La mala educacion (in vacanza) - Live Sicilia

La mala educacion (in vacanza)

da i love sicilia in edicola
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Appunti per una possibile raccolta dei nuovi stereotipi sui meridionali. Una sera d’estate, in un ristorante siciliano preteso chic, c’è un tavolo col solito uomo politico circondato dagli immancabili galoppini e da uno stuolo di giovani signore che amano farsi notare. Una di queste, biondissima e ingioiellata, è più sguaiata delle altre, e rimanda via il cameriere con un piatto di ostriche gelide. “Magari tiepide, ma proprio congelate!”, urla agli astanti per vantare il suo palato fine. Senza sapere, come tutti, che le ostriche si servono su un letto di ghiaccio. La maleducazione e l’ignoranza, è noto, s’annidano soprattutto tra i ricchi – o, meglio, gli arricchiti.

La scena m’è tornata in mente settimane dopo in Normandia, dove di ostriche se ne intendono, ed esattamente a Deauville, patria riconosciuta della villeggiatura di vecchi ricchi e nuovi arricchiti. Era tutto uno sfarfalleggiare di magliette a righe orizzontali lungo la celeberrima passeggiata delle Planches, nonché di Ferrari ultimo modello casualmente esibite al parcheggio di Place Yves Saint-Laurent. Dietro l’angolo, a suggellare l’origine del mito, la mitica prima botteguccia di Coco Chanel. Tutti si conoscono e si salutano, compìti nel ritrovarsi come ogni anno nei Casinò di Lucien Barrière. Pur con qualche, inevitabile caduta di stile, come quella bonazza ossigenata che saltella su tacco dodici facendo le fusa a un grigio signore con bastone d’osso e fiore all’occhiello.

Tra i turisti, nel salone di un albergo molto elegante, spicca un gruppo di palermitani vocianti. “Io vada in camara ca davo fara mangiara Dani”, dice una giovane donna agli amici ipergriffati, con quell’insopprimibile fonema aperto che marchia irrimediabilmente le nostre beneamate concittadine per ogni dove nel mondo. “Sono arrivati anche qui”, commentiamo sommessamente sedendoci al tavolo del ristorante, mentre un impeccabile cameriere, avendo riconosciuto la nostra nazionalità, ci allunga il menu in caratteri cirillici.

Apriti cielo. Per chi ci hanno preso? Per dei russi goffi e pacchiani? Eccomi scambiato per un ineducato magnate del metano che, con giovane famiglia al seguito, va in cerca di un sospirato pedigree d’oltralpe, sperando che possa togliergli di dosso il secolare odore di aringhe del Baltico e di vodka bruciaintestini. Inutile ordinare in scolastica lingua d’oil succoso foie gras e tarte tatin salata. Il maître, poco persuaso, ci guarda con aria d’estrema sufficienza.


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