22 Febbraio 2014, 06:00
6 min di lettura
PALERMO – La settimana prossima accoglierà a Catania Giorgio Napolitano. “Un Capo dello Stato non veniva in città da 14 anni. Allora fu Ciampi a venire, dieci giorni prima io ero diventato ministro dell’Interno. Da allora Catania era finita in un cono d’ombra. Ora, come si dice dalle nostre parti, si comincia a vedere un po’ di lustro”. Enzo Bianco, di ritorno da Roma dove ha definito gli ultimi dettagli della visita di Napolitano che sarà a Catania mercoledì prossimo, parla di rilancio del Sud Est della Sicilia, chiede all’Assemblea regionale un atteggiamento di responsabilità che eviti pasticci sulla riforma delle Province e commenta la condanna di Raffaele Lombardo, lui che al patto stretto dal suo Pd con l’allora governatore si oppose con forza, subendo critiche e attacchi, all’epoca, dai suoi compagni di partito. “Avevo ragione, ora qualcuno faccia mea culpa”, dice il primo cittadino di Catania.
Sindaco, quale sarà l’evento più importante nella visita di due giorni di Napolitano a Catania?
“La nascita del Distretto Sud Est della Sicilia. È un’area vasta, omogenea, dove c’è una parte importante che produce, dedotta la parte pubblica, l’80 per cento del prodotto interno lordo della Sicilia. Abbiamo deciso di fare squadra e vogliamo coinvolgere tutti i sindaci della zona, non solo quelli delle tre province di Catania, Siracusa e Ragusa. Già il sindaco di Taormina mi ha chiesto se è possibile aderire, anche se non si trova nelle tre province coinvolte. E ovviamente la risposta è sì. È un’area, quella interessata, di circa due milioni e mezzo di abitanti che vuole fare partite processi di sviluppo che partono dal basso. Diventeremo partner dell’Unione europea e lo faremo senza creare sovrastrutture, faremo tutto col nostro personale e senza nuovi cda”.
L’interlocuzione diretta con l’Unione europea sarebbe anche una prerogativa delle nuove città metropolitane. Che la maretta dell’Ars di questi giorni però ha messo a rischio. Lei è preoccupato per quello che accade a Palazzo dei Normanni?
“Quello che sta accadendo a Palermo all’Ars mi fa pensare da una parte a Kafka ma anche ad Andrea Camilleri e alla sua Concessione del telefono. La Sicilia ha l’occasione concreta di fare nascere le città metropolitane, anticipando il resto d’Italia, e per giochi di potere e con l’aggravante del voto segreto, che serve solo a chi vuole fare killeraggio, si manda tutto all’aria. Il 35 per cento della popolazione del Paese risiede nelle città metropolitane, dove c’è circa il 50 per cento del Pil dell’Italia. Noi abbiamo un’esigenza fondamentale, quella di avere una governance del territorio che corrisponde alla realtà. Catania è la settima area metropolitana d’Italia, Palermo è la quinta. Siamo più grandi di Bologna, Firenze, Venezia. Non avere una governance del territorio che ci consente di avere un piano del traffico, che non può non essere comunale, è concepibile? Non accedere ai fondi del Pon per migliorare la qualità della vita nelle città, non è una follia?”.
Intanto, questa follia rischia di realizzarsi…
“Sì, e io lancio un appello ai deputati di qualunque colore politico. Compresi i 5 stelle. Non è che per fare la guerra a Rosario Crocetta si può ammazzare la Sicilia. E lo stesso appello lo faccio al centrodestra e al centrosinistra. Al limite si lascino liberi i comuni di aderire. Vedrete che aderiranno. Il sindaco del Comune di Nicolosi sa bene che non avrà mai le risorse per fare una strada tra Catania e l’Etna, e che invece le città metropolitane possono offrire la possibilità di ottenere risorse per farlo”.
Resta ancora in ballo l’articolo 7…
“E’ lì che si gioca la partita vera. Speriamo lo si faccia con spirito costruttivo”.
L’idea del distretto del Sud Est si fonda sulla collaborazione tra gli enti locali. È questa la strada da percorrere anche per altre iniziative?
