Ferragosto, ecco l’estate |dei cassaintegrati

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15 Agosto 2013, 06:00

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CATANIA – “Per noi è un problema riempire il frigo figuriamoci se riusciamo a organizzare una vacanza al mare con i nostri figli”. Così Sergio, lavoratore cassintegrato della Global Service, racconta i suoi progetti estivi. Un frigo vuoto, numerose bollette da pagare e debiti da saldare, così l’immaginario collettivo legato all’estate si trasforma e ci consegna un’immagine lontana da quelle presentate dalle riviste patinate ma ben ancorata a quello che è il Paese reale.

Eppure I settantaquattro lavoratori della Global hanno recentemente ricevuto le somme arretrate. “A luglio abbiamo ottenuto sei mensilità, da dicembre a maggio, ma siamo riusciti soltanto a saldare i debiti contratti lungo il corso dell’anno” – dice Sergio. Storie di ordinaria precarietà rese più amare dal fatto che il dipendente dell’Inps che dovrebbe occuparsi di sbloccare le somme di giugno è in ferie: “Tutto rinviato a fine agosto”. Così i caldi giorni estivi si susseguono lenti, tra l’attesa di un bonifico bancario e una vacanza impossibile da pianificare. “Tra le altre cose attendiamo ancora di percepire l’ultima tranche dello stipendio di novembre e la tredicicesima e la quattordicesima del 2012”. Nessuna vacanza all’orizzonte.

“Prima prendevamo l’aereo quattro volte al giorno e adesso non ci muoviamo più di casa” racconta un’altra lavoratrice catanese in cassa integrazione da oltre un anno. Dipendente della Windjet, assistente di volo dal 2008, sottolinea la grande differenza tra ieri e oggi. “E pensare che avevo un contratto a tempo indeterminato, all’epoca non c’era una crisi simile”. Sei anni dopo, tutto è cambiato: “Quando sono rimasta fuori ho provato a ricollocarmi nel mercato del lavoro, ma con scarso successo. Ho inviato curricula a chiunque, per le posizioni più disparate, dagli alberghi alle banche, ma non ho ricevuto nessuna risposta se non un : ‘grazie le faremo sapere”.

“L’estate? Io non credo che ci sia molto voglia di andare in vacanza siamo in cassa integrazione e non abbiamo voglia di sperperare i pochi soldi che percepiamo”. Chi al contrario riesce a partire, “pochi colleghi”, lo fa per un motivo specifico: sostenere un colloquio all’estero per sfuggire dalla difficile condizione economica che attanaglia il Paese in cui “tutto è fermo”.

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15 Agosto 2013, 06:00

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