Fondazione Cav Condorelli |”Ecco perché puntare sulla qualità”

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20 Maggio 2017, 08:52

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BELPASSO – Il futuro risiede nella qualità. È su questa che i siciliani devono puntare. Qualità nella produzione, soprattutto, sfruttando strategicamente le risorse e le potenzialità rimaste inespresse del territorio, come quella del comparto dolciario. Parola di Condorelli, famiglia a cui fa storicamente capo l’industria dolciaria fondata nel 1983 dal cavaliere Francesco Condorelli a Belpasso, la cui fondazione ha organizzato ieri uno speciale evento al Centro fieristico EtnaFiere di Belpasso. “Il futuro è nella qualità: il comparto dolciario quale volano per lo sviluppo dell’economia” non a caso è stato il titolo del convegno moderato dal giornalista Carlo Lo Re a cui ha fatto seguito nel pomeriggio l’esposizione delle prove del 6° concorso dolciario per maestri pasticcieri e apprendisti, quest’anno interamente dedicato (come il convegno del mattino) alla cassata siciliana. A ricevere il primo premio per la ‘miglior cassata’ è stato Francesco La Bella, seguito da Alfio Privitera e dal terzo classificato Michele Marrone. 

“Davvero crediamo che soltanto attraverso la valorizzazione dei prodotti tipici dolciari siciliani si possa riuscire davvero a rappresentare di uno degli assist dell’economia regionale”, ha spiegato Giuseppe Condorelli, presidente della Fondazione Francesco Condorelli. I figlio del cavaliere scomparso nel 2003 è oggi alla guida dell’azienda del padre, intervistato da LiveSicilia ha aggiunto: “Stiamo proseguendo la strategia che avevamo già intrapreso parecchi decenni fa, la nostra azienda nasce nel lontano 1983 per mano di mia padre, il cavaliere Condorelli che l’ha fondata – e si basa sostanzialmente sulla qualità della produzione”. La Sicilia possiede tutte le carte per diventare leader nel Mediterraneo, e non solo, nella produzione dolciaria. “Non avremmo competitor in tal senso – precisa Condorelli – La Sicilia vanta un ventaglio di prodotti e di eccellenze dolciarie uniche, in Italia e nel mondo. Si tratta di eccellenze che fanno poi la differenza nell’ambito nazionale e internazionale”. 

Ma a frenare la crescita in Sicilia contribuisce l’incapacità di fare rete tra le aziende. “Purtroppo questo rimane una debolezza del nostro territorio. Non c’è mai stata -dice – nessuna parte attiva finalizzata a costituire una rete fra le imprese in modo di migliorare l’efficienza economica e anche produttiva”.

“Il sistema delle imprese dolciarie siciliane è un sistema polverizzato”, un concetto espresso durante il dibattito dal professore Rosario Faraci, professore ordinario di Economia e gestione delle imprese presso l’Università degli Studi di Catania (“Il sistema delle imprese siciliane nel settore dolciario”) e ripreso da Condorelli. “A predominare – ha evidenziato – sono le aziende piccole che non riescono però poi a sopravvivere alla crisi e a varcare i confini. Un tempo valeva il concetto di ‘piccolo e bello’ per un’impresa, ma oggi non è più così, il nanismo non è una caratteristica che paga nel mondo delle imprese”, sottolinea. In tal senso Condorelli lancia un auspicio: “Costruire una rete efficiente fra le imprese, facendo anche marketing e comunicazione credo possa servire davvero per trasformare ed esportare un modello di successo quale è quello dolciario”.

Attualmente Condorelli esporta prodotti in oltre 27 paesi. “A riguardo – spiega – abbiamo l’obbligo di migliorare l’internazionalizzazione dei nostri prodotti. Ci stiamo lavorando. I nostri prodotti, che siamo finora riusciti ad esportare, si caratterizzano per un taglio prettamente etnico e si collocano in una posizione medio alto. Dobbiamo, quindi, lavorare di più”. Il nord Europa, Germania Francia, Belgio, Stati Uniti e Canada sono i paesi in cui si registra una più alta domanda interna di prodotti dolciari Condorelli e dove l’azienda belpassese esporta maggiormente. Il torroncino rimane il prodotto più amato all’estero, ma a prendere piede è anche il latte di mandorla. “Si tratta di un prodotto tipicamente Mediterraneo – spiega ancora Condorelli – che oramai sta diventando più un alimento che una bevanda, perché oltre a possedere importanti qualità sul piano nutrizionale, allo stesso tempo è privo di lattosio e glutine”.

L’azienda Condorelli nell’ultimo anno, nonostante la crisi, è intanto riuscita a mantenere il fatturato, registrando un incremento del più 7 per cento. Una percentuale più che buona. “Devo dire che negli ultimi anni – afferma – nonostante la crisi la nostra azienda non solo ha consolidato i dati di vendita, ma li ha incrementati. Abbiamo visto che nei prodotti tipici dolciari se c’è la qualità, i consumatori la prediligono. Fra gli obiettivi della nostra fondazione c’è proprio quello di divulgare l’arte pasticcera artigianale siciliana”.

La Fondazione Condorelli è nata infatti con lo scopo di ricordare e “tramandare nel tempo l’opera del Cavaliere, il suo pensiero, i suoi valori e l’amore per i prodotti ma anche – ha spiegato Antonio Pogliese dello Studio Pogliese di Catania intervenendo al dibattito – per svolgere un’azione sussidiaria finalizzata a dimostrare che l’ascensore sociale può essere applicato anche nel sistema delle imprese. Un imprenditore come Condorelli, di origini modeste, proveniente da una regione marginale e da un paese ancor più marginale come Belpasso è riuscito a diventare un operatore nel settore dei dolci a livello nazionale e internazionale. Ecco perché è stato organizzato un concorso a premi rivolto ai giovani aspiranti pasticceri e professionisti”.

Un momento del concorso

Trasformare la Sicilia in un player del comparto dolciario nel Mediterraneo è un concetto su cui insiste anche Pogliese. “Dovrebbe diventare un’eccellenza, come potrebbe esserlo maggiormente anche il turismo. Ma nei fatti non accade, perché la Regione compete con gli altri paesi del Mediterraneo caratterizzati da altri asset: prezzi, organizzazione. Nel modello di sviluppo che dovremmo ridisegnare, una volta convinti che quello che abbiamo adottato finora nell’isola non funziona, il comparto dolciario deve diventare un asset”. Tutto ciò non però realizzabile senza la conoscenza. ““Per lo sviluppo dell’economia è una pre condizione. La nostra cultura spesso appare impreparata”, ha concluso Pogliese.

A comporre la giuria sono stati i maestri pasticceri: Saretto Pappalardo, Nuccio Daidone, Salvatore Cappello, Lillo Defraia, Paolo Caridi, Angelo Motta, Rosario Zappalà.

 

 

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20 Maggio 2017, 08:52

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