“Fiat, la politica non è impotente| E’ indifferente e non fa il bene comune”

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26 Novembre 2011, 13:19

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“Penso che la politica non sia impotente: è indifferente, perché ha perduto come obiettivo la promozione del bene comune e soprattutto l’attenzione alle persone”. È il duro commento del cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, all’indomani della chiusura dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. “Noi stiamo alle dinamiche economiche, alle dinamiche sociali – denuncia il Cardinale ai microfoni della Radio Vaticana – ma poi le singole persone non vengono considerate e la politica fallisce la sua vocazione”. Secondo il card. Romeo, “dobbiamo creare una sana distribuzione della ricchezza in modo che ognuno possa mettere a frutto i doni che Dio ha dato. Dobbiamo pensare che ognuno debba fare qualche cosa. Lo dobbiamo fare nei quartieri, nei condomini, nelle strade; lo devono fare i padri di famiglia, i politici, gli amministratori”.

“Dobbiamo far crescere il senso comunitario e ognuno di noi deve dare il suo contributo – aggiunge – nessuno si può escludere, si può sentire escluso, e guardare dalla finestra quando è in gioco l’avvenire della nostra società”. A proposito della chiusura di Termini Imerese, l’Arcivescovo di Palermo sottolinea che “certamente per noi è una grande tristezza ma anche una grandissima preoccupazione”. “Io, come vescovo – spiega – sono un po’ padre e pastore di questo popolo e pensare che duemila persone, oltre a tutti quelli che gravitano intorno all’indotto, non hanno più lavoro e adesso avranno una cassa integrazione assicurata fino al 31 dicembre, ma dal primo gennaio, potenzialmente, potrebbero rimanere senza neppure beneficiare degli ammortizzatori sociali: è una tragedia immensa”.

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“Pensare a tante persone a cui noi spegniamo la speranza del futuro – aggiunge il cardinale Romeo – orizzonti che si bloccano e questo non soltanto per le nuove generazioni che non troveranno lavoro ma per le famiglie che vengono messe in crisi, per gli operai che hanno preso impegni. Poi, ci lamentiamo del mondo dell’usura. Chi ha preso un impegno sapendo del proprio lavoro e domani non lo può onorare, pagare la casa comprata con i mutui: significa far crollare nel baratro le speranze di un popolo”. “Questo – osserva ancora l’Arcivescovo – si aggiunge a tanti altri settori che sono profondamente in crisi. In questo momento i cantieri di Palermo sono senza lavoro. Non possiamo lasciare reggere solo all’economia con i principi economici, senza principi etici e senza valori morali”.

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26 Novembre 2011, 13:19

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