10 Ottobre 2014, 20:33
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PALERMO – “Ferrandelli? Non è mai stato un vero renziano. Alla Regione siamo pronti ad azzerare tutto”. Il sindaco di Siracusa Giancarlo Garozzo si definisce un “renziano della prima ora”, di quelli che hanno sposato la causa dell’attuale premier persino quando erano pochi quelli pronti a seguire l’ex sindaco di Firenze. Un premier che, secondo il primo cittadino aretuseo, finora ha voluto evitare di entrare a gamba tesa sulla “questione Sicilia”. Ma la pazienza potrebbe finire presto: “Il commissariamento non è solo un’ipotesi”.
Il deputato regionale Ferrandelli, nell’intervista di ieri a Livesicilia non va molto per il sottile: i renziani in Sicilia hanno fallito. Un’accusa che riguarda anche lei, quindi…
“Riguarderebbe me se solo Ferrandelli fosse un vero renziano, un renziano-tipo. Ma non lo è. Vorrei ricordare che il parlamentare ha attraversato nella sua pur breve carriera politica diversi partiti e movimenti, ricollocandosi più volte: dai Verdi a Idv, passando per l’intesa con l’area di Cracolici e di Bersani…”.
Ve ne accorgete adesso?
“Il punto non è questo. Volevo solo spiegarle quale è il motivo per cui lui non comprende, ad esempio, la portata della costituzione di una Leopolda in Sicilia. Una iniziativa che ha la spinta degli organismi nazionali del partito. Ferrandelli è culturalmente lontano da questo modello”.
Secondo lui, però, il “carro” dei renziani in Sicilia ha imbarcato un po’ di tutto. Su quel carro sarebbero saliti in tanti, anche esponenti di un vecchio modo di fare politica.
“E su quel carro è salito pure lui, se dobbiamo dirla tutta. Lo posso dire senza timore di smentita, perché io sì che sono stato un renziano della prima ora. Di quelli che avevano sposato di sogno di Renzi quando quest’ultimo non era, si fa per dire, nessuno. La storia di Ferrandelli è chiaramente un’altra”.
A dire il vero, in maniera più o meno indiretta, il deputato la chiama in causa. Per sintetizzare il “fallimento”, finora, della rivoluzione di Crocetta ha detto: “Siamo passati da Battiato a Gerratana”, un assessore sponsorizzato anche da lei.
“Ritengo che quella sia stata una battuta di pessimo gusto. Piergiorgio Gerratana farà vedere quanto vale. Lui, tra l’altro, non è un tecnico, ma un assessore che ha un’esperienza politica prima nella sinistra giovanile, poi sul territorio dove è stato eletto consigliere comunale a Rosolini per due volte di fila. E poi, dopo la fuoriuscita della Sgarlata, serviva un assessore che rappresentasse il territorio, la provincia di Siracusa”.
Veramente un assessore siracusano in giunta ci sarebbe già: Ezechia Reale.
“Appunto. Le recenti vicende politiche sono note a tutti (Reale fu il candidato del centrodestra opposto a Garozzo per la corsa a sindaco di Siracusa, ndr). Quando parlo di necessità mi riferisco proprio a questo”.
Ferrandelli in realtà ha ammesso che in giunta non sono presenti tecnici. Ma ha parlato di “politici senza consenso”.
“Forse, secondo lui, per fare gli assessori si deve necessariamente essere dei deputati regionali. Credo sia anche un po’ la sua speranza…”.
Già, il famoso rimpasto. Ma si può sapere cosa pensano davvero i renziani sul futuro di questa giunta? Ferrandelli dice che la vostra componente ha finito per dividere, più che unire, il partito.
“Noi siamo sempre della stessa opinione: abbiamo detto a più riprese ai cuperliani che siamo per l’azzeramento della giunta. Un invito che rinnovo anche oggi, ma credo per l’ultima volta. Non penso che ci siano, dopo oggi, altri margini di manovra”.
Che significa?
“Significa che spero ci sia modo di incontrarsi. Ma negli organismi di partito. Noi siamo pronti all’azzeramento, ma questa scelta defe necessariamente passare attraverso una direzione regionale. Ma credo che i problemi siano più tra i cuperliani che nella nostra area”.
Di che problemi parla?
“Penso che qualcuno, ovviamente non tutti, tra i cuperliani siano ormai giunti a un livello di rigidità tale da non consentire alcun dialogo. In alcuni casi i rapporti con Crocetta si sono deteriorati in maniera quasi irreversibile”.
Che responsabilità ha, secondo lei, lo stesso Crocetta in questo stallo, in questa situazione di incomunicabilità?
“Non credo che il problema sia lui. Semmai, il vero nodo è la mancanza dei numeri all’Ars che non consente di portare a termine anche alcune riforme esitate dalla giunta. Ma se alcuni cuperliano decidono di non dialogare affatto…”.
A chi si riferisce in particolare?
“Penso ad esempio a Fausto Raciti. Lui dovrebbe fungere da ponte tra le aree del partito e invece finisce per essere il più radicale di tutti”.
Storie che vanno avanti da un po’, ormai. Come si esce dall’impasse?
“O il governo ha i numeri all’Ars o bisognerà prendere coscienza della gravità della situazione”.
Che significa “prendere coscienza”?
“Finora sia Davide Faraone che Delrio, Guerini e lo stesso Renzi hanno preferito restare fuori dalle vicende siciliane, per evitare fastidiose invasioni. Ma non credo che potranno far finta di niente ancora per molto”.
Non la seguo. Cosa potrebbe accadere nel caso in cui il governo nazionale decidesse di intervenire?
“Se ne parla da un po’, in realtà. Tra questioni economiche e numeri insufficienti all’Ars, non credo che il commissariamento sia un’ipotesi così lontana. Anche di fronte a questa sorta di anarchia nel partito siciliano”.
Come si mette fine a questa anarchia?
“Credo che innanzitutto Raciti dovrebbe convocare una direzione regionale. Lì potremo finalmente decidere di azzerare tutto, in giunta come all’Ars”.
Mi scusi ma non è un po’ paradossale chiedere l’azzeramento negli stessi giorni in cui si propone un nuovo assessore come nel caso di Gerratana?
“Non credo che ci sia alcuna contraddizione. Io slegherei le due cose. Attendiamo solo un cenno dai cuperliani. Se loro sono pronti a sedersi a un tavolo e a confrontarsi con noi, potremo aprire una pagina nuova”.
Non potreste iniziare voi chiedendo agli assessori renziani di fare un passo indietro, di dimettersi insomma?
“Le ripeto: penso che queste decisioni debbano passare attraverso la convocazione di un organo di partito. E va fatto subito o potrebbe essere già molto tardi”.
Voi renziani avete il gusto per gli ultimatum. Che fine hanno fatto quelli di Faraone? Non crede che quei decaloghi siano stati, alla luce dei fatti, degli autogol?
“Non credo proprio. Si può ragionare sul modo scelto per lanciare questi argomenti. Ma quello rappresenta il tentativo di rimettere al centro della discussione i temi veri, concreti. Ma finora non è stato possibile affrontarli. E credo che adesso il tempo a disposizione sia davvero agli sgoccioli”.
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