“Sì, e nei giorni scorsi ho fatto partire un altro progetto. La Sicilia è la regione d’Italia che ha il maggior numero di siti patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Sono sei, saranno sette tra due mesi perché anche Palermo avrà Monreale e Cefalù. È una grande opportunità mai sfruttata. Variamo il coordinamento dei Comuni siciliani il cui territorio ricade in un sito patrimonio dell’Unesco. Accederemo così ai fondi mai utilizzati. Potremo fare squadra e sistema, senza domandare elemosina a nessuno”.
Lei ritiene che un governo regionale così senza maggioranza possa andare avanti?
“Pesa il fatto che Crocetta non ebbe la maggioranza alle urne, questo ha spinto a navigare a vista. In un primo momento alcune azioni furono incoraggiate dal Movimento 5 Stelle che adesso si è ritirato in un atteggiamento di chiusura, un po’ come fanno a Roma. La loro logica è quella del tanto peggio tanto meglio”.
Ma al di là dei rapporti col Movimento 5 Stelle, Crocetta ha prima ancora un problema con la sua maggioranza e col suo partito.
“Mi auguro che il nuovo segretario del Pd e il presidente lavorino insieme. Spero che con Raciti ci sia un chiarimento di fondo, io lavorerò in questo senso. Serve un confronto prima che sui rimpasti, sulle cose da fare, si decidano quattro o cinque cose importanti da fare nel 2014. E si sciolga questo nodo del Megafono”.
Non mi pare si stia sciogliendo.
“Vediamo che succede in questo senso alle Europee”.
Ma alle Europee il Megafono voterà un candidato del Pd e lei sa bene che non potrebbe fare diversamente. Bisognerà piuttosto capire che succederà alle amministrative, non pensa? Vedere se succederà di nuovo che il Pd in un Comune sostiene un candidato sindaco e il Megafono un altro.
“Se fanno la scelta di stare nel Pd allora bisogna essere conseguenti. Bisogna superare quella situazione a cui lei fa riferimento, i cittadini non capiscono, e questo non fa bene a nessuno, né al centrosinistra né alla Sicilia. Cu avi cchiù sali conza a minestra, uso questo proverbio siciliano: è un appello a un atteggiamento di equilibrio e collaborazione”.
Che giudizio si è fatto da sindaco sull’attività della giunta regionale?
“Ho trovato ascolto e buona volontà dagli assessori e dal presidente, voglio valorizzare come sempre faccio gli aspetti positivi e non quelli negativi. Crocetta e la giuntaci hanno dato una mano su alcune cose. Ma la forza politica di questa giunta può essere rafforzata”.
Questa settimana c’è stata la sentenza di condanna in primo grado di Raffaele Lombardo. Lei fu l’esponente del Pd più critico quando il suo partito strinse il discusso patto con l’allora governatore, ricevendo anche attacchi dai suoi compagni di partito. Come commenta questa condanna?
“Naturalmente io non gioisco per la sentenza. Capisco e rispetto il dolore di Raffaele Lombardo e dei suoi familiari. Da un punto di vista della comprensione umana non posso e non voglio maramaldeggiare. Due cose però voglio dire. La prima è il dispiacere per la mia terra, la Sicilia: per la seconda volta consecutiva un presidente condannato, questo è un grande danno alla nostra credibilità. La seconda: io avevo ragione, l’avevo detto con chiarezza. E non davo un giudizio penale ma politico, era chiaro, risaputo in Sicilia e tanto più a Catania, che le frequentazioni, i rapporti non avevano nulla a che vedere con quelli dei democratici in Sicilia. Per ragion di mero opportunismo politico il Pd si è svenato per dare un sostegno che ha pagato a caro prezzo. Chi ha commesso questi errori spero che ragioni per capire che di tutto abbiamo bisogno in Sicilia tranne che di cinismo. Quello non paga”.
Però quella classe dirigente del Pd è ancora tutta lì sulla tolda di comando.
“E dovrebbe fare ma culpa, spero che lo faccia. L’etica cattolica suggerirebbe magari di confessare il peccato e fare qualche penitenza. Perché non si ripeta più”.
Pubblicato il
22 Febbraio 2014, 06:00