorda “Aspettando Godot”?, il dramma costruito intorno all’attesa, di Samuel Beckett? Ecco, la politica siciliana aspetta Godot. Godot, naturalmente è il rinvio a giudizio di Lombardo”.
Cioè?
“E’ un dibattito surreale, la certificazione di una politica debole, minoritaria e confusa che aspetta, sta a guardare, rinvia le decisioni, si divide, urla, subisce l’agenda giudiziaria per l’incapacità di imporre un’agenda politica che riporti al centro della scena il futuro dei siciliani”.
Con chi ce l’ha?
“Parlo di chi sta all’Ars, perché si preoccupa più della chiusura anticipata della legislatura e della sorte dei novanta deputati regionali piuttosto che del futuro di cinque milioni di siciliani. Mi chiedo: è possibile ragionare sul cambiamento avendo come zavorra le ansie di chi pensa alle indennità e alla pensione di onorevole?”.
E il resto?
“E’ una politica debole, parlo di chi non sta all’Ars, perché invece di lavorare per far guadagnare un punto in più di Pil ai siciliani, lavora per guadagnare un punto in più alle elezioni”.
E Godot che dice?
“Sono tutti lì ad aspettare che arrivi. Ma Godot non si sa se arriverà oggi o domani, non è detto che arriverà mai. Così non si può andare avanti. Per questo dico che occorre chiudere il sipario e interrompere questo dibattito senza senso e senza scopo. Frutto di una classe politica senza coraggio”.
Concretamente, passando da Beckett alla Sicilia…
“Occorre una nuova visione e un’unica via per interrompere questo dramma: approvare immediatamente il bilancio regionale e la finanziaria e andare a votare in autunno proponendo un grande progetto di riforme per la Sicilia che abbia due priorità: lo sviluppo e la legalità. La nuova frontiera del riformismo sarà più forte se arriva dal “sì” degli elettori e non dai ribaltoni di palazzo”.
Cosa direbbe ai suoi compagni?
“Al Pd dico che il tempo è scaduto. Non aspettiamo più Godot, non rimandiamo le scelte a domani, e poi a dopodomani: facciamoci promotori di una grande coalizione che veda protagonisti il tradizionale centrosinistra con il Terzo Polo, scriviamo insieme un programma di cambiamento condiviso e scegliamo il candidato alla presidenza della Regione con le primarie. I siciliani tra sei mesi ci premieranno o ci penalizzeranno per quello che proponiamo”.
Una santa alleanza?
“Una via d’uscita. Al centrosinistra dico che se si vuole cambiare la Sicilia dobbiamo rinunciare alla cannibalizzazione reciproca. Sforzatevi di abbattere i muri, andate oltre gli steccati e le bandierine e organizzate con noi un fronte largo e riformista che faccia vincere non le nostre bandiere, ma le nostre idee. Al terzo polo, infine, dico che se vuole essere protagonista del cambiamento non ha alternative: deve stare con chi interpreta veramente il cambiamento e cioè con noi”.
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15 Aprile 2011, 16:04