11 Giugno 2022, 16:29
2 min di lettura
ROMA – La Commissione Ue è pronta ad approvare l’accordo di partenariato con l’Italia per l’utilizzo dei fondi europei stanziati per il periodo 2021-2027. Lo ha appreso l’ANSA da fonti europee. Un meccanismo che dovrebbe mettere in moto investimenti per circa 75 miliardi di euro. Secondo i dati di Bruxelles restano però ancora da spendere entro la fine del 2023 circa 32 miliardi della programmazione 2014-2020, poco meno della metà dell’intero importo stanziato per lo scorso settennato.
Bisogna fare presto. A Bruxelles gli addetti ai lavori ricordano che, in base alle nuove regole, per non perdere la prima tranche dei nuovi fondi Ue bisognerà presentare i programmi operativi nazionali, regionali e settoriali (una cinquantina in tutto) entro la fine dell’anno.
E non è questa l’unica scadenza che incombe sull’Italia, già alle prese con il rispetto del cronoprogramma fissato per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il Pnrr, che vale più di 191 miliardi.
Entro la fine del 2023 le autorità nazionali e regionali dovranno, secondo le attuali disposizioni europee, spendere tutti i fondi strutturali stanziati per il periodo 2014-2020. All’appello mancano ancora – secondo i conti chiusi alla fine dello scorso anno e resi pubblici pochi giorni fa – circa 32 miliardi di euro, poco meno della metà dell’intera cifra messa a disposizione. Ma se per utilizzare la prima metà dei fondi ci sono voluti otto anni, questo tesoretto dovrà essere speso in poco più di 18 mesi.
Qualcuno a Bruxelles si è fatto i conti ed ha stimato che, per fare fronte a tutti gli impegni legati all’utilizzo della valanga di risorse a disposizione tra fondi 2014-2020, Pnrr, fondi 2021-2027 e React-Eu, la capacità di spesa della pubblica amministrazione dovrebbe essere moltiplicata per tre se non per quattro. Un problema che comunque non è solo italiano.
Tra i partner europei anche la Spagna – e non è la sola – è segnalata per le difficoltà che sta incontrando nella gestione delle risorse europee. E in considerazione della fame di fondi causata dalle crisi che si sono abbattute sull’Europa in questi ultimi anni è quindi possibile, ma non ancora certo, che venga trovato un modo per non far perdere soldi a nessuno. In ogni caso, per affrontare il problema della PA italiana, Bruxelles e Roma stanno negoziando un programma ‘ad hoc’ con il quale destinare all’assunzione di nuovo personale qualificato circa due miliardi di euro. Soldi che potrebbero anche essere destinati direttamente al pagamento di stipendi, ma in base a condizioni che devono ancora essere concordate.
Nell’ambito della programmazione a cui l’Italia deve ora mettere mano rientra anche l’utilizzo del Just transition fund, il fondo stanziato dall’Ue per fare fronte ai costi della transizione verde. La quota assegnata all’Italia – circa un miliardo di euro – sarà destinata al risanamento dell’ex Ilva di Taranto e agli interventi per la riqualificazione del Sulcis Iglesiente, in Sardegna.
Pubblicato il
11 Giugno 2022, 16:29