Sicilia, strategia in 2 tempi per la Finanziaria all'Ars

Finanziaria, strategia in due tempi: il maxi-emendamento rinviato all’Aula

Le norme care ai deputati finiranno nel maxi-gov a Sala d'Ercole

PALERMO – Un via libera veloce in commissione Bilancio, con il pacchetto di emendamenti parlamentari che transiterà direttamente in aula. La strategia in due tempi del centrodestra per l’approvazione della Finanziaria è maturata poco prima del week-end dell’Immacolata, durante le interlocuzioni tra l’assessore all’Economia, Alessandro Dagnino, e i rappresentanti dei partiti che sostengono il governo Schifani.

Ok agli emendamenti della maggioranza

L’accordo sulle misure proposte dai deputati di maggioranza è quasi raggiunto. Resta qualche incognita, come la norma sulla stabilizzazione dei precari dei Consorzi di bonifica. Alcune anime della maggioranza, che subiscono anche il pressing dei sindacati, vorrebbero inserire il processo di stabilizzazione nella Finanziaria ma il governo sembra orientato ad approvare prima la riforma del settore.

Per il resto, gran parte delle proposte consegnate a Dagnino è stata accolta dal governo. Nessuna ‘mancia’ di tipo local, al momento, nelle cartelle in mano al governo. “Non si tratta di prebende ma di proposte concrete e di valore che rispondono alle esigenze della Sicilia”, è stato il giudizio proveniente dall’Esecutivo nella giornata di giovedì, quando Dagnino si è recato a Palazzo d’Orleans per esaminare con il governatore, Renato Schifani, le proposte arrivate dal centrodestra.

Mance e mancette soltanto rinviate

I cosiddetti ‘contributi al territorio’, ovvero i singoli finanziamenti ad enti e associazioni, però, non scompariranno. Anche per questi interventi, sui quali al momento vige il massimo riserbo vista l’eco mediatica del caso Auteri, ci sarà comunque spazio in aula.

Finanziaria, maxi-emendamento in aula

La strategia è chiara, i numeri invece sono ‘ballerini’ perché è impossibile, di fatto, al momento, quantificare la portata delle proposte parlamentari. Gli interventi già consegnati a Dagnino, tra i quali anche quelli del Movimento 5 stelle e dei deputati deluchiani, saranno trasferiti nel maxi-emendamento che il governo presenterà al momento opportuno in Aula. Una decisione che ha alla base una doppia motivazione: la prima di carattere contabile, la seconda prettamente politica.

Il monitoraggio dell’assessorato all’Economia

Sotto il profilo finanziario sarà necessario concedere qualche giorno di tempo all’assessorato all’Economia, che è alle prese con una serie di monitoraggi sui flussi di cassa. L’obiettivo è verificare che le previsioni su un 2025 florido sotto il profilo delle entrate tributarie siano corrette.

Negli uffici di via Notarbartolo, guidati da Dagnino che nel frattempo si dice fiducioso sul via libera già oggi da parte della commissione Bilancio, si guarda anche al Fondo crediti commerciali. Dicembre, infatti, è periodo di fatture per le imprese che lavorano con la Regione e se i pagamenti fossero effettuati nei tempi corretti il fondo, che interviene nei casi di allungamento dei tempi di pagamento, per il 2025 potrebbe essere ridotto. In questo modo si libererebbero più risorse per la legge di stabilità consentendo al governo di tirare una linea e capire l’esatta entità del budget a disposizione.

La strategia del centrodestra

C’è poi una motivazione prettamente politica. Inserire le proposte già in commissione avrebbe fatto lievitare in maniera incontrollata il testo base. Ogni singola misura, in quel caso, si sarebbe trasformata in un articolo della legge e i tempi si sarebbero allungati. Un rischio che in casa centrodestra nessuno era disposto a correre.

Incognita Pd

Tutti questi elementi lasciano intendere, quindi, che i venti articoli della manovra possano ricevere il via libera già lunedì. Unica incognita per il governo è la posizione del Partito democratico. La segreteria nazionale ha chiesto al gruppo guidato da Michele Catanzaro di mantenere un atteggiamento di distacco rispetto ad ogni tavolo sul quale, prima o poi, potrebbero finire mance e mancette territoriali.


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