Fondi per il centro storico | Sala delle Lapidi, 30 milioni fermi

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17 Ottobre 2015, 06:30

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PALERMO – Oltre 30 milioni di euro, di cui la metà pubblici, che potrebbero cambiare il volto del centro storico di Palermo che, come dimostrano le cronache più recenti, come il crollo alla Vucciria, non gode proprio di ottima salute. Una delibera presentata dagli uffici comunali a Sala delle Lapidi lo scorso aprile per l’indizione di un nuovo bando, il settimo in ordine di tempo, che però ancora non vede la luce. E i costruttori che lanciano l’allarme.

Palazzo delle Aquile ha, nelle proprie casse, ben 12 milioni di euro: si tratta dei residui di sei bandi emanati tra gli anni Novanta e Duemila per recuperare il centro storico, di cui i primi tre finanziati dalla Regione con 80 miliardi di lire e i restanti con un mutuo della Cassa depositi e prestiti. Trascorsi gli anni, però, il Comune si è reso conto, dal 2011 a oggi, di avere ancora da parte qualcosa: fatta una certosina ricognizione, sono usciti fuori risparmi per 12 milioni di euro che finanzierebbero al 50% gli interventi. Quindi, in poche parole, 24 milioni in tutto per i quali serve però un nuovo bando che dovrà decidere come destinarli. Residui dovuti anche al fatto che alcuni interventi erano in conto interessi, cioè abbattevano gli interessi dal 13% all’1%: ma visto che gli interessi poi sono calati da soli, molti hanno rinunciato. A questi si aggiungono 8 milioni per edifici pubblici.

Ad aprile del 2015 gli uffici, dopo anni, hanno finalmente presentato una delibera a Sala delle Lapidi che comprende anche lo scorrimento della graduatoria per i bandi finanziati tramite mutuo: quattro milioni di euro da raddoppiare con i privati. Quindi, a conti fatti, 32 in tutto. Il problema è che il consiglio comunale, tra l’estate, il bilancio e il piano pubblicità, non ha ancora prelevato l’atto iscritto all’ordine del giorno, riuscendo finora solo a dare il via libera allo sconto sulla Tosap per chi investe.

Fabio Sanfratello

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“Chiediamo da tempo di sbloccare questi fondi che sarebbero fondamentali per il centro storico e per l’economia cittadina – dice il presidente dell’Ance Palermo Fabio Sanfratello – questa amministrazione, che inventò negli anni Novanta i bandi per il centro storico, dovrebbe intervenire, ma come succede spesso anche le buone idee si fermano. Queste somme darebbero ossigeno alle imprese e ai piccoli proprietari, ovviamente i lavori andrebbero eseguiti da ditte specializzate e controllate mediante il protocollo d’intesa firmato col Comune ma ancora non decollato”. Per l’Ance, inoltre, l’occasione sarebbe propizia per fare un po’ di ordine. “Dobbiamo togliere i fondi a chi non li ha utilizzati, dandoli invece a chi li vuole investire – continua Sanfratello – il centro storico sta rifiorendo con le pedonalizzazioni, i commercianti ora pregano il sindaco di estendere le chiusure al traffico, abbiamo il riconoscimento Unesco. E’ un peccato che poi molti edifici, anche in assi centrali, si presentino in cattive condizioni”.

Il bando proposto dagli uffici darebbe priorità agli edifici fortemente degradati, spesso oggetto di diffide e indagini da parte della magistratura e che rappresentano il 15% del totale che è composto da quasi 1.600 edifici. Un altro 20% è formato dagli edifici degradati e non pericolanti, ma comunque bisognosi di interventi. Il punto è che l’effetto annuncio di aprile ha ottenuto l’effetto contrario: molti che erano pronti ad aprire i cantieri, sapendo dei finanziamenti pubblici, si sono fermati, aggiungendo al danno la beffa.

Alberto Mangano

“Noi siamo d’accordo, anche se serve una visione più ampia – dice il presidente della commissione Urbanistica Alberto Mangano – abbiamo diversi provvedimenti in itinere su cui sarebbe bene che gli uffici accelerassero, tra cui i Prusst, le cooperative per l’edilizia sociale, gli errata corrige del piano che potrebbero determinare piccoli ma numerosi interventi. Proporremo dopo il bilancio una sessione, che potrebbe durare diverse settimane, con tutti gli atti che riguardano l’urbanistica e l’edilizia e che possono generare investimenti e occupazione, in coerenza con il Piano regolatore vigente. Dobbiamo allargare l’orizzonte quindi anche ad altri provvedimenti fermi negli uffici e organizzare una sessione speciale per approvarli tutti, dando una risposta agli imprenditori ma soprattutto ai lavoratori e ai disoccupati”.

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17 Ottobre 2015, 06:30

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