Finanziaria: Ars in stallo, si rischia l'ennesimo rinvio fra le proteste - Live Sicilia

Finanziaria: Ars in stallo, si rischia l’ennesimo rinvio fra le proteste

I maxi emendamenti, le norme stralciate e il "no" gridato dei deputati di fronte alla proposta di andare al voto sabato
PALAZZO DEI NORMANNI
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4 min di lettura

PALERMO – L’Ars si torna a riunire per il voto alla finanziaria ma avanza a passi lenti verso il voto alla manovra. Dopo una mattinata di attese, alle cinque di pomeriggio, ben sei ore in ritardo rispetto al previsto, l’Assemblea regionale siciliana ha aperto battenti.

La seduta però è durata pochi minuti. Poi l’aula è stata nuovamente sospesa in attesa di capire il da farsi. È stata convocata, così, la riunione dei capigruppo per decidere sui maxi emendamenti, tre in tutto, su cui l’aula è chiamata a pronunciarsi. Lo spaccato di pochi minuti di aula unito alla mattinata di passìo dei deputati basta però per dipingere lo scenario di quanto sta accadendo.

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Alcune delle frasi di Miccichè dette fra i denti, a microfono allontanato ma percepite dagli ascoltatori, anzitutto dicono della difficoltà che a volte è sembrata improvvisazione. “Allura unn’amu fattu nenti”, “Allora non abbiamo fatto niente” ha detto il presidente dell’Ars quando ha scoperto che nell’articolo sulle riserve per i comuni mancavano ancora 4 milioni di euro. “È stata una finanziaria difficile” ha detto in un altro passaggio il presidente dell’Ars di fronte a chi si lamentava dello stato dell’arte, segnalando una difficoltà più politica che tecnica.

A suonare più forte è stato poi il “no” gridato dai deputati in aula quando Miccichè ha offerto l’ipotesi di andare al voto domani per consentire a tutti i gruppi parlamentari di conoscere i testi definitivi dei tre maxi emendamenti.

Il terzo dato è infine la totale mancanza di un accordo dopo giorni di ricerca. Si arriva infatti all’ultimo giorno utile senza avere definito la quadra sulle norme e sulle coperture. Manca soprattutto l’unità nella coalizione di maggioranza, in quello che è l’ultimo atto della legislatura. E così, mentre lunedì sarebbe già tardi per poter pagare tutte le spese non necessarie (quindi per erogare le risorse a tutti gli enti collegati della Regione, ndr) a Palazzo dei Normanni sarà come ogni anno corsa al photofinish.

La situazione è, come detto, pressochè di stallo. I tre maxi emendamenti sono gli stessi annunciati ieri sera: uno del parlamento a cui hanno partecipato tutte le forze di maggioranze, uno è di Pd e M5s e uno di iniziativa governativa con dentro anche le istanza dei partiti più vicini al presidente della Regione Nello Musumeci. La novità alle ore 17 sono le decisioni della presidenza dell’Assemblea attorno ad alcuni commi, alle singole norme dei maxi emendamenti che saltano per vari motivi.

La batosta più grande la prende il maxi emendamento del governo che di 72 norme ne vede impugnate un terzo: 23. In molti casi il governo c’ha riprovato. Alcuni commi saltano perchè sono la riproposizione di norme stralciate dalla presidenza dell’Ars. Una fra tutte in questo caso è la norma per consentire un prestito ponte di 10 milioni al Cas. Sono degli esempi anche il comma 35 che proponeva di dare un contributo di mila euro ai trasportatori su gomma e il comma 45 in materia di codice identificativo regionale delle strutture ricettive e il comma 66 che cambiava una della legge urbanistica votata nell’agosto 2020. Ancora saltano norme votate e impallinate dall’Ars, norme ritenute incostituzionali, altre tacciate di incongruenza e infine il comma 58 perchè modifica la legge voto sulle Zone franche montane.

La principale norma che rimane in piedi fra quelle dell’esecutivo è quella che dà il via libera alle assunzioni in Sicilia Digitale, Ast, Sas, Seus e Mercati agro alimentari Sicilia.

Dalla proposta della maggioranza, firmata da Tommaso Calderone (Fi), Antonio Catalfamo (Lega), Totò Lentini (Mpa), Eleonora Lo Curto (Udc), Alessandro Aricò (Diventerà bellissima) ed Elvira Amata (Fdi) saltano alcune norme che risultano evidenti ragioni di incostituzionalità o criticità finanziarie. A essere preventivamente cassate sono circa 8 commi su 116. Salta una norma sull’obbligo di pubblicazione delle gare d’appalto almeno su due giornali, una norma interpretativa in materia di consigli comunali e una norma in materia di pensione degli agenti del corpo forestale e del personale di vigilanza degli enti parco.

Resta in piedi invece la norma sulle assunzioni del personale del Consiglio di Presidenza e dei gruppi dell’Ars e i tanti contributi per il territorio avanzati dai deputati: dal Comune di Misiliscemi, al carnevalel di Melilli passando per il Gal Terre Normanne, l’istituto Ardizzone Gieni, i comuni dei Nebrodi e il personale precario dell’autodromo di Pergusa.

Accanto a queste c’è la proposta alternativa di Pd e M5s che dopo un primo avvicinamento con alcune forze del centrodestra hanno presentato la loro proposta alternativa, dal valore di oltre 11 milioni di euro. Anche in questo caso non mancano i contributi a enti e comuni come ad esempio 500 mila euro al mercato di Vittoria, 100mila euro al Comune di Bagheria e 200 mila all’Istituto Gramsci. Alcune proposte sono blocca assunzioni e blocca nomine. Le norme senza copertura o inammissibili e quindi che sono state cassate sono 4 su 71.

Fra tutti i motivi, a bloccare la discussione, è il fatto che gli assalti alla diligenza valgono più del “tesoretto” di 21 milioni disponibile e così Miccichè ha minacciato: “O troviamo un accordo o dovrò fare un taglio lineare io”. Il segno che, fino a ora, ciascuno abbia limato la sua posizione è così evidente.


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