“Fiat ceda Termini Imerese | e si venda a un altro”

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08 Gennaio 2010, 15:01

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Se la Fiat intende disimpegnarsi da Termini Imerese, venda gli assett  dello stabilimento alla Regione siciliana per il prezzo simbolico di un  euro e questa promuova una gara internazionale per cedere impianti,  terreni e autorizzazioni a un grande produttore automobilistico  straniero. E’ questa la proposta lanciata oggi a Palrmo dall’Italia dei  Valori per il futuro dello stabilimento siciliano. A illustrarla nel  dettaglio è stato Maurizio Zipponi, responsabile Lavoro del Partito,  insieme al leader Antonio Di Pietro, che oggi pomeriggio sarà a  Barcellona Pozzo di Gotto per ricordare Beppe Alfano. “Non è una  proposta campata in aria, ne’ una provocazione politica. Siamo a conoscenza del fatto che c’è quantomeno un grosso produttore  internazionale interessato – ha detto Di Pietro -. Non possiamo accettare che la Fiat continui a prendere finanziamenti buttando al cesso quello che non le serve più”.
La proposta dipietrista, ha annunciato Zipponi, sarà presentata lunedì  alla Presidenza del Consiglio e alla Regione siciliana (c’è già stato un  incontro preliminare con l’assessore Ventri al riguardo) e si muove  dalle dichiarazioni rese il 22 dicembre dall’ad del Lingotto Sergio  Marchionne che si era etto disponibile a trovare una soluzione per il mantenimento occupazionale. Il piano pensato dal’Idv è alternativo  all’ipotesi che invece Fiat rimanga, ipotesi ritenuta accettabile solo  se Fiat continuerà a produrre auto e riorganizzerà l’indotto. Viceversa,  il partito di Di Pietro pensa a una gara internazionale per scegliere un  gruppo che a Termini produca “auto a un basso impianto aziendale”, con  l’impegno della Regione “a infrastrutturare entro il 2011 l’area di  Termini” e a garantire la cassa integrazione agli operai nel periodo di  transizione. La Regione stornerebbe a Fiat “il valore pagato per  immobili, terreni e autorizzazioni” da un altro produttore.

La cessione a un euro sarebbe comunque conveniente per Fiat, hanno detto
oggi i dipietristi, che sostiene di perdere mille euro per ogni macchina
podotta a Termini. A 50 mila macchine all’anno fanno 50 milioni, ha
detto Zipponi, che ha ricordato esperienze analoghe già realizzate in
Nord Italia, citando tra gli altri il caso della Pininfarina. L’Idv ha
annunciato l’adesione allo sciopero generale proclamato dai
metalmeccanici, ha definito quella di Termini una “questione nazionale”
e in quanto tale “responsabilità del governo nazionale che deve provare
la sua capacità di attrarre investimenti”. Di certo, sostengono i
dipietristi, Fiat non si può opporre, come fece negli anni ’80 con Ford,
all’insediamento in Italia di un altro produttore.

Secondo Di Pietro dietro la vicenda Termini “c’è il rischio di una
grande speculazione edilizia dell’area, che invece deve essere dedicata
ancora alla produzione di auto”. Un rischio da scongiurare, come quello
dell’arrivo di un “imprenditore del ficodindia che prende i soldi e
scappa”, come ha detto Leoluca Orlando, secondo il quale “bisogna
evitare di ripetere con Termini la vicenda disastrosa dell’Alitalia, con
un pugno di amici chiamati da qualcuno”.

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un tradimento degli elettori che va sanato andando al voto”, dice l’ex
pm, che accusa il Pd di avere “venduto l’anima al diavolo”.

Quanto alle questioni nazionali, Tonino invita i democratici “a non
cadere nel trabocchetto” di Berlusconi sulle riforme e a fare chiarezza
sulle coalizioni con cui presentarsi alle imminenti regionali,
precisando che “l’Idv non correrà da sola da nessuna parte”.

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08 Gennaio 2010, 15:01

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