30 Marzo 2017, 11:18
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PALERMO – “Ho pagato tutto”. Ribatte così il presidente di Riscossione Sicilia, Antonio Fiumefreddo alle accuse rilanciate da un dossier interno che sostiene che lui sia ancora debitore con il fisco per 28 mila euro. Fiumefreddo che oggi a Catania ha indetto una conferenza stampa “sull’attività di spionaggio fiscale scoperta”, ha segnalato in procura cinquanta dipendenti della società che si sarebbero introdotti abusivamente nella sua cartella e in quelle di alcuni deputati, come riporta l’edizione locale di Repubblica. “Una verifica degli accessi al sistema informatico di Riscossione ha consentito di appurare che il mio codice fiscale – dice – è stato violato, solo nell’ ultimo anno, ben 177 volte si tratta di accessi abusivi, e cioè non collegati ad operazioni d’ ufficio. Si è cioè trattato di una vera e propria attività di spionaggio”. Secondo Fiumefreddo “gli accessi abusivi avrebbero riguardato non solo la sua persona, ma anche quella del governatore Rosario Crocetta, del presidente della commissione Antimafia Nello Musumeci e dei deputati del Movimento 5 stelle”. Nel dossier anonimo emerge che Fiumefreddo avrebbe dal 2001 un debito di circa 28mila euro. E che, una volta diventato presidente della società, dopo sei mesi dalla nomina avrebbe avanzato richiesta di rateizzazione di questo debito. Poi la rateizzazione sarebbe stata sospesa a febbraio perché non sarebbero state pagate alcune rate. Ma Fiumefreddo precisa di aver chiesto la rottamazione della cartella. “Per questo ho smesso di pagare, è un diritto”, attacca Fiumefreddo e parla di dossieraggio “contro la sua caccia agli evasori e agli affari e individua i mandanti in alcuni deputati dell’Ars”.
Il video di Fiumefreddo
L’amministratore di Riscossione Sicilia ha poi replicato alle accuse anche attraverso un video pubblicato sul suo profilo di Facebook. “Gli accessi illeciti – dice Fiumefreddo – sono avvenuti tra l’aprile del 2015 e il febbraio del 2017. Gli accessi sono stati ben 748: in pratica la mia posizione è stata controllata tre volte al giorno. Non so – aggiunge – se si può parlare di curiosità, ma chi ha agito, commettendo un reato, quasi certamente l’ha fatto per conto di terzi. Hanno fatto del dossieraggio, anche a costo di rischiare il proprio stipendio e il proprio posto di lavoro”. Fiumefreddo ha poi proseguito: “Come si può pensare di intimidire in questo modo? Verficando cioè quanti e quali immobili possiedo, qual è la mia posizione giorno dopo giorno… Come è noto – aggiunge – non sono un uomo ricco e vivo del mio lavoro. Perché, mi chiedo, devo subire questa aggressione alla vita privata solo per essermi intestato una battaglia di equità e giustizia sociale? Perché – prosegue Fiumefreddo – questi dipendenti non hanno lavorato per aggredire i grandi evasori e i patrimoni criminali, così come io avevo ordinato? Così si pensava di intimidirmi, e invece mi convincono ancora di più che siamo sulla strada giusta. Quando si porta avanti una battaglia di libertà, in questa terra, si può anche finire per pagare un prezzo così alto. Ma io – conclude Fiumefreddo – sono pronto ad andare avanti. Questa gente violenta, ma anche sprovveduta, avrà quello che merita”.
LA CONFERENZA STAMPA DI FIUMEFREDDO di Erika Intrisano
La nota di Lentini
“Il sedicente Robin Hood di Riscossione Sicilia è stato preso in castagna: dopo aver sparso fango addosso agli altri, una volta scoperto, invoca improbabili complotti contro di lui.” – così l’onorevole Totò Lentini commenta le notizie di stampa sulla posizione e l’operato dell’avvocato Fiumefreddo. “La verità, piaccia o meno a Fiumefreddo, è destinata a venire a galla e, inevitabilmente, i nodi vengono al pettine: dopo aver malamente tentato di ergersi ad inquisitore dell’altrui posizione tributaria, senza timore di poi scoprire di aver affermato strumentalmente il falso, oggi il ‘dominus’ di Riscossione Sicilia non può tentare di sfuggire dalle proprie responsabilità, ad iniziare dalle sue proprie pendenze fiscali per arrivare, ancor più, alle modalità in cui sta gestendo la società. Allucinante poi” – incalza Lentini – “che Fiumefreddo parli proprio di ‘dossieraggio’ e che metta sotto accusa gli stessi dipendenti, cui legittimamente forse compete la consultazione delle banche dati, dopo che lui stesso, che certo non ne ha titolo essendo il suo compito quello di amministrare la società e non di entrare nei singoli procedimenti, ha usato ed abusato di notizie, magari distorcendole, per aggredire e diffamare l’onorabilità di altre persone. Non è un caso” – insiste il componente della Commissione Antimafia all’ARS – “che in palese inadempienza agli obblighi di trasparenza previsti dalla legge, sul sito dell’azienda NON risultano pubblicati gli incarichi di rappresentanza legale conferiti per il contenzioso tributario, verosimilmente tantissimi, ma solo quei pochi relativi ad altro genere di controversie. In altri termini, nonostante i maldestri tentativi di offuscare e ribaltare la verità, è emerso come ‘il re è nudo’, come l’unico vero ‘complotto’ sia quello malamente imbastito da Fiumefreddo per cercare di puntellare la sua posizione! Insomma” – conclude Lentini – “la verità è adesso finalmente chiara a tutti. Ora Fiumefreddo vada via o sia chi l’ha nominato a trarne – ancorché in ritardo – le dovute conseguenze, prima che il clima di veleno finisca col travolgere definitivamente Riscossione Sicilia danneggiando i lavoratori, l’azionista Regione e la Sicilia tutta.”
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30 Marzo 2017, 11:18