Fava tra soddisfazione e delusione | “Saremo all’Ars a controllare”

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06 Novembre 2017, 20:35

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PALERMO – “I dati ci dicono che dovremmo aver superato lo sbarramento e questa cosa è molto importante. Dopo 11 anni la sinistra torna all’Ars. Ci torna per restarci, per fare un lavoro politico di pulizia. Una proposta politica che vuole guardare al resto del paese, con le storie e i linguaggi della sinistra, un progetto condiviso e uno sguardo rivolto al futuro”. Claudio Fava si dice soddisfatto, anche se si aspettava di più e i risultati sono ancora incerti. L’obiettivo minimo di superare la soglia di sbarramento e ottenere un paio di scranni all’Assemblea regionale appare ormai consolidato, nonostante i dati fino all’ultimo non sono stabili. Nella corsa alla presidenza della Regione, invece, Fava ha ottenuto un modesto 6 per cento. Un dato che non si discosta da quello di cinque anni fa, quando la sinistra si presentò divisa e Giovanna Marano, che lo sostituì all’ultimo per un errore amministrativo che lo aveva reso incandidabile, raggiunse la stessa percentuale.

Attorno alla candidatura di Claudio Fava si sono aggregati il Movimento dei democratici e progressisti (Mdp), Sinistra italiana, Verdi e Rifondazione comunista. Ma nonostante l’ottimismo della vigilia, che aveva fatto sperare di poter perfino superare nelle preferenze Fabrizio Micari e il centrosinistra, tutto questo non è bastato. “Non è il risultato che ci saremmo aspettati – ammette Fava – ma abbiamo registrato un cambio di rotta improvviso, con la polarizzazione del voto e la corsa al voto utile. Però siamo convinti che anche questo faccia parte di una competizione politica. Avremmo preferito maggior rispetto per gli elettori, non abbiamo gradito il metodo esasperato con cui il Pd ha proposto un solo punto: non votare Fava”. 

“È la prima volta da quando esiste lo sbarramento – aggiunge Fava – che una lista di sinistra lo supera. Abbiamo restituito dignità a una parola che molti avrebbero voluto marginalizzare. Questo ci riempie di responsabilità”. E promette: “Io resto qui, a fare la mia parte”. Rivendica quindi un ruolo attivo nell’opposizione parlamentare, confrontandosi con tutti sui contenuti: “Non me ne vogliano gli amici del Movimento 5 stelle. Da osservatore esterno – aggiunge – dico che la loro opposizione non ha lasciato tracce straordinarie. Il nostro compito sarà rivitalizzare il ruolo dell’opposizione e prenderci qualche responsabilità in più. Noi pensiamo che la funzione di opposizione sia anche una funzione di governo. Vogliamo che si torni a fare politica non solo sommando i voti, ma recuperando alcune battaglie politiche”. 

Spazio anche per rispondere alla polemica a distanza con il Partito democratico e il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che oggi aveva accusato Fava di aver spaccato la coalizione di centrosinistra, condannandola alla sconfitta. “Abbiamo fatto una campagna senza mai dire ‘non votate Micari’ o dicendo ‘Orlando ha sbagliato’. Abbiamo chiesto un voto utile e quindi libero. Abbiamo fatto una campagna elettorale a mani nude, senza eserciti alle spalle. Orlando dal 1994 non riesce a governare le proprie sconfitte, cerca sempre qualcuno cui riversare le sue responsabilità. Ma da lui 25 anni fa ho imparato dove bisogna stare e non dove conviene stare”. E poi Fava passa al contrattacco: “C’è una filiera di errori e omissioni che noi evidenziamo adesso a campagna finita. La lista di Orlando prende in città poco meno dei nostri voti, il suo candidato, Micari, ha preso nove punti in meno rispetto alla lista. Io fossi in loro mi interrogherei su cosa non ha funzionato”. 

L’ultima battuta Fava la riserva alla vittoria della coalizione di centrodestra e del neo governatore Nello Musumeci, “persona per bene”, cui rimprovera di non aver saputo “pretendere che il controllo delle liste dipendesse da lui e non dai partiti”. Un chiaro riferimento ai cosiddetti “impresentabili”: “Ho visto rianimarsi attorno a lui antichi appetiti. Qua non si tratta più di fare opposizione ai funambolismi di Crocetta e ai suoi cambi di assessori, adesso occorre stare attenti ai governi paralleli che possono tornare a essere presenti nella spesa pubblica, nelle stanze in cui si decide il destino dei siciliani. Noi saremo lì a controllare”.

 

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06 Novembre 2017, 20:35

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