Ferrandelli attacca Tantillo: | “Se un delinquente fa clamore”

di

25 Gennaio 2017, 12:56

3 min di lettura

PALERMO – Pochi giorni fa i carabinieri bussarono alla porta di casa sua per notificargli la convocazione per l’interrogatorio. Fabrizio Ferrandelli, così racconta, lesse al contestazione di voto di scambio e iniziò a riflettere su quale equivoco si potesse fondare. Poi, si rese conto che il voto di scambio era “politico mafioso” e tirò un sospiro di sollievo: “Mi sono rasserenato, non potevo avere fatto quelle cose”.

La conferenza stampa del candidato a sindaco si apre con una parentesi. Quella in cui Ferrandelli inserisce i flash della sua storia personale. Dalle dimissioni da deputato regionale come “scatto d’orgoglio dopo avere ascoltato le parole di Manfredi Borsellino” durante la commemorazione della strage di via D’Amelio” alla “campagna di consumo critico” condivisa con Pina Maisano, la vedova di Libero Grassi, assassinato per il suo no al racket, fino al volontariato nei quartieri difficili come “il doposcuola al Borgo Vecchio”.

Ed è proprio un figlio del Borgo Vecchio, il mafioso pentito Giuseppe Tantillo, a costringerlo a difendersi davanti ai magistrati di Palermo. Ferrandelli è certo che quelle del collaboratore di giustizia siano solo bugie, ma “non so perché abbia fatto quelle dichiarazioni, non sono un suo sodale. Mai visto.”. E così non esclude che le accuse possano essere una risposta “al mio impegno antimafia nel quartiere”.

Dopo avere riposto alle domande dei pm, “rinunciando alla possibilità di avvalermi della facoltà di non rispondere che qualsiasi avvocato suggerirebbe a un cliente”, Ferrandelli decide di incontrare i giornalisti perché “un delinquente che si è pentito fa più clamore del mio passato”. Soldi pagati a Tantillo per una manciata di voti?: “Guarda caso dice di avermi incontrato sempre da solo, io e lui, mai testimoni presenti. Ma io in campagna elettorale ero sempre accompagnato da qualcuno”. Snocciola i dati dei voti raccolti al Borgo per dire che “non ho certo brillato”. Né alle comunali “dove la mia lista ha preso mille voti e io 700, il trenta per cento in meno”. Figuriamoci alle successive regionali. Anticipa l’argomento con una battuta: “Avevo visto come avevano lavorato (sorride, riferendosi alla sconfitta e ai pochi voti raccolti)… ” e avrebbe messo di nuovo mano al portafogli per comprare un pacchetto di preferenze: “Dieci, undici, tredici voti a sezione, in linea con gli altri candidati Giuseppe Lupo e Antonello Cracolici”. Una manciata di voti rispetto alle migliaia di preferenze che gli servivano per entrambe le tornate elettorali.

Ferrandelli si presenta con le fatture con cui dimostra che fu il partito a pagare il concerto di Gianni Vezzosi al Borgo che chiuse la sua campagna elettorale. E sempre due fatture certificano i pagamenti per il volantinaggio elettorale. Per lui Tantillo, era solo il “fruttivendolo del Borgo”, proprio come “per tutti gli altri giovani della mia generazione”. E l’aiuto per sbloccare un appalto di cui parla un altro pentito, Vincenzo Gennaro, di Altavilla Milicia, tirando in ballo Nino Parisi, l’ex sindaco del comune in provincia di Palermo? “Non mi è stato contestato dai magistrati che mi hanno chiesto solo un chiarimento sulla data. Io il sindaco l’ho incontrato in un’occasione ufficiale, un convegno, in una data diversa da quella che ricorda il collaboratore. Conservo pure una fotografia”. Al di là delle date, ricorda se sia intervenuto per sbloccare un appalto? “Non ricordo di averlo fatto, ma non ci sarebbe stato nulla di male”. Nelle sue parole non c’è acredine nei confronti della magistratura in cui dive di avere “piena fiducia”. Non ha mai creduto che si trattasse di “giustizia a orologeria”.

Nella memoria che stanno preparando i suoi avvocati inserirà la documentazione di cui parla in conferenza. Dovranno ora essere i pm a trovare i riscontri alle parole del pentito per dire che è il collaboratore, e non Ferrandelli, a dire la verità. A fare emergere cioè quel contesto sotterraneo in cui sarebbe maturato l’accordo illecito. Nessuno, infatti, può immaginare che se voto di scambio ci sia davvero stato qualcuno abbia deciso di mascherarlo con una fattura. Ferrandelli non ha alcuna intenzione di “dettare i tempi della magistratura”. La sua campagna elettorale, il suo impegno politico vanno avanti. Fino a quando? Cosa potrebbe convincerlo a farsi da parte? “Solo se sarò condannato”, un’eventualità che Fabrizio Ferrandelli neppure prende in considerazione. Nella sua storia non ci sono macchie.

 

Pubblicato il

25 Gennaio 2017, 12:56

Condividi sui social