10 Giugno 2015, 13:18
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PALERMO – Spiazzati dai numerosi sequestri di droga avvenuti in un anno e mezzo. Ad ogni provvedimento scattato da parte della polizia, c’era un nuovo carico da recuperare per limitare le perdite, cambiando eventualmente il fornitore. E così è stato necessario superare i confini palermitani, cambiare zona. La rete di presunti produttori e spacciatori di marijuana, hashish e cocaina smantellata dalla sezione Antidroga della squadra mobile di Palermo guidata da Stefano Sorrentino, aveva allargato i suoi orizzonti. E Catania e la Calabria erano diventate canali di approvvigionamento per hashish e cocaina.
Bisognava spostarsi però, assoldare chi era disposto a “coprire” i collegamenti e, soprattutto, fare attenzione ai controlli delle forze dell’ordine durante ogni viaggio dei corrieri. Le intercapedini delle auto, i cruscotti o il bagagliaio diventavano i preziosi nascondigli dei carichi di sostanza stupefacente che nel giro di pochi giorni sarebbe stata spacciata a Palermo. E ad utenti sempre più giovani. Le indagini dell’operazione “Andreas”, in cui sono state arrestate dieci persone, ha infatti permesso di accertare un dato preoccupante: i consumatori di droga in città hanno un’età media post-adolescenziale, e acquistano la droga a qualsiasi ora del giorno e della notte, soprattutto nelle zone della movida. Quella prediletta dall’organizzazione scoperta dagli investigatori, era Ballarò.
Una zona a cui sarebbe stato destinato un maxi carico di 45 chili di marijuana, trovata già essiccata e chiusa all’interno di cinque sacchi di plastica nel portabagagli di un’auto guidata da un uomo originario di Partinico, che stava tornando a Palermo dalla città etnea. La polizia aveva monitorato chilometro dopo chilometro il tragitto della Fiat Panda, seguita nel frattempo da una Bmw guidata da Giuseppe Lombardo, 34enne dello stesso paese, arrestato durante il blitz. Viaggiavano insieme, i poliziotti le hanno bloccate in viale Regione Siciliana, all’altezza di via Perpignano. Ma si sarebbe trattato soltanto dell’ennesimo approvvigionamento a Catania. Prima di quei 45 chili, l’asse tra le due città – decisa secondo gli inquirenti da Salvatore Coppola – avrebbe già permesso all’organizzazione di fare rifornimento di altri grossi carichi, rimpiazzando quanto perso dopo i sequestri.
In particolare, sono sei i viaggi che l’attività investiga ha documentato. Tra il 18 aprile e il 30 agosto del 2012, a fare da corriere per conto dell’organizzazione sarebbe stato soprattutto Lombardo, già gestore insieme a quattro compaesani delle due piantagioni scoperte a Monreale e Campofelice di Fitalia. Oltre a dedicarsi alla produzione della droga, si sarebbe recato più volte alla fonte per conto della banda di Partinico, che in questo modo avrebbe avuto a disposizione grosse quantità di droga da spacciare in città e in provincia. Lombardo è stato rintracciato grazie al sistema satellitare in diverse occasioni che hanno confermato il suo ruolo di corriere. Sarebbe partito di mattina presto, per trovarsi già verso le 9 in autostrada: direzione Palermo. In un altro caso sarebbe invece rientrato di pomeriggio insieme ad un pregiudicato marsalese che viaggiava a bordo di una seconda auto. Durante il tragitto avvisava i complici di eventuali posti di blocco avvistati. In un’occasione, uno dei corrieri si era liberato della sostanza stupefacente gettandola dal finestrino: “Perché meno male, ti devo dire, ho visto che mi stavano dietro e meno male che ho buttato tutte cose, mi è finita con i cazzi!”, diceva il marsalese ad un potenziale acquirente, raccontando di un’auto della polizia stradale che aveva tentato di fermarlo.
Ma non solo marijuana ed hashish. L’organizzazione con alcuni membri legati a Cosa nostra non lasciava nulla al caso e sapeva di poter fare affari anche con la cocaina. Se le prime due droghe vengono vendute al dettaglio a 5-10 euro a dose, per la cocaina non si scende sotto i cinquanta euro a dose, in base al principio attivo, e si arriva fino ai cento. In questo caso la droga arrivava dalla Calabria, dove le cosche della ‘ndrangheta avrebbero dettato legge sull’importazione di alcuni carichi. Anche la cocaina sarebbe stata successivamente spacciata a Ballarò.
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10 Giugno 2015, 13:18