Ferdico, sentenza ribaltata| Condannato per mafia

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28 Giugno 2019, 16:34

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PALERMO – Sentenza ribaltata. Giuseppe Ferdico è stato condannato a 9 anni e 4 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa. In primo grado era stato assolto.

Di fronte alla decisione della Corte di appello, presieduta da Fabio Marino, uno dei legali dell’imputato, l’avvocato Luigi Miceli annuncia ricorso in Cassazione e si dice “sorpreso della sentenza alla luce di quanto è emerso nei due gradi di giudizio”.

“Il fatto non sussiste”, scrisse il giudice per l’udienza preliminare Riccardo Ricciardi nel 2014. Per il re dei detersivi il pubblico ministero in primo grado aveva chiesto otto anni di carcere, dopo che per tre volte la stessa Procura aveva chiesto l’archiviazione, sostenendo non ci fossero gli elementi per mandarlo a giudizio.

La sua vertiginosa scalata imprenditoriale aveva destato sospetti. L’intero impianto contabile dal 2000 al 2010 era stato descritto come “fortemente viziato da irregolarità, anomalie, falsità che fanno molto ragionevolmente credere nell’esistenza di una contabilità parallela”. Da qui l’assoluzione che non ha evitato a Ferdico la confisca del patrimonio dell’imprenditore.

Dopo le prime richieste di archiviazione erano arrivate le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, i quali misero a verbale che i fratelli Stefano e Angelo Fontana avevano utilizzato le attività di Ferdico per ripulire 400 milioni di lire. Il nome dell’imprenditore compariva pure in alcuni pizzini sequestrati a Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo. Si faceva riferimento ad assunzioni e pagamenti. Ferdico si è sempre definito una vittima, costretto a pagare il pizzo, anche sotto forma di assunzioni, per evitare guai.

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Gli inquirenti si concentrarono sui rapporti fra Ferdico e Angelo Galatolo. Nel corso di una perquisizione in casa del mafioso dell’Acquasanta, nel 2010, furono trovati dei documenti. Appunti in cui veniva descritto il giro d’affari di Ferdico nel 2009 e una quindicina di fatture per 200 milioni che l’imprenditore aveva pagato nel 2003 e 2004 alla Shoppers & Paper. Si trattava della ditta di Galatolo che vendeva sacchetti di plastica e carta da imballaggio.

Nel novembre del 2011 Francesco Onorato, un tempo affiliato alla famiglia mafiosa di Partanna Mondello, ricostruì i rapporti di Benedetto Marciante, mafioso di Resuttana, con i clan Galatolo e Madonia. Raccontò che le maggiori fortune Marciante le aveva fatte attraverso la trasformazione industriale delle liscivia da cui ricavava il detersivo che poi metteva in commercio utilizzando falsi noti marchi. In questa attività erano investiti i soldi dei Madonia e dei Galatolo. Per la commercializzazione Marciante si sarebbe avvalso di diversi imprenditori, “tra i quali ricordo un certo Ferdico”. Onorato aggiunse di avere saputo che dietro le attività del padre di Ferdico c’erano i soldi dei mafiosi di Santa Maria del Gesù.

L’ultimo collaboratore ad essere interrogato era stato Marco Favaloro, un tempo uomo di fiducia dei Galatolo e dei Madonia. Su di lui i pentiti Angelo Fontana e Francesco Onorato non avevano avuto dubbi: “Ha rapporti stretti con Ferdico”. 

Dopo l’assoluzione il pubblico ministero Annamaria Picozzi ha presentato ricorso in appello dove l’accusa è stata sostenuta dal sostituto procuratore generale Umberto De Giglio. Ed è arrivata la condanna durissima.

Nel 2017 Ferdico è finito coinvolto in un’altra inchiesta giudiziaria per intestazione fittizia di beni. Avrebbe di fatto continuato a gestire un supermercato e un centro commerciale di Carini nonostante gli fossero stati confiscati. 

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28 Giugno 2019, 16:34

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