08 Maggio 2015, 15:00
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PALERMO – La sirena annuncia l’arrivo dell’ambulanza, mentre alcuni manifestanti accompagnano Vincenzo Figuccia verso il presidio di emergenza. Al terzo giorno di sciopero della fame sotto il sole cocente, il deputato regionale ha avvertito un malore dato appunto dalla debolezza e dal digiuno. Niente di grave, comunque, per Figuccia a cui i sanitari hanno monitorato tutti i valori per circa mezz’ora, prima di lasciarlo andare. Un sit-in, quello in via Imperatore Federico, a Palermo, davanti i locali dell’assessorato al Lavoro, che va avanti ormai da tre giorni. Al fianco del deputato, una rappresentanza degli operatori della formazione professionale, ex Pip, forestali, “ma anche – precisa Figuccia – gente comune, piccoli artigiani, commercianti, che capiscono che non c’è prospettiva. La gente sa ormai che oltre all’astensionismo al momento del voto serve di più, per questo scende in piazza in maniera pacifica per dire che questa è la strada sbagliata, rispetto alla quale chiediamo che ci sia un’inversione di tendenza”.
Insomma, secondo Figuccia, dopo l’approvazione di “una Finanziaria senz’anima”, l’unica via per il governo regionale sarebbe quella delle dimissioni, “perché non siamo degli illusi – aggiunge -, abbiamo capito chiaramente che questi non sono in grado di fornire delle risposte”.
“Questa Finanziaria – attacca ancora il deputato – da una parte toglie ai deboli, dall’altra non offre delle prospettive per lo sviluppo. Il governo in questi tre anni si è impegnato soltanto a pronunciare spot e slogan per assecondare i diktat del governo nazionale che gli imponeva di fare tagli, indipendentemente da quale fosse la prospettiva offerta alla gente che, buttata prima per strada, non ha poi ricevuto alcuna opportunità di reinserimento”.
Secondo Figuccia, la via “non è certo quella dell’assistenzialismo. Al contrario – aggiunge – con questi lavoratori ci sarebbe tanto da fare, dalle riserve naturali fino al bosco produttivo, invece si continua col solito braccetto tra il governo regionale e quello nazionale, mentre c’è gente che anche da 24 mesi non percepisce cassaintegrazione in deroga. Nei nostri boschi si potrebbe fare tanto, per valorizzare un entroterra troppo spesso mortificato. L’operaio forestale nella vita non vorrebbe fare l’ammortizzatore sociale, ma il lavoratore produttivo, solo che diventerebbe troppo scomodo”.
“La verità – prosegue ancora il deputato – è che alla politica serve tenere questi lavoratori sotto ricatto, con una data stampata in fronte come lo yogurt in scadenza, pronti a tirarli fuori dal frigorifero quando si parla di elezioni”.
Intanto nel weekend la protesta si fermerà davanti l’assessorato, “ma da martedì – aggiunge Figuccia – il sit-in si sposterà a piazza del Parlamento, mentre io nei prossimi giorni incontrerò gli assessori Baccei e Caruso. Lì capiremo se davvero sono sordi a qualsiasi iniziativa o se c’è lo spiraglio per tranquillizzare questa gente”.
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08 Maggio 2015, 15:00