02 Novembre 2019, 05:59
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PALERMO – Federica non è una vittima, ma l’epicentro di un sole tranquillo che splende sopra le nuvole. Federica non è un lamento, ma una musica che ha dolcezza e determinazione insieme, un po’ come il secondo movimento, l’andante con moto, della sonata ‘Appassionata’ di Beethoven. All’inizio la ascolti camminando con le sue note e subito dopo capisci che stai volando davvero.
Federica Liberto, ventinove anni, è una bravissima pianista, un’artista di cui si parlerà per grazia e talento. Si è laureata al Conservatorio di Palermo, pochi giorni fa, nonostante un incidente che l’ha costretta in carrozzina. Lei ci ha messo la forza e l’amore. La sua famiglia, i suoi amici, gli insegnanti ci hanno messo la vicinanza e l’amore. Suo marito, Antonino Anello, ci ha messo l’amore e un marchingegno che le permette di spingere sui pedali muovendo il collo e il mento.
Il suo maestro – quando era una voce bianca – Antonio Sottile, pianista eccelso e uomo sensibile, ha scritto su Facebook: “Cara Federica, due righe per te. Per la lezione magistrale che hai voluto porgerci, con il tocco e il suono del tuo impegno, del tuo esempio. Per il tuo fraseggio, il tuo ricamo, unico, leggero, al pianoforte, come fosse dentro alla brezza di un alba. Per il tuo trasfigurare in luce le cose. Le stesse che avremmo sentito, in noi, grevi come macigni. Per averci mostrato quanto, il tuo andare, sia stato e sarà più lesto dei nostri passi; per dirci, in poche parole, quanto sappia sovrastare, la tua voce, il vacuo altisonare che a lungo accompagna i nostri giorni. Ci ha preso tanto, la tua laurea. Dentro a un dono d’autunno, d’un calore pieno, essenziale. Un raggio di calma bellezza, giunto fin qui, a muoverci il cuore”.
E adesso è giusto che si racconti lei con il suo fraseggio solista: “L’incidente è dell’undici maggio 2010 – dice Federica -. Non ho paura di parlarne. Avevo iniziato da poco il triennio al Conservatorio. La passione per il pianoforte è nata quando ero bambina, anche se non avevo uno strumento a casa. Un giorno ho detto: ‘Fatemi provare’. Ho studiato con Elisabetta Colombo, una vera amica, e, al Conservatorio, con il mio maestro, Cesare Mascellino. Un evento come quello che ho vissuto cambia tutto. Non solo la paraplegia, le fratture, una lunga riabilitazione. Ma io mi sono imposta subito su me stessa, anche se i primi giorni, devo riconoscerlo, sono stati difficili. Mi sono detta: non posso fermarmi, vado avanti. La musica è stata la migliore medicina e mi ha spronato a non arrendermi”.
L’amore è la chiave armonica che ha aperto le porte: “Io amo la vita e ho fatto tantissime cose. Ho due figli, viaggio, mi impegno, sono autonoma. Mio marito Antonino ha creato un meccanismo per cui posso incidere sui pedali con il collo e con il mento. Non è stato semplice, abituarsi, ma ci sono riuscita. Ho studiato, mi sono laureata. Vorrei vivere con la musica, da concertista. Sono appassionata di Chopin e di Beethoven”.
Ecco la sonata di Federica, dolcissima e coraggiosa ragazza, ecco il finale: “Non sono una vittima. Ho accettato di parlare un po’ di me perché vorrei fare capire alle persone che l’esistenza continua comunque e ti offre tanto, se hai cuore e testa. Quando succede una cosa del genere, impari a guardare tutto da un’altra prospettiva e a dare rilievo alle cose davvero importanti e a vivere ogni giorno intensamente. A volte pensiamo di essere immortali, ma la vita, con la sua imprevedibilità, cambia il corso della storia e bisogna essere pronti a trarne sempre il meglio e a non sprecare mai neanche un prezioso secondo. Ringrazio mio marito, la mia famiglia, gli amici e gli insegnanti. Mi hanno aiutato moltissimo”.
Un cuore a forma di pianoforte è così. Ha bisogno delle mani di tutti per cantare, per continuare il cammino. E poi ti accorgi che stai già volando.
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02 Novembre 2019, 05:59